In più invitiamo la comunità a comprarli perché è un valore aggiunto: fare la spesa così significa investire nella produzione locale, a chilometri zero, sostenendo economia e lavoro». Il team organizza inoltre laboratori di agricoltura biologica per rendere più consapevoli produttori e consumatori. «La passione azzera la fatica» per Maria Rita Sellitri, 26 anni, laureata in Scienze agrarie e socia della 'S. Agostino. «La cooperativa significa posti di lavoro in grado di cambiare la mentalità dei consumi» aggiunge Emanuele, 33 anni, economo e quando serve muratore. Davide Lorusso, 24 anni, diventerà sacerdote. Nellorto SantAgostino vede un altro aspetto dei suoi studi al Seminario di Molfetta: «nellagricoltura le potenzialità economiche sono enormi per questo Sud martoriato dalla disoccupazione». «Al più presto ci servirà una sede adatta - chiarisce il presidente Vincenzo Roberto - per trasformare i nostri prodotti, aprire una masseria didattica e una rete di scambio con le scuole».
«Oggi custodire il Creato e rivedere i consumi delle famiglie, sempre più in affanno di fronte alla crisi economica evidenzia il direttore della Caritas diocesana, don Mimmo Francavilla- significa conciliare ecologia e risparmio, nellottica di un alimentazione sana e genuina. Ora puntiamo allintegrazione sociale, con proposte concrete in 5 tappe (cibo, rifiuti, acqua, abitazioni, energia). E la nuova scelta di vita, oltre lassistenzialismo, progettata nel programma pastorale diocesano «La famiglia tra lavoro e festa».S.L.
«Ci preme dare lavoro - ribadisce don Francesco- e le iniziative non mancano, per sconfiggere le povertà, delocalizzare i rom, ridare credibilità al territorio. Senza un coordinamento con le istituzioni tuttavia lintegrazione sarà difficile». Ma gli otto soci di «Collina del sole» non demordono e investono energie e competenze coltivando i terreni a frutta e ortaggi, e con il laboratorio dartigianato (vasi, icone, complementi darredo). «Nella nostra parrocchia di SantAurelio ho visto da vicino le fragilità delle famiglie del territorio spiega Angelo Labate, laurea in Scienze politiche e socio fondatore- Dal Centro Diurno, dove do una mano nel recupero scolastico, e dallassociazione sportiva Fortunato Quattrone passano realtà difficili. Ma oggi guardo la mia Arghillà e quelle vigne abbandonate trasformate in orti, come prova tangibile di un futuro migliore». «Sto per laurearmi in architettura e avrei avuto difficoltà a trovare un lavoro - evidenzia Silvia Putortì, 27 anni- Ora in cooperativa mi metto in gioco con lartigianato».
Paola Losi, sposata, perito programmatore, era disoccupata da due anni: «applichiamo tecniche antiche e innovazione nella decorazione del vetro, della ceramica, del legno, nelluso della scorza dagrumi e dei tralci di vite, creando oggetti esclusivi per il nostro punto vendita. «Portiamo avanti un progetto di vita -aggiunge la presidente Maria Quattrone, 35 anni - Chi conosce i disagi e i limiti di questa periferia delle periferie sa anche delle grandi risorse da portare alla luce. Partiti da un percorso di pastorale giovanile, oggi la nostra priorità è il servizio al territorio e alle persone. Siamo in rete con il Progetto Policoro, i GAS (Gruppo acquisto solidale), le diocesi e il Parco ludico-tecnologico-ambientale di Ecolandia, a pochi chilometri da qui, in cui gestiamo unarea giochi; siamo inoltre inseriti nel consorzio di coop sociali Calabria. Tutte opportunità per trasformare il nostro progetto in occupazione stabile». www.progettopolicoro.it S.L.
«Negli anni - racconta don Remo - abbiamo accolto giovani con problemi di droga, di alcool o con esperienze familiari dolorose; religiosi in crisi, detenuti agli arresti domiciliari e persone afflitte dal «male del vivere», di ogni Paese o religione. In questo momento, tra responsabili e ospiti, ci sono circa 40 persone. Con noi, anche un bambino kosovaro portatore di handicap, che ci è stato affidato». «Viviamo una vita comunitaria nella semplicità e nella provvidenza - aggiunge - la maggior parte del tempo la dedichiamo alla preghiera e al lavoro, secondo i principi della gratuità e del dono, propri delleconomia cristiana.
Nessuno dei ragazzi o dei responsabili viene retribuito. Nessuno paga quote per vivere nella comunità». La casa si mantiene con donazioni e con un contributo dall8xmille. Destate poi diventa campo estivo per giovani e famiglie: «con laiuto di religiosi esperti, vengono qui a riflettere sui temi delleducazione dei figli» aggiunge don Remo. Che al Casolare, oltre che nella sua parrocchia di San Felice, il prossimo 28 giugno festeggerà il 50° di sacerdozio, dopo una vita dedicata al Vangelo e alla storia del territorio del Trasimeno, anche come responsabile dellarchivio diocesano di Città della Pieve. «Don Remo spiega Chiara, che con il marito Giovanni è responsabile della casa per noi è un padre. Si dedica a tutti, si apre al confronto.
Non è un caso che ben 5 ragazzi abbiano scoperto qui la loro vocazione religiosa e che altri, di confessioni diverse, si siano convertiti al cattolicesimo». Profondo anche il legame con la diocesi: «Da qualche anno aggiunge Chiara per la festa del Corpus Domini noi del Casolare, insieme ad altre case daccoglienza diocesane, allestiamo nella piazza principale di Perugia, in segno di gratitudine, linfiorata, attraverso cui larcivescovo fa passare lEucarestia». «Dopo aver riannodato i fili della loro vita, che sentivano perduta - conclude Daniela Monni, direttrice della Caritas diocesana - alcuni lasciano la comunità. La maggior parte però resta, per offrire a chi arriva in cerca di aiuto la propria esperienza. Da naufraghi, salvati dalla medicina dellamore, diventano soccorritori». S.N.
VICINI A CHI LAVORA LA TERRA,
PER LA DIGNITÀ DELLUOMO
Frena queste potenzialità lo sfruttamento di manopera. Su stampa e tv europee e Usa sono frequenti i reportages dal nostro Paese sui 'raccolti della vergogna' dietro il 'made in Italy', con lo sfruttamento ai limiti della schiavitù degli stagionali, soprattutto immigrati. Terminali di una filiera di arance, vino o pomodori che non è quasi mai povera o arretrata, ma legata a grande distribuzione, marchi pregiati, multinazionali o alle agromafie. All'insegna del 'volevamo braccia, sono arrivati uomini', nelle baraccopoli agricole italiane sono stimati circa 700 mila stagionali, spesso reclutati per caporalato (reato dal 2011 e tuttora monopolista della mediazione con le imprese nel Sud). Anche tra questi invisibili, senza assistenza materiale e spirituale, i sacerdoti sono presenti. Come don Geremia Acri, parroco ad Andria, che ha fondato il centro daccoglienza S.Maria Goretti (www.casaaccoglienza.com), aperto ai poveri con mensa, docce, ambulatorio, oltre che grazie ai volontari- attivo anche nellassistenza notturna ai braccianti.