SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA
della Conferenza Episcopale Italiana

In Giordania profughi iracheni sotto un tetto sicuro

Sono più di ottomila le famiglie di rifugiati iracheni accolte dalla Caritas in Giordania. Di queste, settecento versano in condizioni di totale indigenza: sono cristiani fuggiti dalla piana di Ninive portando con sé solo ciò che indossavano. Attraverso Caritas-Giordania, la Chiesa italiana ha destinato 2 milioni e 200mila euro, dai fondi dell’8xmille, per garantire a queste […]
21 Ottobre 2016
Sono più di ottomila le famiglie di rifugiati iracheni accolte dalla Caritas in Giordania. Di queste, settecento versano in condizioni di totale indigenza: sono cristiani fuggiti dalla piana di Ninive portando con sé solo ciò che indossavano.
 
Attraverso Caritas-Giordania, la Chiesa italiana ha destinato 2 milioni e 200mila euro, dai fondi dell’8xmille, per garantire a queste persone il pagamento dell’affitto per tutto il 2017. Oltre ad Amman, queste famiglie saranno ospitate a Madbah, Zarqa e Balqa, dove troveranno un minimo di garanzie, in attesa di soluzioni più stabili.
 
La somma destinata dalla C.E.I. sarà stanziata in due tranche: la seconda sarà versata sulla base della rendicontazione di come sia stata spesa la prima.
 
Francesco Gnagni per la Radio Vaticana ne ha parlato con il direttore di Caritas Giordania Wael Suleiman:
 
R. – Questi fratelli dell’Iraq - che sono venuti dall’agosto 2014, come tutti sappiamo erano stati mandati via, proprio in quel periodo, da Daesh - sono andati prima a Erbil, poi la Giordania ha aperto la porta a 11 mila persone. In questi due anni, anche con il grande aiuto della Conferenza Episcopale Italiana, siamo riusciti a mandare tutti i loro figli nelle scuole cristiane in Giordania. La C.E.I. si sta occupando, insieme alla Caritas Giordania e alla nunziatura, del sostegno economico alle scuole. Quest’anno, con la visita di Mons. Nunzio Galantino, è arrivata la buona notizia che si andrà a sostenere proprio le famiglie più bisognose e più povere, proprio quelle che in questi due anni hanno speso tutto il denaro che avevano.
 
D. – Sappiamo che la comunità cristiana in Iraq ha origini antichissime. Cosa significano per loro questi spostamenti e la condizione nella quale vivono? Vorrebbero tornare nella loro terra?
R. – Dalla prima Guerra del Golfo e fino ad oggi, loro hanno vissuto molto momenti drammatici, e questo è l’ultimo: l’ultimo, per loro, significa che non vogliono più tornare. Noi, la Chiesa in Giordania, anche la Caritas in collaborazione con la nunziatura, cerchiamo di fare il possibile per sostenerli e per convincerli a rimanere almeno in Giordania finché la situazioni non migliori in Iraq, così potrebbero tornare. E noi vediamo l’importanza di un loro ritorno: loro fanno parte dell’Iraq, del Medio Oriente, non devono lasciare. E io penso che con l’aiuto della C.E.I., con l’aiuto della Chiesa universale, i cristiani debbano essere sostenuti là dove si trovano: in Giordania, in Libano, in Turchia, in Egitto per farli tornare, un giorno, in Iraq.
 
D. – Sì, perché la Giordania, di fatto, rappresenta sempre più un elemento di stabilità in tutto il Medio Oriente...
R. – Sì. Per questo vorrei ribadire ancora l'importanza di questi due interventi della C.E.I.: l’anno scorso è venuto Mons. Galantino, un anno dopo che si era verificato questo dramma, dopo un anno che i bambini non andavano più a scuola. C’è stato, l’anno scorso, questo intervento importante, di mandare tutti a scuola; e parliamo di 1.400 bambini: non è mica poco! Invece, in questo secondo anno Mons. Galantino è venuto a trovare questi 1.400 bambini per assicurare un secondo anno scolastico a tutti. Questo secondo intervento, volto ad aiutarli a pagare l’affitto e quindi a rimanere, dà loro un po’ di stabilità, anche a livello psicologico. E lì noi abbiamo visto come questi due interventi siano stati per tutti noi una grande provvidenza da parte della C.E.I. E la C.E.I. significa la Chiesa italiana, il popolo italiano che sta donando per i suoi fratelli che in questo momento hanno tanto bisogno.
 
D. – Sappiamo poi che la Giordania è un Paese che fa dell’accoglienza e del dialogo il vero centro delle proprie politiche e che quindi in questo senso rappresenta anche un vero e concreto esempio di misericordia. Quindi chiedo a lei: è così che si combatte il fondamentalismo?
R. – Sì. Penso di sì. Io penso che la Giordania sia un esempio per tutto il mondo. Fa vedere come una minoranza cristiana - noi siamo appena il 2%, noi cristiani in Giordania - noi viviamo insieme da tutti questi anni, ci vogliamo bene, ci rispettiamo … Io penso che sì, questo è l’amore e può vincere: un giorno potrà vincere sul male. Allora, noi non vogliamo che questo rimanga solo per la Giordania; noi vogliamo fare di tutto perché questo possa arrivare a tutti gli altri Paesi del Medio Oriente: in Siria, in Iraq e in tutti gli altri Paesi.
 
 
 (Nella miniatura il Segretario della C.E.I. Nunzio Galantino in visita ad ottobre nel campo profughi di Zaatari)