SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA
della Conferenza Episcopale Italiana

«Siamo una vera famiglia che accoglie i più fragili»

Nel 2016 l’Italia si è dotata della prima legge a tutela dei cittadini con disabilità grave, privi di sostegno parentale. Da allora sempre più parroci, raggiunti dalle nostre Offerte, hanno dato vita per tanti ad alloggi, piani di inclusione e di lavoro. Ecco perché, in questa custodia fraterna, c’è la Chiesa del futuro
31 Luglio 2019

Servizi di ERMANNO GIUCA /LAMEZIA TERME (CATANZARO), DANIELA SCHERRER / IMOLA (BOLOGNA), TERESA CHIARI / PACHINO (SIRACUSA)

foto di FRANCESCO ZIZOLA (LAMEZIA), STEFANO DAL POZZOLO/ AGENZIA ROMANO SICILIANI (IMOLA), ANDREA MALTESE (PACHINO)

 

DON GIACOMO PANIZZA - LAMEZIA TERME (Catanzaro)
«Meno paura, più servizi. È aiutando che si cresce»

Ricucire il tessuto sociale di un territorio, ostaggio delle mafie e dell’illegalità, creando opportunità per gli ultimi. È la missione che da oltre quarant’anni porta avanti in Calabria la ‘Comunità Progetto Sud’, fondata nel 1976 da don Giacomo Panizza. Una rete estesa di servizi per i cittadini vulnerabili come disabili, persone affette da dipendenze, minori soli in difficoltà. Tra questi dal 2009 anche la casa famiglia Dopo di noi all’interno di una palazzina confiscata al clan dei Torcasio e che oggi apre le porte a sei persone con disabilità gravi, prive del supporto familiare. «È una casa pensata per disabili motori o mentali le cui famiglie non riescono più a sopportare l’intero carico assistenziale» spiega la coordinatrice Elvira Benincasa. «Qui mettiamo a punto percorsi individuali che stimolino le loro capacità: dai laboratori manuali ad uscite nei parchi o al cinema, fino alle vacanze estive, come una vera famiglia che non lascia indietro nessuno». Una comunità nata dall’intuizione del bresciano don Giacomo che dopo aver discusso una tesi su “Handicap e Catechesi” presso la comunità di Capodarco, decise di replicare quel modello in Calabria aprendo luoghi dove le persone con disabilità potessero diventare protagoniste. “Appena arrivato qui – racconta don Giacomo – il vescovo di Lamezia mi concesse subito un’ala del seminario minore dove avviammo la prima comunità. Anni dopo il commissario prefettizio del Comune, dopo aver offerto a famiglie e ad altre realtà l’utilizzo di stabili confiscati alla ‘ndrangheta, avendo ottenuto da tutti un rifiuto, propose alla Comunità Progetto Sud di avviare a Lamezia l’uso dei beni confiscati. Accettammo la coraggiosa proposta con il sogno di regalare alla città meno paura”. Nel tempo abbiamo affrontato momenti difficili (anche con attentati alla stessa casa alloggio, ndr), ma possiamo dire di aver vinto noi la sfida della legalità». 

Oggi la palazzina di via dei Bizantini, oltre che essere diventata simbolo e centro di innumerevoli iniziative sociali è anche crocevia di qualità della vita e diritti: la casa famiglia Dopo di noi, lo sportello informativo sulla disabilità, la casa “Luna Rossa” che accoglie minori stranieri non accompagnati, le sedi regionali delle associazioni Fish (per il superamento dell’handicap, Dpi (Disabled People International), la sede regionale del Forum del Terzo Settore e Banca Etica. “Nelle diverse manifestazioni che organizziamo – evidenzia don Giacomo – questa casa è diventata tappa obbligatoria. Siamo oltretutto nel quartiere Capizzaglie, rinomato per un pane particolarmente buono: così ogni volta che un corteo si ferma, simbolicamente offriamo il pane a tutti, come gesto di solidarietà e fraternità. Quello “spezzare il pane” insieme ai più deboli, che anche qui a Lamezia, mescola terra e cielo». E.G. 

