La Chiesa grazie alle firme non ha lasciato sole le vittime di emergenze ambientali. Nellultimo anno ha inviato 2 milioni di euro, dopo le alluvioni in Sardegna orientale a novembre scorso (17 morti e 2.700 sfollati) e sulla costa marchigiana due mesi fa (3 morti, 300 sfollati). Un lungo sostegno spirituale e materiale. «Abbiamo potuto aiutare centinaia di famiglie grazie all8xmille e agli aiuti delle Caritas diocesane di tutta Italia - spiega don Andrea Raffatellu, vicario generale incaricato del coordinamento nella diocesi di Tempio-Ampurias e parroco della Sacra Famiglia, ad Olbia, con circa 180 famiglie alluvionate - Fin dalle prime ore abbiamo aperto sia i saloni parrocchiali che le chiese per dare un tetto agli sfollati, per comporre le salme e per distribuire aiuti alimentari».
«Caritas Italiana ci ha aiutato a mettere in piedi un sistema di verifica delle richieste e distribuzione efficace degli aiuti» indica Donatella Careddu della Caritas di Tempio-Ampurias, una delle diocesi più colpite con quelle di Nuoro e di Ales-Terralba. «Siamo partiti con un censimento delle necessità casa per casa, decidendo poi con il parroco come modulare lintervento. Così abbiamo dato aiuti diretti alle famiglie, promosso il microcredito e prestiti a tasso agevolato. Sono attivi anche gli sportelli di supporto psicologico e borse di studio per i giovani". Spesso un letto, un fornello a gas e una lavatrice sono serviti a ripartire. «Abbiamo dato una mano per elettrodomestici e mobili, tutti perduti sotto il fango - ricorda don Raffatellu - Almeno 200 famiglie su circa 1.300 colpite devono rientrare nelle case, ancora inagibili.
Con leconomia ferma, tanti sono rimasti indietro con i mutui o ci hanno chiesto aiuto per i costi inarrivabili delle bollette di gas e luce: nel frattempo infatti i contatori avevano proseguito a correre nelle abitazioni vuote, o era stato necessario tenere accese le stufe per asciugare le mura. I gestori pretendono comunque i pagamenti. Ad una famiglia sono arrivate bollette di 2 mila euro per un bimestre». «Per sostenere leconomia olbiese abbiamo avviato convenzioni con i negozi di materiali edili e alimentari - aggiunge Careddu- contrattualizzato lavoratori edili con borse-lavoro, aiutando nel contempo anziani che non potevano permettersi le ristrutturazioni». In città il sostegno della Chiesa è stato visibile. «I sacerdoti hanno agito con discrezione- spiegano ad Olbia - e sono stati fondamentali per dare coraggio, anche accanto a chi aveva manifestato propositi suicidi. Con i collaboratori hanno tutelato la dignità di tanti».
Dall'alluvione è riemersa una società provata dalla recessione, con diffuse povertà nascoste, disoccupati e precariato. «C'è un'emergenza sociale, anche nelle condizioni di salute delle famiglie. Non ci aspettavamo di trovare tanti casi di malattie rare nei bambini e tumori negli adulti» spiega Careddu. Dati sanitari di cui andranno accertate entità e cause, oltre all'incidenza delle difficoltà economiche nel fare prevenzione. Il lungo servizio ai fratelli non è finito. «Il nostro gruppo - 3 persone al coordinamento, 2 al magazzino di stoccaggio per le parrocchie, una squadra di muratori, 2 per pulire le case di anziani e malati - è ancora al lavoro» indicano alla Caritas. Mentre la magistratura sta accertando le responsabilità del mancato allarme di novembre scorso, con il turismo estivo l'economia lentamente è ripartita. Ma solo salvaguardia ambientale e solidarietà varranno a edificare una «casa sulla roccia».