Nel sud del Paese è in corso la più grave epidemia di ebola dalla scoperta del virus nel 1976. La febbre emorragica, per cui non esiste cura né vaccino, ha mietuto dallinizio del 2014 centinaia di vittime. A facilitare la diffusione del virus (ceppo Zaire, il più aggressivo, con un tasso di mortalità del 90%) le cattive condizioni igieniche e la difficile prevenzione. «Qui le famiglie sono molto numerose - spiega il nunzio apostolico in Guinea, mons. Santo Rocco Gangemi - e viaggiano con facilità, spesso in ambienti insalubri». La mobilità e le frontiere permeabili hanno esteso i focolai nelle confinanti Liberia e Sierra Leone. Anche per il contatto con i cadaveri dei defunti, negli affollati rituali funebri, e la diffidenza a denunciare il contagio alle autorità e agli ospedali. Laccesso alle cure è difficile in un Paese dove il morbillo è ancora letale tra i bambini. «Ci sono ovunque rifiuti abbandonati, tanti sopravvivono cercando nella spazzatura alluminio da rivendere - aggiunge il nunzio - Serviranno anni per vedere cambiamenti».
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