 

DON MASSIMO MARTELLI - IMOLA (Bologna)
«Il nostro Dopo di noi al centro della città»

Come tanti petali di uno stesso fiore che diffonde il delicato profumo dell’accoglienza. È l’immagine che racconta meglio la Fondazione diocesana Santa Caterina di Imola (Bologna), nata come Istituto degli Artigianelli nel 1915, fondato da don Angelo Bughetti, parroco imolese dichiarato Servo di Dio, che insegnò un mestiere nelle officine agli orfani della Grande Guerra. 

La Fondazione oggi cerca di rispondere ai nuovi bisogni, anche di chi rischia di restare solo, come i disabili adulti. Una grande corte, su cui si affacciano realtà differenti tra loro ma tutte nel segno della solidarietà e della dignità restituita: ci sono scuole, l’oratorio, lo studentato universitario, la mensa, la comunità residenziale per adolescenti in difficoltà e, appunto, gli spazi del Dopo di noi  dedicati a chi ha come unico, grande pensiero il futuro di un figlio disabile. 

Il condominio è composto da 7 appartamenti, inaugurati nel 2014. Accolgono circa 20 persone con disabilità. E nello stesso condominio, luminoso e accessibile, c’è anche il ‘Gruppo Appartamento’: ci vivono altri 6 ragazzi ed un educatore, e all’interno almeno un posto è riservato al “sollievo” per qualche giorno dei caregivers, i familiari che si prendono cura dei loro cari. 

“Il nostro Dopo di noi  è parte viva del grande villaggio che è la Fondazione, composta da una cinquantina di dipendenti motivati e vicini ai fratelli – spiega don Massimo Martelli, che ne è assistente spirituale, oltre che parroco delle comunità piccole e millenarie di Casola Canina e Ortodonico, nelle campagne del Bolognese, a cavallo dell’autostrada – Una nostra educatrice è entrata nell’ordine delle Benedettine, all’Isola di San Giulio, sul lago d’Orta, nel Novarese. Questa è una sfida nella sfida: vedere se in questo contesto speciale nascono anche vocazioni”.

E poi c’è la Serra San Giuseppe, dove oggi alcuni disabili lavorano, tra giovani piante e la coltivazione degli ortaggi. 

Il progetto, avviato dalla Caritas imolese nell’aprile 2015, è stato finanziato per 3 anni al 90% dalla Cei con le firme 8xmille. “Ci piace alimentare progetti che diano respiro alle persone– spiega il direttore Luca Gabbi – e possibilità di riscatto con le proprie forze, secondo quel che ciascuno riesce a dare. Reciprocità: questa è dottrina sociale della Chiesa ed è sinonimo di dignità. Una visione che deve entrare sempre più nel futuro della Chiesa, oggi ancora troppo assistenzialistica”.

La Serra ha provato a misurarsi con il mercato. Un’esperienza difficile, ricorda il coordinatore del progetto Simone Righini: “Bisogna essere particolarmente competitivi, mentre per noi più importante è la parte educativa. 

Quindi l’anno scorso siamo rientrati nel ramo onlus. Ma restiamo sempre pronti a inserirci in progetti di collaborazione. I nostri punti di forza? La Fondazione è in centro storico, facilmente raggiungibile. E siamo sempre disponibili a quel gesto in più verso le famiglie così prezioso”.  D.S.

 

DON MATTEO BUGGEA - PACHINO (Siracusa)
«Una casa per i disabili dalla generosità dei fedeli»

“Non immaginavamo che saremmo arrivati così lontano”. In parrocchia del Sacro Cuore a Pachino, questo settembre apre il primo piano, con 7 posti, della Casa-alloggio per disabili adulti Dopo di noi e Giuseppe Vassalli, insegnante e presidente dell’associazione Agape che la coordina, parla a nome dei fedeli della prima ora con cui nel 1987 aprì il Centro diurno per i concittadini diversamente abili. 

