SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA
della Conferenza Episcopale Italiana

Facebook e Chiediloaloro: l’8xmille non era mai stato raccontato così

L’8xmille non era mai stato raccontato così. In anticipo sulla campagna tv, che come ogni anno vedremo a metà aprile, per la prima volta è disponibile su Internet una fotocronaca in tempo reale, concreta e documentata - con didascalie e possibilità di commenti e domande - dai luoghi delle opere realizzate grazie alle firme. I […]
22 Febbraio 2013
L’8xmille non era mai stato raccontato così. In anticipo sulla campagna tv, che come ogni anno vedremo a metà aprile, per la prima volta è disponibile su Internet una fotocronaca in tempo reale, concreta e documentata - con didascalie e possibilità di commenti e domande - dai luoghi delle opere realizzate grazie alle firme. I primi post vengono dall’Etiopia.

  
È lì che si trova Matteo Calabresi, responsabile del Servizio promozione C.E.I. e autore del progetto, con una troupe per girare gli spot 2013. Il suo photoreportage è diffuso su Facebook, in modalità accessibile anche ai non iscritti al social network. Resterà interattivo fino a domenica 24 febbraio, quando si concluderanno le riprese. Per vederlo basta cliccare qui oppure avviare dalla homepage di Google la ricerca «chiedilo a loro facebook» o digitare direttamente sull’indirizzo www.facebook.com/pages/Chiedilo-a-loro/198659200245861.
 
Il «foto-diario» va all’essenza dei progetti C.E.I.: i post quotidiani arrivano dai centri per l’accesso al microcredito di Merawi (destinatari di 450mila euro) e dal grande ospedale di Wolisso, a 140 chilometri dalla capitale Addis Abeba (5 milioni di euro), avamposto sanitario regionale gestito dal Cuamm, con formazione per medici e infermieri, oltre che reparti ostetricia e pediatria, fondamentali in un Paese dove solo il 10% delle donne partorisce in strutture sanitarie, con rischi di morte e complicanze. Prossime tappe previste, con altri scatti: gli asili per l’infanzia diseredata e i bambini dei campi profughi della guerra con l’Eritrea (65mila euro). Tutte opere create o sostenute dalla Chiesa italiana, grazie ai fondi 8xmille «carità all’estero».
 
Dunque uno sguardo diretto sugli interventi e il loro funzionamento, sui destinatari dei fondi e gli effetti sul territorio. Ma nei post emerge anche l’intera Etiopia, con la lentezza dei ritmi di vita nelle province, le strade sterrate, la fortuna di chi può almeno percorrerle a dorso d’asino, la diffusione del lavoro manuale nelle campagne. E ancora, villaggi immersi in una dimensione arcaica ma alle prese con emergenze drammatiche. In controluce, restituiscono la misura della capillarità dell’azione caritativa della Chiesa italiana, in grado di raggiungere le realtà più bisognose e meno accessibili.
 
Negli scatti si intuisce la scelta delle missionarie della Consolata, come suor Maria Bandiera, di medici come Anna Berti, in servizio a Wolisso, o delle destinatarie del progetto microcredito CVM, ex domestiche ed ex «spose-bambine» strappate ad anni di abusi. E si indovina l’accoglienza riservata agli ospiti stranieri nelle capanne precarie, ricoperte a terra d’erba fresca in segno di benvenuto. Tutti dettagli di un viaggio della solidarietà, che danno conto della fatica di invertire destini e riaprire prospettive per donne, malati e bambini che abitano quelle realtà.
 
"Questo progetto dei post è nato sul campo, a partire dalla ricchezza delle immagini e delle storie che raccoglievamo. E che per motivi di spazio non riusciremmo a valorizzare in tv e sul nostro sito durante la campagna di comunicazione di primavera – spiega Matteo Calabresi sulle pagine di Avvenire – È a costo zero, e si basa sul mio piccolo impegno di selezionare, commentare e postare le foto al rientro la sera o la mattina prima di ripartire". Il valore aggiunto del progetto? "È nell’immediatezza delle immagini, nel loro realismo – aggiunge Calabresi –. Gli oltre 4mila "like" ("mi piace") e commenti raccolti in poche ore, in gran parte di sostegno e apprezzamento per quanto la Chiesa sta facendo, mostrano che il messaggio è arrivato".
 
Laura Delsere