Parrocchie al via del nuovo anno di attività nelle province sfigurate dal sisma: la S. Messa è per lo più sotto le tende, ma i parroci lavorano per ripristinare spazi e condividerli. E dallemergenza lavoro agli anziani soli, dai gruppi giovanili al recupero patrimonio artistico, lintera Chiesa italiana li sostiene.
La Chiesa italiana, dopo la prima emergenza a favore dei circa 14 mila sfollati in Emilia-Romagna, Bassa Mantovana e un lembo di Veneto, progetta aiuti sui tempi lunghi. In questo complesso post terremoto, dove lincubo è labbandono, non siete soli ha assicurato Papa Benedetto XVI, lo scorso 6 giugno- La Chiesa sarà sempre al vostro fianco. Fin dalla prima emergenza le parrocchie, seppure colpite in modo esteso, sono state punte di riferimento.
Don Roberto Vecchi, parroco di Fossoli (Modena), con tre suore e i volontari, ha allestito sul prato dietro la canonica una tendopoli per 160 persone. E per i pasti ha coinvolto nella catena solidale supermercati e diocesi vicine. Un passaparola lungo quanto il Nord Italia registrava con meraviglia linviata di un grande quotidiano. Parecchi sacerdoti, come don Franco Tonini, parroco di Concordia sulla Secchia, 9 mila abitanti, non hanno più casa né chiesa, come gli altri abitanti della zona rossa, ma non hanno smesso di spendersi per tutti.
Alle loro spalle lazione dellintera Chiesa italiana: le Caritas regionali sostengono con gemellaggi 185 parrocchie e 17 zone pastorali nelle 7 diocesi colpite (Bologna, Ferrara-Comacchio, Modena-Nonantola, Carpi, Reggio Emilia-Guastalla, Adria-Rovigo, Mantova). Il terremoto ha impresso unaccelerazione alla condivisione degli spazi rimasti e alla collaborazione tra comunità» dice don Graziano Donà, parroco di Vigarano Mainarda e incaricato per il sovvenire nella diocesi di Ferrara-Comacchio.
«E fa la differenza perché di 21 chiese del nostro vicariato di Vigarano Bondeno sono agibili solo due, con due sale parrocchiali». «Dal confronto tra noi preti» riferisce don Donà «è emerso che la priorità è dialogare ancora di più con la gente, per vincere la paura e trovare soluzioni, ai posti di lavoro innanzitutto».
In unarea produttiva strategica, che per Confindustria vale oltre l1% del Pil nazionale, «non tutte le aziende hanno mezzi per ricostruire gli stabilimenti crollati» indica Marcello Barbieri, diacono e incaricato diocesano per il sovvenire a Modena. «Tanti già lavorano altrove, nelle sedi vicine, o sono in cassa integrazione». Case inagibili, lavoro, anziani rimasti soli senza badanti: «Tutti chiedono al loro don» racconta Barbieri.
«È il riferimento quotidiano, mentre si destreggia tra Comune, Protezione civile, Sovrintendenza ai beni culturali». «Vorremmo ridare ai fedeli luoghi dove radunarsi » conferma Nicola Camparini, incaricato diocesano del sovvenire di Mantova «riaprendo 40 parrocchie entro Natale e assicurando alle altre almeno le tensostrutture». Anche la diocesi sul Mincio - 120 chiese danneggiate, 30 delle quali in modo grave - rischia di perdere la propria storia, con danni al patrimonio artistico stimati in 90 milioni di euro.
Tre milioni di euro dalle nostre firme
Dall8xmille 3 milioni di euro, la Colletta nazionale Cei nelle chiese lo scorso 10 giugno, aiuti dalle Caritas regionali: la risposta della Chiesa italiana al dramma emiliano è cominciata così. Solo da diocesi vicine alle zone colpite, come Vicenza, sono già stati inviati 230mila euro. Prima dellarrivo dellinverno la rete Caritas punta sia alla ricostruzione di centri polifunzionali per Sante Messe e oratorio, attorno a cui riavviare la vita sociale; sia ad interventi per le PMI familiari (microcredito, ripristino dei laboratori artigianali e sostegno alla produzione agricola).
Altre sigle cattoliche, tra cui Mcl (Movimento cristiano lavoratori), hanno adottato servizi cittadini. Come lasilo di San Carlo Ferrarese, perché presto torni a ospitare 60 bambini, alleviando la ripresa per tante famiglie.