Nel paese dell’«oro rosso», il pomodoro esportato in tutto il mondo (siamo in provincia di Siracusa e in diocesi di Noto), per la prima volta i più fragili potevano uscire dalle mura domestiche e incamminarsi verso giornate piene, inclusione sociale e autonomia. 

Grazie alla generosità di tanti, ogni giorno da allora, di decine di volontari, professionisti, assistenti sociali, psicologi, un autista, una cuoca e alla grinta di due parroci, don Vincenzo Rametta e oggi don Matteo Buggea, la parrocchia fa il passo più atteso, quello del ‘mai più soli’: alle attività del Centro diurno aggiunge la nuova Casa per i portatori di handicap con genitori in età avanzata. “Ma quando ci posso venire io qua?, ci dicono i ragazzi del Centro – racconta Giuseppe Vassalli – Lo sentono come casa propria. È il segno di una relazione. Ovviamente Dopo di noi  crescerà ancora per far fronte alle tante richieste. Ora dobbiamo completare il secondo e terzo piano”. Una storia nel segno della Provvidenza. Di sicuro in don Matteo Buggea, parroco non vedente, assistente nazionale del Mac (Movimento apostolico Ciechi), arrivato a Pachino nel 2011, chi sperava  in questa Casa, ha trovato speciale sensibilità ed efficacia d’azione: “Il Centro diurno funziona dal 2000 nei locali parrocchiali grazie alla gara di solidarietà dei pachinesi, compresi i nostri emigrati a Toronto, in Canada. Poi dalla diocesi sono arrivati fondi 8xmille –ricorda don Matteo- E’ il simbolo della carità nel nostro territorio. Oggi l’abbiamo attrezzato anche per l’integrazione occupazionale, con i laboratori di ceramica e quelli di trasformazione dei prodotti tipici locali. I nostri concittadini diversamente abili sono inseriti pienamente anche nella liturgia, con una Messa animata da loro ogni mercoledì mattina. 

E ora il Dopo di Noi rende più lungimirante questo spazio di assistenza permanente e amicizia. Ogni persona accolta conterà su un amministratore di sostegno”. Case di riposo inadeguate per loro, o la solitudine tra badanti e tv accesa: questo sarebbe stato il destino di molti senza la Casa. Nell’ultimo miglio prima dell’apertura don Matteo, temperamento che supera gli ostacoli e intuisce l’essenziale, ha saputo incoraggiare tanti, fino a queste porte aperte su una fede e una cittadinanza nuove: “lo faccio sempre – dice – Parlo con i giovani, con gli sposi. Mi dedico molto ad ascoltare, vado incontro alle persone, anche visitando i malati nelle case. È fondamentale nel mio ministero. La mia vita e la mia fede sono per gli altri”. T.C.

 

Dall’alloggio ad un progetto di vita e condivisione

In Italia, calcola Istat, vivono oltre 3 milioni di persone con disabilità grave. Poche hanno un lavoro, e alla sofferenza si aggiungono spesso la mancanza di realizzazione personale e di autonomia, anche economica. Per i genitori è un’ansia senza fine quella del destino dei figli. All’indomani della legge 112/2016 sul Dopo di noi, primo passo per l’Italia ancora lontano dai migliori standard UE, nella geografia dell’innovazione sociale sempre più spesso ci sono sacerdoti e comunità, in relazione con familiari e operatori specializzati: dalle Mamme indomite di Casa San Donato a Bologna alla Casa della gioia di don Maurizio Mirilli, parroco del Ss. Sacramento a Tor de’ Schiavi, a Roma, visitata da Papa Francesco, fino alla Casa ‘Mons. Frezza’ di Barletta. Le speranze dei genitori guidano questo cammino della Chiesa che, nel segno della condivisione, abita già il futuro. G.M.