di ENRICA AQUILANI foto AGENZIA ROMANO SICILIANI
Nel carcere di Ourem recitò il rosario con i detenuti: “Se volete pregare, dovete togliere il basco”
Un bambino mite, diventato un contemplativo dopo le apparizioni, di cui non udì le parole. “Francisco non era vivace come Jacinta, ma pacifico e condiscendente” scriveva suor Lucia nei resoconti ai vescovi sulla personalità dei cugini. “Nei giochi Francisco cedeva senza resistere: “Credi di aver vinto tu? E va bene!”. Era quello “che perdeva sempre, ma non aveva mai paura, andava di notte in cerca di volpi e martore. Si animava contando le stelle, davanti all’alba e ai tramonti”. Francisco vide senza suoni anche i segreti: “Perché la Madonna stava con un Cuore in mano, spargendo sul mondo quella luce così grande che è Dio?” chiedeva. “Se lo chiamavo da lontano, alzava la mano e mostrava il rosario –ricordava Lucia- Francisco prediligeva la Santissima Trinità. Mi diceva: “Noi stavamo ardendo in quella luce che è Dio, ma non ci bruciavamo. Com’è Dio! Non si può descrivere. Ma che pena che Lui sia così triste. Se potessi consolarlo!”.
Fece coraggio alle bambine di fronte a famiglie e autorità inflessibili perché confessassero di aver inventato tutto. Ad agosto 1917 nel carcere di Ourem recitò il rosario con i detenuti: “Se volete pregare, dovete togliere il basco”. Lucia lo trovava in preghiera sulle colline o davanti al Santissimo nella chiesa di Fatima, il suo ‘Gesù nascosto’, per chi si raccomandava a lui di far tornare salvi dalla guerra i giovani del paese, cosa che accadde. Morì nell'epidemia europea di febbre spagnola il 4 aprile 1919. Fin all’ultimo offrì sacrifici e si confidò con le bambine: “La Madonna ha detto che andrò in Cielo. Ho paura di dimenticarmi di pregare per tutti quando vedrò il Signore”. Soffriva senza mostrarlo, e con poca voce si dissero ‘arrivederci in cielo’. La nostalgia uno dell’altro restò sempre: “è una spina acuta che punge il cuore nonostante gli anni” annotò Lucia.