di PIPPO BAUDO conduttore e autore tv
Testi a cura di MARTINA LUISE foto AGF/AG. SICILIANI
Sono cresciuto con genitori di grande fede: Enzia, nome inventato da mio padre che amorevolmente lo preferiva all’originale Innocenza, e Giovanni, avvocato devoto di Santa Maria della Stella, a Militello Val di Catania, dove vivevamo. Era appassionato del mese di maggio, mese mariano, che nel mio paese significava anche l’arrivo di predicatori cappuccini dalla Toscana. Ero piccolino ma ricordo un frate, padre Andrea, che spiccava per le omelie bellissime, in cui citava Dante e Manzoni. A casa mia si fermava l’intero pomeriggio a conversare con papà, e io mi abbeveravo alle loro fonti. In chiesa preparavamo 11 mesi l’anno la festa patronale, servivo come chierichetto e se faccio questo mestiere lo devo alle prime recite parrocchiali.
Questo ‘bagaglio’ di fede e cultura mi ha modellato profondamente, e ho sofferto molto da divorziato di non potermi accostare all’altare, al momento dell’Eucarestia, che è un enorme dono per tutti i credenti. E, come tanti, mi sono sentito coinvolto dalla profondità del messaggio della misericordia divina, a cui Papa Francesco ha dedicato nel 2016 il Giubileo straordinario. Sono convinto che possa trasformare davvero le persone e, in senso ancora più ampio, l’intero nostro mondo attuale. Ho ripensato a sacerdoti importanti negli anni della mia formazione, come il mio maestro elementare, padre Zuccalà, prete d’avanguardia che ci faceva studiare cose più grandi di noi, e monsignor Iatrini, più ieratico. Allora Militello, con 16 mila abitanti, aveva tanti preti. Oggi le splendide chiese del mio paese (con quelle delle città tardo-barocche della Sicilia sud-orientale, ndr) sono Patrimonio mondiale dell’umanità dell’Unesco, compresa Santa Maria della Stella. Ma i sacerdoti sono pochi, per la crisi delle vocazioni. Amo molto Papa Francesco. Non l’ho finora incontrato, l’ho però conosciuto dalle parole di padre Federico Lombardi (già responsabile della Sala stampa vaticana), sacerdote eccezionale con cui ci siamo dati subito del tu: mi ha raccontato delle giornate con il pontefice, della sua resistenza fisica. Padre Federico è nipote d’arte: suo zio, padre Riccardo Lombardi, predicatore gesuita alla radio, nel dopoguerra era noto come il “microfono di Dio” ed ebbe un certo peso nella vittoria della DC alle prime elezioni dell’Italia repubblicana. Ma anche oggi i sacerdoti hanno il ruolo importantissimo di mediatori in una società dove i bisognosi sono tanti. Ammiro la Comunità di Sant’Egidio, i tanti ‘preti di strada’ testimoni del Vangelo. Seguono l’esempio del Papa, che si presenta con la croce e l’abito talare bianco, segnando la strada della Chiesa oggi. Con l’età, il bisogno di fede cresce: da giovani si è distratti facilmente da realtà materiali, ma da adulti la coscienza ci interroga su Chi, così grande, si fa ‘Dio con noi’. Con i nipoti è presto per parlarne, ma i miei figli sono credenti praticanti e questo mi fa piacere. Non lo avrei mai pensato, ma dopo l’Anno santo della Misericordia, mi sono sentito interpellato al perdono, ad offrire aiuto e comprensione agli altri, a non chiudermi in me stesso e a non essere egoista. E mi ha colpito che siano state aperte molte Porte Sante, non solo a Roma, per annunciare proprio lì dove viviamo l’universalità della Chiesa.
SUPEREROE DELLA TV
“Questo lavoro si fa solo quando si è felici”. È una delle massime più note di Pippo Baudo. E il lavoro di cui parla è il suo. Straordinario conduttore, rassicurante ed empatico, la sua ‘cifra’ ha fatto scuola alla tv italiana. Dopo un sondaggio del 1983 che lo indicava come ‘più popolare di Pertini’, l’allora Presidente della Repubblica lo chiamò ‘collega’. Nato a Militello (Catania) nel 1936, Giuseppe Baudo ha debuttato trentenne sul piccolo schermo con Settevoci. E’ punto di riferimento del palinsesto Rai già nel 1972 quando gli affidano la conduzione di Canzonissima. Da lì una lunga serie di successi, 140 show da Domenica in a Fantastico. Dopo la breve parentesi Mediaset, torna in Rai. Ancora nella stagione 2016-17 è al timone di Domenica in, dopo aver lanciato programmi sulla memoria e la nostra storia collettiva come Novecento e Il viaggio. Musicista e talent scout, in teatro è stato direttore artistico dello Stabile di Catania. Rimarrà forse irraggiungibile il suo record più prestigioso: tredici volte alla guida del festival di Sanremo. Laura Novelli