SALERNO
DON MARCELLO TAMBURO
Le persone del nostro territorio colpite dalla crisi finanziaria stanno reagendo con grande dignità spiega don Marcello, dal 2006 parroco di San Giuseppe Lavoratore. Manifestano il loro disagio solo in privato dove, con molta discrezione, cercano soprattutto qualcuno con cui condividere i loro timori. E, nonostante tutto, riescono a non far mancare il loro aiuto alla parrocchia. Noi sacerdoti non possiamo risolvere materialmente i problemi, se non in modo limitato. Siamo in grado però di dare coraggio per affrontarli. Spieghiamo ai fedeli che è possibile, stilando una lista di priorità, recuperare il sorriso magari con un po dironia spirituale e soprattutto - come dice san Pietro nella Prima Lettera - gettando nelle mani di Dio i nostri affanni, riacquistare la serenità per andare avanti. Santa Teresa dAvila - conclude don Marcello - descrive la nostra anima come un castello interiore con una stanza segreta, nella quale ciascuno ha il suo rapporto stretto con Dio. In quella stanza noi attingiamo la credibilità e la forza per fare tutto questo. (S.N.)
ROMA
DON ATTILIO NOSTRO
Le tante persone che ci chiedono aiuto nelle difficoltà economiche cercano prima di ogni cosa vicinanza e comprensione. Per questo, per noi sacerdoti, la cosa più importante è ascoltare. Lascolto è accoglienza -chiarisce don Attilio, dal 2001 parroco di San Giuda Taddeo Apostolo, allAppio Latino, e dal 1° settembre di San Mattia Apostolo, nel quartiere Talenti. Le asperità spesso ci rendono ostaggio della menzogna: sono solo, non ne uscirò più. E necessario allora, soprattutto con laiuto della preghiera, far emergere la verità: Dio non ci abbandona mai. E in questo modo lasciar ripartire la speranza. Non dimentichiamo inoltre che Gesù stesso, nato e vissuto povero, ci offre una ricchezza diversa da quella che il mondo ci propone. Per Cristo essere povero significa essere libero dai condizionamenti terreni e servo della Provvidenza. A volte anche noi sacerdoti rischiamo di cadere nello sconforto. A rasserenarci però è sempre la consapevolezza che nonostante tutto diceva il Santo Curato dArs- non cè niente di tanto grande quanto lEucaristia. (S.N.)
ZUGLIANO (VICENZA)
DON GIOVANNI MARCHIORELLO
LAlto Vicentino ha visto negli ultimi anni chiudere ditte e aziende, in particolare edili, creando una situazione pesante di disoccupazione. Don Giovanni Marchiorello, 47 anni, ordinato nel 1992, dal 2010 è parroco-moderatore dell'unità pastorale di Zugliano, che comprende Centrale, Grumolo-Pedemonte e Zugliano. Tra i 6.800 abitanti molti hanno pudore a chiedere aiuto. Come prete respiro la crisi - racconta -Conosco le ditte che chiudono e entrando nelle case vedo mense più sobrie. Ai due centri ascolto Caritas vicariali arrivano sempre più immigrati che hanno perso il lavoro. Fra le persone, lacerate, che non sanno più che ruolo giocare, don Marchiorello si fa carico di tutti, dalla madre in depressione per il figlio senza lavoro, alla famiglia che grazie a lui trova un riparo e manda a scuola i figli. «Devo ridar fiato alla gente! Togliendo i pesi mentre condivido la vita; aiutando a recuperare la ricchezza delle relazioni; stando accanto nei momenti di dolore. E non potrei farlo senza la preghiera quotidiana». (C.B.)
PAPA FRANCESCO AI SACERDOTI
"Nelle difficoltà siate mediatori
della vicinanza di Dio"
Vi incoraggio nel vostro lavoro ha detto Papa Francesco ai sacerdoti specie in questo tempo difficile sia per la famiglia come istituzione, sia per le famiglie, a causa della crisi. Ma proprio quando il tempo è difficile, Dio fa sentire la sua vicinanza, la sua grazia, la forza profetica della sua Parola. E noi siamo chiamati ad essere testimoni, mediatori di questa vicinanza e di questa forza profetica per tutti. La nostra gente riconosce quando il Vangelo che predichiamo giunge alla sua vita quotidiana, quando scende come lolio di Aronne fino ai bordi della realtà, quando illumina le situazioni limite. Il potere della grazia si attiva e cresce nella misura in cui, con fede, usciamo a dare noi stessi e a dare il Vangelo agli altri. Il nostro popolo è capace di attivare la parte più profonda del nostro cuore presbiterale.