di MARTA PETROSILLO foto AGENZIA ROMANO SICILIANI
Non è facile essere cristiani nella terra dove Gesù è vissuto. Ogni anno di più. Tra discriminazioni e l’inasprirsi degli schieramenti, spesso sono considerati ‘arabi’ dagli israeliani e ‘infedeli’ dai musulmani. Le difficoltà economiche li portano ad emigrare. Fonte principale di reddito e impiego per le comunità è il settore turistico, ma l’instabilità regionale ha prodotto nell’immediato un forte calo nel numero di pellegrini. Molti realizzano articoli religiosi in legno di ulivo, un’antica tradizione importata dai francescani nel XV secolo, che permette di vivere e al tempo stesso di esprimere la propria identità religiosa. Ma i negozi di articoli sacri sono ormai vuoti.
Nel 1947 i cristiani in Terra Santa erano il 20% della popolazione, oggi a stento raggiungono il 2%. A Betlemme erano più del 90%, oggi sono meno di 1/3 degli abitanti della città. A Gaza vi sono soltanto 1.300 cristiani, di cui 130 cattolici, a fronte di un milione e 800mila musulmani.
L’esodo priva la comunità del suo bene più prezioso, i giovani. Ecco perché è importante offrire loro una prospettiva occupazionale. L’8xmille da anni costruisce questa speranza, a partire dall’istruzione, rinsaldando la convivenza. Come farà il Centro giovanile ‘Papa Francesco’, in costruzione a Betlemme anche grazie alle firme degli italiani. E come già fanno la scuola professionale e quella salesiana. A Gaza, nella Holy Family School colpita dalle bombe, la Cei ha ricostruito un salone multidisciplinare dove si insegnano i valori cristiani e il dialogo interreligioso anche agli studenti musulmani.
Piccola nei numeri, la Chiesa cattolica in Terra Santa, anche grazie all’8x1000, è grande nel sostegno alla popolazione locale di qualunque credo, con numerose opere sociali: dalla mensa Caritas per i poveri a Betlemme fino al centro delle suore di Madre Teresa a Gaza per bambini con gravi disabilità (vincendo i pregiudizi che vi intravedono una punizione divina), dalla scuola per bambini audiolesi ‘Effatà-Paolo VI’ di Betlemme, dove operano le suore del Verbo Incarnato e il toscano don Mario Cornioli, fino alla scuola di Zarqa (Giordania), con 580 studenti tra alberghiero, falegnameria, liceo scientifico. Oggi il centro, diretto da don Alessio Cappelli, accoglie anche 150 famiglie siriane e 20 irachene profughe, ai cui figli assicura l’istruzione. l