di DON CARLO SACCHETTI parroco dell'unità pastorale di Rubiera (Reggio Emilia) - foto AGENZIA ROMANO SICILIANI/CREATIVE COMMONS
PER SALVARCI
L’ONNIPOTENTE SI FA PICCOLO
In Dio che si fa Bambino sono racchiusi tutti i sogni, le grida, i desideri di salvezza che dall’umanità sono saliti al cielo nei secoli. Il messaggio profondo del Natale è proprio questo: se cerchi il linguaggio di Dio, la bellezza, la verità che sostengono il mondo, cercale nelle cose piccole, fragili, deboli. Il Natale ha introdotto un’unità di misura nuova per stabilire la vera grandezza, per riconoscere l’autentica presenza di Dio nel mondo.
Alcuni anni fa fui chiamato da un gruppo di eremiti a predicare un corso di esercizi spirituali. Eravamo in una località isolata dal mondo. A un certo punto, in una pausa tra le meditazioni, mi incamminai per un sentiero e lì notai, nel silenzio, uno spettacolo meraviglioso. C’era un esercito di formiche che stava compiendo un’opera grandiosa. Mi persi ad osservarle, rapito da tanta perfezione.
Pensai a quei registi che fanno investimenti enormi per ottenere spettacoli che coinvolgano il pubblico due ore e io ero lì a gustarmi qualcosa che c’era già, preparata da un Regista speciale. Certo se non mi fossi fermato, se non fossi rimasto in silenzio, non mi sarei accorto di tutto questo.
DA UNA VITA TRAFELATA
ALLO SGUARDO RICAMBIATO DI DIO
Il Natale non ci parla solo di ciò che è meno valutato nel mondo, ma anche del tesoro che si nasconde dentro al silenzio. Non coglierai mai il grande che è racchiuso nel piccolo se non ti fermi, se non rimani in ascolto. Il silenzio è quell’assenza che apre alla Presenza. Quel rinunciare, tacere, diminuire, lasciare spazio ad altro, che ti dà molto di più. Quel morire che, come il chicco di grano, porta molto frutto. In un mondo dove il silenzio è temuto, dove il fermarsi è angoscioso, diventa necessario gonfiare le giornate con cose sempre nuove, emozionanti, tonificanti. Il Natale ci riporta a ciò che è sostanza di tutto, ciò che sostiene tutto, ciò che è anima di tutto e questa realtà è accessibile a tutti. L’abbiamo già e dobbiamo solo fermarci per riconoscerla, facendone il centro del nostro cuore. Il Natale ce la dona e ci dà la “chiave” per trovarla.
Diceva la mistica francese Madeleine Delbrêl: “Ogni piccola azione è un avvenimento immenso nel quale ci viene dato il paradiso, nel quale possiamo dare il paradiso. Non importa che cosa dobbiamo fare. Parlare o tacere, rammendare o fare una conferenza, curare un malato o battere a macchina. Tutto ciò non è che la scorza della realtà splendida, l’incontro dell’anima con Dio rinnovata ad ogni minuto, che ad ogni minuto si accresce in grazia, sempre più bella per il suo Dio. Suonano? Presto, andiamo ad aprire: è Dio che viene ad amarci. Un’informazione?... eccola: è Dio che viene ad amarci. È l’ora di metterci a tavola? Andiamoci: è Dio che viene ad amarci. Lasciamolo fare”.
‘DIO CON NOI’,
MAESTÀ INFINITA E QUOTIDIANA
Il Natale ci conduce a quella fede che ci fa riconoscere “Dio che ci viene incontro” là dove nessuno pensa di cercarlo. C’è un paradiso che accompagna la vita di ogni persona, un paradiso che profuma di umanità e di quotidianità. Un paradiso che è fatto di piccole cose, di servizio, e non disdegna la debolezza. Entrare in questa sapienza è entrare nel mistero intimo del Natale.