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della Conferenza Episcopale Italiana

Dossier >> A quattrocento anni dalla morte

In occasione dell’importante anniversario, abbiamo riletto alcune opere di MichelangeloMerisi, dense di simboli cristiani. La grande arte è da sempre veicolo di trasmissione della fede. E in questo Dossier abbiamo evidenziato in particolare la rappresentazione dei temi del Natale e dell’infanzia diGesù, accanto ad altri episodi evangelici. Oggi la maggior parte delle opere di Caravaggio […]
2 Agosto 2017
In occasione dell’importante anniversario, abbiamo riletto alcune opere di MichelangeloMerisi, dense di simboli cristiani. La grande arte è da sempre veicolo di trasmissione della fede. E in questo Dossier abbiamo evidenziato in particolare la rappresentazione dei temi del Natale e dell’infanzia diGesù, accanto ad altri episodi evangelici. Oggi la maggior parte delle opere di Caravaggio sono di proprietà statale e privata, ma le diocesi contribuiscono con progetti pastorali a diffonderne la lettura teologica, specie lì dove sono parte della storia della Chiesa locale.
 
Ribelle e indifferente alle dottrine religiose. Gli storici dell’arte di recente hanno rivisto in base ai documenti più di un luogo comune su Michelangelo Merisi da Caravaggio (1571-1610). Certo irascibile e autodistruttivo, ebbe però anche stretti rapporti con personalità religiose e fu tutt’altro che lontano dalla fede. Visse in un’epoca violenta. Padre e nonni morirono di peste nel 1577. E la sua rissosità va legata ai tempi: «Morì di pugnale anche il drammaturgo Christopher Marlowe, il poeta Gianbattista Marino fu più volte arrestato» ha spiegatoMaurizio Calvesi, storico dell’arte. «Torquato Tasso accoltellò un servo, sant’Ignazio di Loyola era uomo d’armi, il Cavalier d’Arpino, pittore, fu condannato a morte e graziato». A Roma Caravaggio si macchiò di omicidio e fu condannato al “bando capitale”: dovunque potevano arrestarlo e giustiziarlo. Per questo fuggì a Napoli, a Malta, in Sicilia. Braccato, nelle ultime opere ritrae se stesso col viso rivolto a santi e martiri: «Un’ultima richiesta di grazia» per Calvesi. Da Roma lo raggiunse il perdono papale, con cui sbarcò nel 1610 a Porto Ercole, dove morì poco dopo. Va ricordato che il mito nero di Caravaggio fu alimentato anche dallamalintesa lettura del suo realismo nel ritrarre i miseri e dal suo tenebroso chiaroscuro. Le valenze della sua opera sono però ben altre. Il pittore si comunicava (è attestato negli “Stati d’Animae” dell’Archivio Vaticano) e alla fine della vita entrò nei cavalieri diMalta aderendo alla regola agostiniana. Sui temi della predilezione dei poveri è documentata la sua vicinanza agliOratoriani di san Filippo Neri e al cardinale Federico Borromeo (lo stesso ritratto da Manzoni nei “Promessi Sposi”), fautori di una più fedele adesione alla Bibbia, all’uso dei simboli cristiani in pittura, all’esaltazione degli ultimi all’interno della Controriforma cattolica. Oggi la fortuna di Caravaggio non ha confini, per la sua capacità di parlare all’uomo contemporaneo e alla sua inquieta ricerca di Dio. Per questo abbiamo scelto di illustrare soprattutto le opere legate al Natale, insieme a quelle di altri episodi evangelici.
 
Adorazione dei pastori (Museo regionale, Messina)
 
La tavola (vedi foto a pagina I del Dossier) «fu dipinta in Sicilia nel 1609, nel momento più drammatico della vita di Caravaggio» spiega Claudia Tempesta, storica dell’arte. «Era povero e in fuga. Lavorò molto nel breve periodo sull’isola, perché pur sempre tra i pittori più apprezzati del suo tempo, conteso dai collezionisti. Ma la miseria e la fretta traspaiono dalla povertà nell’uso del colore. Il Natale di quest’ora è di invocazione e mesta orazione. Prevalgono il silenzio, l’umiltà delle figure, su cui grava un ampio spazio buio. Come accade nelle fasi più aspre della vita, l’artista torna allo stile dei suoi primi anni. Ed è infatti lombarda l’iconografia della Madonna dell’umiltà, sdraiata accanto al Bambino. I pastori sono chini nella meditazione sul futuro. L’unica luce è sul Bambino. Le figure umane si stringono nel dilagare dell’ombra, analoga al buio interiore, nel momento in cui Merisi era senza più forze di fronte al suo destino».
 
