SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA
della Conferenza Episcopale Italiana

Atlante 8xmille >> Torna alla vita una comunità dispersa

Nel Paese del Sud-Est asiatico il Natale non è segnato sul calendario. Ma i 60 sacerdoti (di cui solo 5 cambogiani) e i 18 mila fedeli sono da pochi anni tornati a celebrarlo senza paura, dopo la repressione Khmer. E l’8xmille sostiene la rinascita. Il 25 dicembre non sarà festa in Cambogia. Ma sarà ben più […]
2 Agosto 2017
Nel Paese del Sud-Est asiatico il Natale non è segnato sul calendario. Ma i 60 sacerdoti (di cui solo 5 cambogiani) e i 18 mila fedeli sono da pochi anni tornati a celebrarlo senza paura, dopo la repressione Khmer. E l’8xmille sostiene la rinascita.
 
Il 25 dicembre non sarà festa in Cambogia. Ma sarà ben più facile che in passato per i cattolici vivere la propria fede e riporre speranze nel futuro. Lo sguardo rivolto al domani, senza voltarsi indietro: è il sentimento comune che pervade oggi il Paese più fragile del Sud-Est asiatico, dopo la prima generazione sopravvissuta alla dittatura dei Khmer Rossi di Pol Pot. Dal 1975 al 1979 furono annientate 2milioni di persone, oltre un abitante su 4.
 
Il 48% dei cattolici venne eliminato, smembrate le comunità, espulsi o uccisi i sacerdoti, la cattedrale di Phnom Penh distrutta. Al genocidio Khmer seguì fino al 1989 l’occupazione vietnamita. Nel 1990, le prime libere elezioni sotto supervisione Onu. Nello stesso anno i cristiani si videro riconoscere libertà di culto, in uno Stato a maggioranza buddhista, potendo tornare a celebrare l’Eucaristia.
 
«Oggi la Chiesa cattolica cambogiana è composta di tre diocesi, con 18mila fedeli. I sacerdoti sono 60, per lo più missionari stranieri, con cinque preti cambogiani, vissuti come un prezioso dono dalla comunità dei fedeli, e cinque seminaristi nati in Cambogia, due dei quali diventeranno preti entro due anni, e oltre 60 suore» spiega padre Alberto Caccaro del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime).
 
Ha trascorso gli ultimi dieci anni nella diocesi di Kompong Cham, da vicario generale e parroco a Preyveng. «Nei primi anni ‘90 era molto difficile entrare nel Paese come Chiesa cattolica» racconta. «Per il visto occorreva appartenere a un’organizzazione non governativa. Così il Pime decise di creare l’associazione New Humanity. E riuscimmo a dare risposte efficaci alle emergenze povertà, istruzione e sanità».
 
Pietre miliari per ricostruire il futuro di una popolazione che ha in media 22 anni e una speranza di vita di 60. Anche grazie all’8xmille funzionano decine di progetti che, spiega Gabriele Destefani, coordinatore per la Cambogia e il Myanmar (ex Birmania) di New Humanity «vanno da interventi per l’istruzione, come la biblioteca mobile, destinata ad alfabetizzare i villaggi rurali; all’assistenza ai portatori di handicap, discriminati nelle regioni più povere, per pregiudizi legati al destino individuale, e invece raggiunti da una rete di centri di riabilitazione; fino all’economia, con la creazione di piccole aziende agricole familiari».
 
Negli anni la comunità cattolica è cresciuta. «Oggi» prosegue padre Caccaro «la Chiesa gode di una certa libertà». Le autorità riconoscono nella sua azione non solo gli obiettivi di una ong,ma l’annuncio del Vangelo. «In questo cammino contano le buone relazioni con le istituzioni avviate dall’attuale vescovo di Phnom Penh –racconta il sacerdote- così come la presenza di molti sacerdoti e comunità cristiane su tutto il territorio nazionale».
 
Sullo squarcio lasciato aperto dal genocidio intanto è sceso un velo. Per padre Caccaro, «è un passato recente a cui i cambogiani non vogliono pensare. Sono una società molto giovane,  che non vuole riaprire le sue ferite. La novità è la grande voglia dei giovani di apprendere, ma con sempre più distacco dalla propria tradizione culturale ». Un fenomeno da leggere attentamente, aggiunge padre Caccaro, «perché senza criteri di discernimento che vengono dalla sua storia, si rende la Cambogia molto vulnerabile”.
 
Costantino Coros
(foto di Francesco Zizola)

 
CON LE NOSTRE FIRME
Sette milioni di euro per scuole e salute
Contributi per 7milioni di euro, a sostegno di 75 interventi, per lo più nell’istruzione e nella sanità. È il bilancio degli aiuti 8xmille, nel periodo 1990-2011, ai sacerdoti e ai cattolici cambogiani. Si va dai corsi universitari alla formazione professionale per ragazze povere; dalla scuola tecnica “Don Bosco’” all’assistenza dei portatori di handicap presso la missione dei gesuiti.
 
Corruzione, arretratezza economica, i difficili processi per crimini contro l’umanità ai maggiori artefici del terrore Khmer, rapporti problematici con i confinanti Vietnam e Thailandia, il contrasto al turismo sessuale, la corsa allo sviluppo, sono le sfide del presente cambogiano. La Chiesa cattolica locale, risorta da pochi anni, punta sulla promozione umana e la formazione dei giovani. In 28 erano presenti alla Giornata mondiale della gioventù di Madrid, ad agosto 2011: «Per noi questo viaggio» ha detto uno di loro, Sophal, 28 anni «rappresenta la consacrazione della nostra vita in nome della fede cristiana». L.D.