servizi di MANUELA BORRACCINO e MARIA ROSSI / VIVIANA CASU / SABINA LEONETTI
foto AGENZIA ROMANO SICILIANI (FOLIGNO) / FRANCESCO ZIZOLA - BIANCA CASIERI - VIVIANA CASU (OZIERI) ANDREA MALTESE- SABINA LEONETTI (SALEMI)
Il cuore verde della diocesi di Foligno batte negli Orti solidali: 4 ettari coltivati e una fattoria didattica, aperta ogni settimana agli scolari per formarli alla tutela del creato. Sono un modello agro-alimentare, nato anche con i fondi 8xmille, 20 mila euro l'anno per un triennio, destinati a borse-lavoro per i disoccupati, finora circa 40 persone - spiega il direttore della Caritas diocesana, Mauro Masciotti - A poca distanza altri due terreni, coltivati a ulivi e cereali. La vera ricchezza del territorio è valorizzare le nostre colture soccorrendo i fratelli. Anche come destinatari dei prodotti dell'orto, distribuiti nell'Emporio di Foligno e nelle 4 case-famiglia diocesane.
Il terreno è a ridosso dell'Opera Pia Bartocci, un ricovero per la terza età che gli studenti vanno a visitare. Quel giorno della settimana è il più atteso dai nostri anziani, quelle con i ragazzi sono ore di festa spiega unoperatrice. La realtà degli orti sociali (anche urbani) è in crescita in tutta Italia. Isole di socialità ritrovata e coltivazioni biologiche. Dal 2011 sono più che triplicati, in risposta alla crisi, alla disoccupazione, ma anche al bisogno di verde e salute: oltre 3.3 milioni di metri quadrati nelle sole città capoluogo, con netta prevalenza al Nord (81%). È stata così superata la superficie raggiunta 70 anni fa, in epoca bellica, dagli orti di guerra (victory gardens). Secondo Istat, oggi coinvolgono 21 milioni di italiani. Molti quelli promossi da parrocchie e diocesi, in risposta all'appello di Papa Francesco per una puntuale azione di custodia del creato. Serve, ad esempio, i più poveri quello (foto qui sopra) nella parrocchia di San Bartolomeo a Rivoli (Torino). È un modo per incontrarsi con la natura e con le persone sorride il parroco don Angiolino Cobelli, 67 anni, che oggi così soccorre 45 famiglie.
Tre anni fa il sacerdote provò a coinvolgere la comunità negli spazi non utilizzati della parrocchia. Con le prime patate vendute comprò 40 litri di latte. Il negozio di piante qui di fronte mi regala le sementi - spiega don Angiolino - il resto lo fa la Provvidenza: lavorare la terra insegna a non avere fretta, a rispettare i ritmi della natura, i cicli della terra, a non piantare due volte la stessa coltura sullo stesso terreno: l'ho imparato dai miei campesinos in Uruguay, dove sono stato 10 anni missionario. Nel 2014 trenta chili di patate, 250 cespi d'insalata, decine di chili di pomodori sono stati distribuiti con le buste alimentari dalla Caritas parrocchiale alle famiglie che la crisi ha spinto ai margini. Un angolo di silenzio, sole e cielo dal quale sollevare lo sguardo verso l'alto: lavorare la terra - rimarca don Cobelli - insegna a non guardare la natura come una fabbrica, che deve rendere e produrre. Ma a guardare al creato come collaboratori grati e responsabili, ancora capaci di fermarsi e contemplare un tramonto. M.B. e M.R.
Pane e uva da vino secondo le tradizioni del Logudoro al centro di due progetti destinati a creare occupazione. Anche con l'aiuto dell'8xmille, per circa 69 mila euro, la Caritas di Ozieri, in collaborazione con la Cooperativa diocesana Spes, ha rilevato nel 2009 due ettari di terreno, la Vigna di don Salis, dal nome di un sacerdote locale che si occupava di ragazzi svantaggiati, con una parte adibita a frutteto. Nel 2013 con ulteriori 7 ettari è stato possibile creare un orto e aumentare il numero di assunzioni. Alcune fisse e altre con voucher per creare un avvicendamento tra chi ha bisogno spiega Giovanna Pani, vicedirettore della Caritas diocesana.
AL CILIEGIO DI SALEMI (TRAPANI)
Dai beni confiscati al turismo rurale
Una distesa di campi coltivati e un ciliegio maestoso. È nato nel 2009 su un bene confiscato a Cosa nostra, tra le dolci colline del Belice, il centro per il turismo rurale Al Ciliegio di Salemi (in provincia di Trapani e in diocesi di Mazara del Vallo). Anche grazie a 50 mila euro dell'8xmille, in compartecipazione con fondi pubblici e privati.
NELL'ANNO DI EXPO
«La fame si combatte aiutando i piccoli, non le produzioni su vasta scala». In occasione dell'Expo di Milano, dedicato a Nutrire il pianeta, energia per la vita un'indagine Caritas Internazionale in 99 Paesi ha evidenziato che 805 milioni di persone nel mondo non hanno ancora cibo sufficiente per vivere. Non è produrre più cibo su vasta scala la soluzione - è l'analisi di Caritas - di quello cè nè già fin troppo e spesso viene addirittura buttato. Bisogna invece aiutare le piccole economie locali, far sì che producano quel che serve a loro, senza doverlo andare a comprare, senza essere messe in ginocchio dal mercato. La fame è il risultato di un modello di sviluppo. E anche della corruzione diffusa.
Molte opere della Chiesa italiana oggi, promosse da sacerdoti o sostenute con l'8xmille, mostrano quanto contadini e laboratori artigianali siano in grado di apparecchiare la tavola per tutti, specie se difendono con sacrificio e dedizione qualità dei prodotti e del terreno, dando lavoro alle fasce deboli. Nel messaggio inviato per l'Expo, Papa Francesco ha chiesto «di garantire cibo sano, sicuro e sufficiente per tutti i popoli, nel rispetto dell'ambiente. Il pianeta ha cibo per tutti, ma sembra manchi la volontà di condividerlo. Dio chiamerà i potenti della terra a giudizio se non provvedono al cibo per tutti». In un Paese come l'Italia che, nonostante il business di adulterazioni e agromafie, dalla tutela della qualità e tipicità dei suoi alimenti può trarre più di altri sviluppo e cultura, dignità e lavoro, è ancora più importante far crescere le opportunità per quanti (spesso giovani) sono impegnati a garantire il pane quotidiano di oggi e di domani. Paola Inglese