 
Riposo nella fuga in Egitto (Galleria Doria Pamphilj, Roma)
 
L’opera (1599) «è un inno alla Vergine, in un trionfo di colore e di simboli» spiega Tempesta. È stato di recente decifrato lo spartito musicale a sinistra: un mottetto fiammingo in onore della Madonna, su versetti del Cantico dei Cantici (“Quam pulchra es et quam decora”, “quanto sei bella o mia prediletta!”, simile almottetto inciso sulla chiesa degli Oratoriani “Tota pulchra es Maria”). «La musica suonata dall’angelo è evocata dalla diffusione della luce » indica Tempesta. Al contrasto tra luce e ombra, si somma quello tra giovinezza delle figure divine, portatrici di vita eterna, e il realismo della rugosa figura umana di Giuseppe.Maria è immersa in una vegetazione rigogliosa, segnale dell’abbondanza di grazia. Il raccordo è in un albero secco, che richiama lamorte, evento lieto, per san Filippo Neri, al cui circolo Caravaggio aderì, perché trapasso al Cielo. Nella patristica, è l’amore per lo Sposo Gesù che rapisce la Sposa del Cantico (Maria, figura della Chiesa) nel languore. Tema del dipinto è la salvazione in Cristo, per virtù della luce della grazia.
 
Resurrezione di Lazzaro (Museo regionale, Messina)
 
Opera del 1608-9, «anche qui il dramma degli ultimi anni influenza l’esecuzione» spiega Tempesta. «Il gesto divino è analogo a quello della Vocazione di san Matteo. Ma lì c’era l’immediatezza della grazia. Qui invece il comando del Messia è ritratto un attimo prima di produrre il suo effetto, e Lazzaro non è ancora risorto. È l’ora della fede messa alla prova». La luce, ha indicatoMaurizio Calvesi, «è una crepitante scossa elettrica sul corpo ancora rigido di Lazzaro che in un drammatico sussulto spalanca le braccia nel salvifico segno della croce». Caravaggio si ritrae tra i presenti, di profilo, sporto verso la luce.
 
Deposizione (Musei vaticani, Roma)
 
Dipinta nel 1602-04 per la chiesa di san Filippo Neri, è una delle prime pale d’altare dell’artista. Il realismo del volto rugoso diMaria è tipico della rappresentazione caravaggesca degli umili, così come le gambe tozze, segnate dalle vene, di Giuseppe d’Arimatea. Maria di Cleofa con le braccia evoca la croce, e il braccio del Signore cade toccando la pietra del sepolcro, che allude al Cristo stesso “pietra angolare”. Sotto spunta una pianta verde, preludio di resurrezione. «La nudità dei piedi» scrisse Federico Borromeo nel suo De Pictura Sacra «è simbolo di obbedienza e fedeltà, propria di chi è pronto ad ogni cenno d’Iddio».
 
Incredulità di sanTommaso (castello di Sans Souci, Potsdam)
 
“Quest’opera del 1599 è un piccolo trattato di dottrina, con lo sguardo di Tommaso che scruta nel divino -spiega Tempesta- Il Signore stesso ha scelto di rivelarsi a noi, e ci indica la strada per arrivare a Lui, nonostante i limiti della condizione umana: per riconoscere il Risorto è necessaria l’apertura del cuore e l’adesione della volontà”.
 
ARTE E FEDE
Caravaggio e le diocesi, un anno di percorsi pastorali
 
Nuova attenzione anche nelle diocesi all’opera di Michelangelo Merisi alla svolta del quarto centenario dell’artista. L’anniversario ha coinciso infatti anche nelle Chiese locali con nuovi progetti, legati ai suoi capolavori e alle questioni teologiche e spirituali che li attraversano. Ad esempio, nella diocesi di Roma, città che conserva ampie testimonianze della sua attività, l’Ufficio catechistico ha incluso un percorso caravaggesco nel programma delle iniziative di formazione del nuovo anno pastorale, avviato da ottobre 2010. Sarà previsto anche un ciclo di conferenze, tenute da storici dell’arte e sovrintendenti. Gli incontri rientreranno idealmente nel progetto di conoscenza della storia della Chiesa di Roma, promosso negli ultimi anni dalla diocesi capitolina. Per lo più le opere di Caravaggio in Italia si trovano in musei, collezioni private e chiese di proprietà dello Stato. Non ricevono dunque fondi diocesani, ma rientrano sotto il profilo pastorale nello studio delle radici cristiane del territorio. È il caso ad esempio della diocesi di Palestrina, dove il locale Museo diocesano di arte sacra è tornato ad esporre la “Decapitazione di sant’Agapito”, dipinta per il locale convento dei Carmelitani, dall’artista in fuga da Roma.
 
Un contributo culturale di rilievo è venuto anche dagli archivi diocesani. Nel 2007 in quello dell’arcidiocesi diMilano fu ritrovato l’atto di battesimo di MichelangeloMerisi, nell’antica parrocchia di Santo Stefano in Brolo (oggi Santo Stefano Maggiore). Il documento valse a rafforzare l’ipotesi della nascita aMilano del maestro nel 1571, e non a Caravaggio (Bergamo) dove pure la famiglia aveva le origini. Nel capoluogo lombardo inoltre il Museo diocesano ambrosiano ha promosso un ciclo di conferenze ‘Caravaggio in pillole’ per tutta l’estate 2010.