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della Conferenza Episcopale Italiana

8xmille senza frontiere: a Cagliari una casa accoglienza

Vi proponiamo uno dei 6 vincitori dell’ultima edizione del bando giornalistico 8xmille senza frontiere. Si tratta dell’articolo di Maria Chiara Cugusi dal titolo “Per i detenuti un aiuto dall’8xmille”, pubblicato il 26 gennaio sulla testata aderente alla Federazione Italiana Settimanali Cattolici Il Portico di Cagliari. Dallo scorso 30 novembre è attiva la Casa di accoglienza […]
9 Ottobre 2020

Vi proponiamo uno dei 6 vincitori dell’ultima edizione del bando giornalistico 8xmille senza frontiere. Si tratta dell’articolo di Maria Chiara Cugusi dal titolo “Per i detenuti un aiuto dall’8xmille”, pubblicato il 26 gennaio sulla testata aderente alla Federazione Italiana Settimanali Cattolici Il Portico di Cagliari.

Dallo scorso 30 novembre è attiva la Casa di accoglienza per detenuti in permesso "Leila Orrù - De Martini". Obiettivo, accogliere quelle persone che possono usufruire di giorni di permesso premio per uscire dal carcere, ma non hanno un luogo dove trascorrerli né qualcuno che li possa ospitare.
«Con questa Casa - spiega don Marco Lai, direttore della Caritas diocesana di Cagliari -, l’unica oggi attiva nel territorio diocesano, diamo loro la possibilità di iniziare un percorso di re-inserimento, preparatorio alla libertà, in cui possono affacciarsi fuori dalle mura del carcere, e incontrare i propri cari».

L’opera-segno della Caritas, intitolata alla donatrice della struttura, è stata attivata grazie ai fondi 8xmille diocesani (15.000 euro) a cui si sono aggiunte le offerte raccolte in occasione dell’ultima Giornata diocesana della carità, nel marzo 2019. Un segno tangibile, «frutto - continua il direttore - di una riflessione portata avanti da anni, punto di arrivo di un’attenzione a 360 gradi da parte della Chiesa locale verso i detenuti e i loro familiari. Un’attenzione di prossimità umana e cristiana sviluppata, in questi anni, attraverso diverse azioni portate avanti in carcere, dall’attività di ascolto al magazzino per i più bisognosi. Tutto ciò è reso possibile anche grazie ai fondi 8xmille, che ci permettono di avere a disposizione le risorse indispensabili per garantire il servizio svolto dai volontari».

L’attività della Casa è portata avanti in sinergia con l’area educativa del carcere («casa circondariale Ettore Scalas») di Uta e con il cappellano, Padre Gabriele Iiriti. La Casa accoglie inoltre i detenuti della colonia penale di Isili. «Si tratta - spiega padre Iiriti - di un servizio che richiede un rapporto continuo con l’area educativa del carcere, che svolgo volentieri, in collaborazione con la Caritas, come segno tangibile della presenza della Chiesa all’interno delle mura carcerarie. Una presenza che cerca sempre di dare speranza». Aspetto significativo è che la struttura «si trova nel cuore della città di Cagliari: ciò, per queste persone, rinchiuse in un carcere isolato, lontano dal contesto urbano, significa avere una concreta possibilità di re-inserimento, una nuova opportunità di vita». Sono gli stessi detenuti che, ottenuti i permessi premio, possono chiedere ai loro educatori di usufruire del servizio. Le richieste vengono poi esaminate dal magistrato che, in caso di assenso, ne definisce la durata e le modalità.

«Facciamo in modo – spiega Paolo Lai, operatore referente della Casa, affiancato da alcuni volontari - che chi arriva qui non si senta ospite ma a casa. Talvolta anche un sorriso è sufficiente per instaurare un rapporto umano, per accorciare le distanze, pur senza invadere la sfera più intima della persona accolta». Sei i posti letto complessivi divisi tra le due camere disponibili: le persone accolte possono cucinare e anche usufruire della biblioteca allestita per loro dalla Caritas. Giuseppe è stato il primo detenuto accolto nella Casa, poco prima di Natale. Di carattere propositivo, già impegnato con entusiasmo all’interno del carcere di Uta nel progetto degli “Orti sociali”, ha ottenuto il permesso anche grazie alla buona condotta osservata in tanti anni di pena. Ha potuto finalmente incontrare la moglie e i figli, che non vedeva da tre anni. «È stata davvero una grande opportunità, ho rivisto la mia famiglia e ho trascorso dei bei momenti - racconta -. Sono molto felice, non posso che ringraziare». Appena rientrato in carcere ha condiviso la sua esperienza con gli altri detenuti: ne sono scaturite altre otto richieste di accoglienza, ora al vaglio del magistrato.