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FOTO REPORTAGE/2 >> Don Puglisi presto beato il parroco educatore

La missione di ‘3P’ – come si faceva chiamare dai ragazzi – ripercorsa attraverso le sue parole, tra diari e omelie. Appelli di un profeta mite e tenace, che alla mentalità clientelare dei clan rispondeva con la libertà del Vangelo e con la scuola. E che oggi in Italia ispira sempre più giovani e formatori. […]
2 Agosto 2017
La missione di ‘3P’ – come si faceva chiamare dai ragazzi – ripercorsa attraverso le sue parole, tra diari e omelie. Appelli di un profeta mite e tenace, che alla mentalità clientelare dei clan rispondeva con la libertà del Vangelo e con la scuola. E che oggi in Italia ispira sempre più giovani e formatori. A 19 anni dalla sua morte, il 15 settembre.
 
“Qui la povertà è anche culturale” scriveva don Giuseppe Puglisi (1937-1993), al suo rientro da parroco a Brancaccio, quartiere di Palermo dov’era nato. «Molti non hanno neanche la licenza elementare. L'evasione scolastica è anche dovuta al fatto che questo è l'unico quartiere di Palermo in cui non esiste una scuola media.
 
Evidentemente fa comodo a chi vuole che l'ignoranza continui». Insegnava anche al liceo. I suoi allievi, nel sito dell’arcidiocesi di Palermo, lo ricordano «mite e intellettuale raffinato, nella sua casa popolare aveva oltre 3mila libri. (…) Si faceva chiamare “3P”, dalle iniziali. E quando ti ascoltava, per lui nell’universo esistevi solo tu». Aveva aperto a Brancaccio, tra mille difficoltà, il centro parrocchiale Padre Nostro perché lì «i bambini possano cogliere comportamenti diversi dalla strada».
 
Ai giovani diceva: «Venti, sessanta, cento anni... la vita. A che serve se sbagliamo direzione? Ciò che importa è incontrare Cristo, vivere come lui, annunciare il suo Amore che salva. Portare speranza e non dimenticare che tutti, ciascuno al proprio posto, anche pagando di persona, siamo i costruttori di un mondo nuovo». Ai parrocchiani spiegava: «Non è da Cosa Nostra che potete aspettarvi un futuro migliore per il quartiere».
 
E ammoniva i mafiosi: «Mi rivolgo anche ai protagonisti delle intimidazioni che ci hanno bersagliato. Vorrei conoscervi e conoscere i motivi che vi spingono ad ostacolare chi tenta di educare i vostri figli alla legalità, alla cultura e alla convivenza civile». Così era 3P, un prete-educatore alla luce del sole. La mattina del giorno in cui lo uccisero, il 15 settembre di 19 anni fa, era tornato in Comune a chiedere una scuola media. «Il prete era una spina nel fianco» testimoniò il collaboratore di giustizia Giovanni Drago.
 
«Predicava, toglieva ragazzini dalla strada. Questo era sufficientissimo per farne un obiettivo da togliere di mezzo ». E un altro pentito, Salvatore Cancemi: «Tutti i clan della zona orientale della città rimproveravano i Graviano (boss di Brancaccio, mandanti del delitto Puglisi e protagonisti dell’attacco allo Stato con le stragi del ‘93, ndr) per le attività di padre Pino».
 
Così Salvatore Grigoli, uno dei suoi assassini, all’epoca 28enne, ricostruì gli ultimi momenti del sacerdote: «Il padre si accingeva ad aprire il portoncino di casa. Fu questione di pochi secondi: io ebbi il tempo di notare che Gaspare Spatuzza si avvicinò, gli mise la mano nella mano per prendergli il borsello. E gli disse piano: "Padre, questa è una rapina!". Lui si girò, lo guardò - una cosa questa che non posso dimenticare, che non ci ho dormito la notte - sorrise e disse: "Me l'aspettavo".
 
Non si era accorto di me. Allora gli sparai un colpo alla nuca». Le testimonianze a viso aperto in tribunale dei ragazzi del ‘Centro Padre Nostro’ furono determinanti per l’inchiesta, conclusa con otto ergastoli.
 
Dopo aver confessato questo e altri 50 delitti, il sicario Grigoli dichiarò: «Lui è morto per il bene degli altri e il prezzo è stato altissimo». Lo scorso 28 giugno Papa Benedetto XVI ha autorizzato la beatificazione del parroco “martire della fede”. «È difficilissimo morire per un amico» diceva don Pino «ma morire per i nemici è ancora più difficile. Cristo però è morto per noi quando eravamo ancora suoi nemici. Dio ci rimane sempre accanto, è la costanza dell'amore fino all'estremo limite, anzi senza limiti. Ecco il motivo della nostra gioia» www.padrepinopuglisi.diocesipa.it