Già da piccola giocavo ai personaggi. Con gli abiti di mamma e i suoi trucchi, ero pronta per essere tutto quello che inventavo. Mia madre si disperava, ma non potevo smettere e mi perdonava. Mi aveva visto in punto di morte pochi anni prima. Gonfia per la peritonite, ero talmente grave che il medico le disse di chiamare il prete, e ricevetti lestrema unzione. Ma lei devotissima a santa Rita, pregava. Mi raccontò che, mentre piangeva sola accanto a me, a un certo punto mi tirai su, in mezzo al letto, dicendo: Santa Rita, Santa Rita. Dove? mi chiedeva. E io: sopra allarmadio. Le dissi di aver visto la Santa, ma ero troppo piccola e non me ne ricordo. Certo è che mi salvai. Mamma si tolse un brillante e lo portò al santuario per grazia ricevuta, mentre fece indossare a me un abito di santa Rita per un mese.
Quest episodio spinse mia madre, anche lei attrice e costretta a continui viaggi, ad affidarmi alle suore del collegio di Santa Rita, nella mia Napoli. Esiste ancora, vicino a via Salvator Rosa, non distante dal Vomero, con un panorama spettacolare sulla città e sul golfo. Non ci sono più tornata. Tante volte ho pensato di salirci ancora ma vengo trattenuta da qualche cosa. Ai piedi di quelle scale mia madre mi salutava ed io piangevo per giorni. Tuttavia in collegio scoprii la scena, erano spettacoli sui santi. Per scansare i rimproveri, ammonivo io le suore: se mi mettete in castigo, non recito più. In quelle mura vivevo in attesa di mamma e tra i terrori della guerra: ricordo lo scoppio di una nave bombardata, fece esplodere tutti i vetri. Nella vita ho affrontato due momenti difficili: la perdita di mia madre, per cui restai con mio fratello maggiore.
E poi la scomparsa anche di lui, che lasciava moglie e quattro figli piccoli. Io figli non ne ho potuti avere, ma ho portato comunque quattro bambini sulle spalle. Mia cognata per farsi ubbidire, ripeteva: ora che viene zia Luisa glielo dico, e allora Luisa era il papà terribile. Oggi ho quattro nipoti straordinari. Tuttora quando sento la necessità di entrare in chiesa, sto in silenzio davanti a Dio: Se esisti non cè bisogno che parlo. Nella vita, mi sono sempre rifugiata in chiesa. Ringraziando Dio, poi le cose si sono messe a posto. Il lavoro è iniziato da giovanissima con Eduardo. Da lui ho imparato molto, ma sceglieva i ruoli per me e così, dopo una trentina di cameriere vecchie e giovani, ho cercato altro e, sempre alla ricerca del nuovo, ho incrociato la maestria di Roberto De Simone, con il ruolo più caro, innovativo e temuto, ne La gatta Cenerentola .
Fu un successo. Una volta noi attori ci chiamavano artisti, oggi non più. Ho paura per i giovani che in Italia scelgono il palcoscenico: troppo difficile produrre indipendentemente dalla politica e poi il pubblico non guarda più al teatro con gli stessi occhi di una volta. Dopo questa intensa vita, credo fortemente che la fede in Dio, dentro di noi, cè. Ti sorregge nei momenti in cui ti stai perdendo o nei grandi dolori. Ce lhanno tutti, solo che alcuni non la sanno riconoscere, altri sì. E lascoltano parlare.
REGINA IMPREVEDIBILE DEL TEATRO
La grande magia di vederla in scena