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Il cardinale Carlo Maria Martini, grande biblista, già arcivescovo di Milano
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Un dettaglio dell'abside della parrocchia della Natività, a Roma
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Adorazione dei pastori, di Gherardo delle Notti (Gerrit van Honthorst), 1622
Ai sacerdoti dobbiamo la nostra formazione continua spirituale. A due anni dalla scomparsa del grande biblista, già arcivescovo di Milano, dedichiamo la terza parte della nostra indagine sulla preghiera ad una lectio tenuta alla Hebrew University di Gerusalemme dal cardinale Martini il 3 gennaio 2008. Questo tipo dinvocazione, di lunga tradizione biblica - spiegava- consiste nel farsi carico dellaltro presso Dio e nello stare alla presenza di Dio per unaltra persona. In tempo di guerre diffuse e di ansie per il futuro, appare un mezzo unico per invocare con fiducia laiuto del Padre per tutti i suoi figli.
Talora pensiamo che la preghiera di intercessione resti come sospesa nellaria senza produrre frutto, e la consideriamo di seconda classe. In latino «intercedere» è «camminare nel mezzo», pronto ad interporsi. È «stare alla presenza di Dio per unaltra persona». Una sapiente intercessione può aiutare a trovare una giusta decisione o a rovesciarne una sbagliata. Ma Dio non pone in essere decisioni sbagliate. La sua mente non è forse immodificabile dallinizio?, obietterebbero dotti e sapienti. Inoltre Dio generalmente dona un aiuto con la libera collaborazione dellinteressato. Quale può essere allora il senso dellintrusione di altri?
QUELLO CHE I PICCOLI SANNO
Ma contro il sapiente e il saggio stanno i piccoli, che ricevono dallalto il dono dellintercessione e danno grande valore allo stare davanti a Dio per altri. Molti gli esempi biblici: da Abramo che pregò per scongiurare la punizione di Sodoma (Gen 18,22-32), a Mosè che intercedette per lintero popolo di Israele (Es 32,11-13), ed anche per un solo individuo come sua sorella Miriam (Nu 12,13); da Amos che pregò il Signore Dio di perdonare Giacobbe perché 'egli è così piccolo' (Amos 7,1-6), a Geremia che disse al popolo di pregare per la città in cui erano stati deportati (Ger 29,7.
DIO SPLENDE NELLAIUTO DATO AD UN FRATELLO
La scrittrice ebrea Etty Hillesum, morta ad Auschwitz a 29 anni, scrisse nel Diario: «Se Dio non mi aiuterà più, allora sarò io ad aiutare Dio. Cercherò di aiutarti affinché tu non venga distrutto dentro di noi». Dio vuole farci attenti al nostro prossimo. Non solo con la solidarietà, ma con laversi a cuore, ad immagine della cura di Dio per ognuno, interrogandoci «Dovè tuo fratello Abele?» (Gen 4,9).
Per questo il Signore spesso non mostra il suo volto, ma splende nellaiuto dato ad un altro. Come nella parabola dellultimo giudizio, dove il Signore dice a quanti hanno soccorso il prossimo: «Tu lhai fatto a me» (Mt 25,40). Dice SantAgostino: «Non rattristatevi o lamentatevi perché nasceste in un tempo dove non potete più vedere Dio nella carne. Egli infatti non ti tolse questo privilegio. Come Egli dice: Qualunque cosa voi fate ai miei fratelli, lavete fatta a me».
Coloro che hanno il dono dellintercessione vedono la luce di Dio nel volto di ogni essere umano e considerano il mondo una grande rete di relazioni, dove ciascuno dipende dagli altri. Lo leggiamo nelle parole dello staretz (padre) Zosima, ne I fratelli Karamazov di Dostoevskij: «Noi non siamo più santi della gente del mondo perché ci siamo chiusi fra queste mura, ma anzi chiunque è venuto qui ha riconosciuto in se stesso di essere peggiore di ogni altro sulla Terra
Miei cari, ciascuno di noi è colpevole per tutti e per ogni uomo sulla Terra. Questa consapevolezza è il coronamento della nostra vita. Solo allora il nostro cuore si abbandonerà a un amore infinito. Allora ciascuno di noi avrà la forza di conquistare con il suo amore il mondo intero e di purificare con le proprie lacrime tutti i peccati
». Questa interconnessione è un profondo mistero spirituale, che sarà manifestato nella sua pienezza nellultimo giorno, quando la realtà di questo mondo sarà resa chiara e il Signore «distruggerà il velo posto sulla faccia di tutti i popoli» (Is 25,7). Allora potremo capire quanto tutto è stato tessuto e tenuto insieme dal Signore.
LA NOSTRA PREGHIERA
IMMERSA NELLINTERCESSIONE DI CRISTO
Dio stesso mostra nella Scrittura quanto abbia a cuore la preghiera di intercessione. Con essa non tentiamo di cambiare la Sua santissima volontà, ma di far sì che la creatura abbia parte ai doni di Dio. Dio ci concede di desiderare quanto Egli vuole donarci. Dio vuole creare una grande unità nellumanità, attraverso lessere gli uni per gli altri, come Lui è un perpetuo dono di sé. In questa piena comunione, chi può fare qualcosa per gli altri nel senso materiale è chiamato a farlo, tutti gli altri sono invitati a unirsi nella preghiera. Certo lintercessione presuppone che la persona che la compie sia accetta al Signore, sia suo amico, comè detto di Abramo (Gen 18,17).
Lintercessore è chi sceglie di vivere secondo il progetto di Dio, sperando fermamente che esso si verifichi anche negli altri, perché vivano secondo la Sua volontà. Perciò la presenza di molti intercessori è un mezzo per realizzare una comunità che corrisponda al piano di Dio e promuova la riconciliazione tra i popoli e tra luomo e il suo Dio. Come un piccolo rigagnolo, che fluisce dentro il grande fiume che è lintercessione della Chiesa e delle persone buone di tutta lumanità. Questo grande fiume si immerge nel grande oceano dellintercessione di Cristo, che «vive sempre per intercedere» a nostro favore (Eb 7,25; Rom 8,34). Così la mia piccola intercessione è parte di un grande oceano di preghiera in cui il mondo viene immerso e purificato. Per dirla con Dostoevskij: non scordate la preghiera. Lo sguardo di Dio sarà più benevolo verso entrambi, poiché se tu hai avuto tanta pietà di quelluomo, quanto più ne avrà Lui, che ha infinitamente più misericordia e più amore di te. Egli perdonerà grazie a te».