L'agricoltura sostenibile può fermare la desertificazione, linsicurezza alimentare e le migrazioni ambientali. Oggi quasi metà della popolazione povera del mondo vive in terre aride, ha calcolato lIfad, il Fondo Onu per lo sviluppo agricolo, e il cambiamento climatico segnato da siccità e inondazioni farà crescere queste cifre. Pratiche non intensive, mirate a non degradare i suoli privandoli dacqua, come lirrigazione goccia a goccia, e una gestione nuova del patrimonio forestale dimostrano però che le aree aride non sono terre di scarto. Possono diventare fonti sostenibili di cibo. In gioco cè la riduzione della povertà. Mentre andiamo in stampa, non piove esattamente da tre anni in Africa orientale, con 16 milioni di persone in assistenza umanitaria (+30% dal 2016), tra fame, piante riarse e bestiame perduto.
Il cambiamento climatico è la nuova variabile della sicurezza globale: crea instabilità politica e rifugiati climatici (già oggi 21,5 milioni lanno), guerre per il cibo e lacqua. Il conto alla rovescia si ferma solo con una produzione alimentare che non devasti lambiente, ad alta densità di conoscenza e di risorse, ha scandito lAccordo sul clima di Parigi. Basti pensare che il rendimento delle coltivazioni di grano dipende per il 40% dal cambiamento climatico. Per questo nel mondo la fame è tornata ad aumentare - ha denunciato la Fao a giugno - invertendo anni di progressi, a causa di guerre e rapine di risorse naturali: tocca di nuovo 800 milioni di persone. Per questo la Chiesa italiana destina ogni anno risorse che nel Terzo mondo formano a nuove tecniche agricole in tutti i continenti: dal Guatemala (154 mila euro in diocesi di Verapaz) allIndia (19 mila euro nella diocesi di Kurnool). Spesso i corsi di sviluppo rurale prevedono alfabetizzazione, accesso al microcredito, promozione delle donne.
I fondi liberati dalle nostre firme hanno sostenuto non solo la produzione ma la commercializzazione di riso (28 mila euro in diocesi di Chiang Mai, in Thailandia), anacardi (5.900 in Costa dAvorio) o cotone (18 mila euro alla missione comboniana in Eritrea). Non mancano risorse per acquistare macchinari (arcidiocesi di Cape Coast in Ghana, 4.600 euro) o lo scavo di pozzi (vedi Sovvenire giugno 2015). E crescono le azioni di rivitalizzazione dellagricoltura su base organica (diocesi di Irinjalakuda, India) oltre alle fattorie. Addirittura, rivitalizzando terre incolte, oggi assicurano lautosostentamento a case daccoglienza, come in Myanmar allorfanotrofio delle suore Serve di Maria.