Il giornalista e scrittore Candido Cannavò li chiamava «Pretacci», uomini che «portano il Vangelo sul marciapiede» come recita il titolo di uno dei suoi ultimi libri: fa parte di loro anche don Giorgio Borroni, direttore dal 2016 della Caritas diocesana di Novara. Originario di Solcio di Lesa (NO), 58 anni, prete dal 1989, è stato per 26 anni parroco in alcuni borghi del lago Maggiore prima di approdare nel 2014 in una delle 220 Caritas diocesane italiane. «La grazia che ho ricevuto in questi sette anni, quello che ho riscoperto grazie a questo incarico nella maturità del mio ministero sacerdotale – racconta – è stata la gioia di vedere le persone e le famiglie rimettersi in piedi: dare speranza come faceva Gesù con le persone che lo avvicinavano in situazioni di grave bisogno». Jeans e maglietta, al collo la piccola croce di legno dalla quale non si separa mai, don Giorgio racconta spesso di esser stato profondamente ispirato, fra gli altri, dall’esempio e dal magistero di don Tonino Bello, con il quale partecipò nel 1992 alla Marcia della pace a Sarajevo.
«Gesù attraversava a piedi i villaggi – ricorda – e incontrava i poveri, gli storpi, gli ammalati. Mi ha sempre colpito il monito di don Tonino:
“Se la fede ci fa essere credenti e la speranza ci fa essere credibili, è solo la carità che ci fa essere creduti”.
Penso che oggi più che mai sia necessaria una testimonianza del Vangelo accanto alle persone in difficoltà, alle famiglie, agli anziani soli: solo così possiamo toccare il cuore della gente e interpellare i non credenti, intercettare le loro domande sul senso della vita».
Per tre anni direttore del Centro missionario diocesano e responsabile dell’Ufficio per la pastorale sociale e del lavoro, don Giorgio conosce palmo a palmo la vasta diocesi di Novara, la maggiore in Piemonte per estensione e la seconda per popolazione dopo l’arcidiocesi di Torino con circa mezzo milione di abitanti fra Novara e Verbania Cusio Ossola e meno di 300 sacerdoti, dei quali un terzo in quiescenza, presenti in 346 parrocchie suddivise in 27 Unità pastorali.
Una zona con un benessere diffuso (Novara è balzata nel 2021 al 32esimo posto in Italia nella classifica della qualità della vita) ma dove nel solo 2020, con l’esplosione della pandemia, altre 350 famiglie oltre alle 900 già assistite dai 54 Centri di ascolto della diocesi hanno bussato alle porte della Caritas, per un totale di oltre 4200 persone aiutate.
«La forbice delle disuguaglianze si sta allargando – rimarca il sacerdote – e proprio per questo preti e laici che vogliano vivere una fede incarnata, una spiritualità nella concretezza della realtà non possono stancarsi di fare il possibile per vivere la sobrietà e per aiutare chi è in stato di fragilità ben oltre l’assistenzialismo, come ci chiede da anni Caritas Italiana e come ci chiede il Papa quando evoca una Chiesa povera per i poveri.
La parola d’ordine che in questi ultimi anni abbiamo declinato è generatività, autonomia: infatti l’aiuto può anche creare dipendenza, lasciando le persone nelle situazioni di partenza. Per questo è necessario recuperare le capacità delle persone e fare insieme un percorso di fuoriuscita, anche solo parziale, dal bisogno».
Anche così è nata l’idea alcuni anni fa di ristrutturare uno stabile della diocesi nel quartiere della Bicocca per farne un Condominio solidale, con appartamenti aperti a famiglie in emergenza abitativa e alle start-up di neo-laureati. Un luogo di condivisione di spazi e tempi intitolato alla memoria di don Artibano Di Coscio, indimenticato “prete degli ultimi” morto nel 2002, del quale campeggia il motto all’ingresso, al piano terra dove ha sede la Caritas:
«Non sia dato per carità ciò che è dovuto per giustizia».
Laureato in Scienze pedagogiche all’Università cattolica di Milano, don Giorgio ha insegnato per anni religione alle Scuole medie di Stresa ed è autore del testo di spiritualità Le 7 parole del cuore (Elledici-Velar, 2019). Per sensibilizzare i più giovani all’impegno della Caritas verso le vecchie e nuove povertà ha realizzato nei mesi scorsi un podcast sui progetti e sulle storie delle persone aiutate dalla Caritas diocesana e da due mesi ha intrapreso un ciclo di incontri nelle scuole secondarie superiori che ha già coinvolto oltre 500 studenti.
foto Giovanni Panozzo