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della Conferenza Episcopale Italiana

Uniti nel dono / Don Claudio e la sclerosi: una croce che diventa luce e abbatte le barriere

A Collegno, nel Torinese, un parroco ha trasformato la sua malattia in un’opzione preferenziale per i malati e i disabili. Con la sua comunità ha abbattuto le barriere architettoniche e spirituali. Aprendo strade di comunione e di inclusione. Una bella storia pubblicata su www.unitineldono.it che vi proponiamo in questa pagina di In Cerchio. «Quando la […]
26 Aprile 2022

A Collegno, nel Torinese, un parroco ha trasformato la sua malattia in un’opzione preferenziale per i malati e i disabili. Con la sua comunità ha abbattuto le barriere architettoniche e spirituali. Aprendo strade di comunione e di inclusione. Una bella storia pubblicata su www.unitineldono.it che vi proponiamo in questa pagina di In Cerchio.

«Quando la strada manca, inventala» diceva il fondatore degli Scout Robert Baden-Powell ai suoi lupetti ed esploratori. Ed è quello che è avvenuto 14 anni fa nella parrocchia di San Massimo Vescovo di Torino a Collegno, quando la diagnosi sconvolgente formulata a don Claudio Campa di esser stato colpito da una malattia degenerativa ha aperto le braccia di un’intera comunità agli ammalati. «Esiste una testimonianza dei disabili all’interno della Chiesa: l’an­nuncio del Vangelo della gioia di essere chiamati figli di Dio, che si manifesta con chiarezza la domenica» dice oggi con il sorriso negli occhi. «C’è una forza vitale e comunicativa nelle liturgie cui partecipano i disabili, che diviene dono e testimonianza per tutta la comunità. Dei disabili è lo spazio del bello e della gioia. Dei disabili è lo spazio della liturgia».

«Il ritrovarmi a tutti gli effetti tra i portatori di handicap mi ha stimolato ad una riflessione: come trasformare un problema in una risorsa?». Così la comunità si è stretta intorno al suo parroco: sono nate la commissione pastorale per la salute e la disabilità, la Charta di San Massimo, che è un tavolo di dialogo tra le parrocchie e il Comune, i sabati aggregativi con il pomeriggio di laboratori, la Messa e la cena. «Abbiamo promosso eventi di sensibilizzazione sulla disabilità cognitiva, sensitiva e motoria, il caffè Alzheimer e il “dopo di noi”. Ma soprattutto – ricorda – c’è il lavoro quotidiano con i ragazzi con disabilità che frequentano il catechismo, la Messa per i sordi con interprete LIS, gli scout, l’estate ragazzi, le “convivenze guidate” e le associazioni: quanti nomi, quanti volti, quante storie! Da quando sono sulla sedia a rotelle ci sono più carrozzine in chiesa e una persona anziana una volta mi ha detto: “quando sto male, penso a lei e mi faccio coraggio”».
Decine di disabili sono usciti dalle loro case e hanno iniziato a frequentare l’oratorio e le attività. «Il riscontro più bello che abbiamo dall’esterno – racconta Silvia Lova, capo scout e tra le più strette collaboratrici di don Claudio – è che chi arriva da fuori respira questa accoglienza e fraternità, e che qui la malattia e l’handicap è accolta come qualcosa di normale, che può far parte della vita dei singoli e delle famiglie».
La sfida resta per tutti passare dall’isolamento all’inclusione, dal disagio alla condivisione. «Mi piace pensare che quando mi avvicino ai ragazzi per la comunione – chiosa don Claudio – la mia carrozzina elevata sia sorretta dalle mani di Dio. Mani che ti avvolgono e ti custodiscono. Sento le mani del Signore come il mio rifugio, la mia forza, la mia sicurezza, la mia casa».

(testo di Manuela Borraccino – foto e video di Cristian Gennari – Agenzia Romano Siciliani)

Per saperne di più – Don Claudio Campa ha raccontato la sua esperienza con la collaboratrice Silvia Lova nel volume Elogio della fragilità (attualmente non disponibile). Poi tre anni fa la sua storia è comparsa con quella di altri 12 preti nel bellissimo Come un seme che germoglia. Sacerdoti nella malattia di Vittore De Carli (Libreria editrice vaticana 2019, pagg. 144), nel quale ha ripercorso l’inaspettata fecondità pastorale scaturita dalla sua patologia.