SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA
della Conferenza Episcopale Italiana

Progetti 8xmille >> «Diamo asilo ai bambini e aiuto alle madri»

Sembra una storia di Natale. Ma funziona tutto l’anno il nido gratuito Tata Mia per donne in difficoltà, italiane e immigrate. Alle spalle, storie di isolamento o violenza domestica. Mpv, Caritas, volontari e benefattori, con le nostre firme, le sostengono nella ricerca del lavoro. E se fosse un modello nazionale? ”Via Garrone 23/ È un ventre […]
2 Agosto 2017
Sembra una storia di Natale. Ma funziona tutto l’anno il nido gratuito Tata Mia per donne in difficoltà, italiane e immigrate. Alle spalle, storie di isolamento o violenza domestica. Mpv, Caritas, volontari e benefattori, con le nostre firme, le sostengono nella ricerca del lavoro. E se fosse un modello nazionale?
 
”Via Garrone 23/ È un ventre materno/ fatto di poco spazio e tanto calore/ dove i giorni si spogliano di ogni pregiudizio/ per immergersi nelle acque di un mare variopinto/ di piccole occhi di piccole mani…”. La poesia di Roberto Ballada, volontario di 28 anni, giocoliere per i piccoli ospiti dell’asilo Tata mia la leggi all’ingresso del nido, nel cuore settecentesco di Vercelli.
 
Stanze stipate di giocattoli e poster con i volti sorridenti dei 192 bambini che dal 2005 hanno passato qui i primi mesi di vita. I piccoli occhi sono quelli neri di Fatima, marocchina, 2 anni, che rotola felice sul tappeto di gomma. Le piccole mani sono quelle di Michael, 6mesi, che cingono il collo della tata mentre lo addormenta. Molti di questi bimbi sono nati grazie al Centro Aiuto alla Vita di Vercelli, “città del riso” e di una calda complicità femminile.
 
«Sono arrivata qui otto anni fa, senza lavoro, e con una bambina in grembo» racconta Monika, albanese, 28 anni. «Non avrei mai pensato di ricevere così tanto.
 
 Qui non ho trovato solo un asilo gratuito, il che vuol dire che con quel poco che guadagno posso dare da mangiare ai miei due figli, ma soprattutto una seconda famiglia, perché le donne incontrate qui per me sono state madri, nonne e sorelle:mi hanno tenuto mia figlia i primi due anni perché potessi lavorare, non mi hanno mai fatto mancare né il loro sostegno, né i loro consigli». Meryem, 39 anni, marocchina, aveva già tre figli di 15, 12 e 8 anni quando ha scoperto di aspettare il quarto: «Molte di noi» spiega «fanno le pulizie in nero o sono nella migliore delle ipotesi precarie: col quarto figlio avevo paura di perdere il lavoro… Senza questo centro, che negli ultimi 10 anni mi ha aiutato in tutti i momenti più difficili emi tiene Issam, che ora ha 11 mesi, non so come avrei fatto».
 
Sono 26, nove per ogni fascia oraria, i bambini che quest’anno festeggeranno il Natale in questo asilo. Aperto ogni giorno dalle 7.30 alle 20.30, Tata mia è sostenuto dalle braccia di una coordinatrice e due educatrici, svariate volontarie, alcune stagiste e dalla generosità di tanti cittadini che non fanno mancare un aiuto mensile. Grazie ad un contributo di 65mila euro dell’8xmille a Caritas diocesana e al coinvolgimento di istituzioni, cittadini e fondazioni, il nido si prepara a traslocare nel 2012 in una villetta con giardino a due passi dal centro storico: «L’abbiamo considerata un’opera davvero importante per la città» spiega don Osvaldo Carlino, direttore Caritas di Vercelli «perché già ora permette di lavorare a donne italiane e straniere che sono in grave difficoltà. E con una sede più grande sarà in grado di aiutare più famiglie».
 
Un esperimento per l’inclusione sociale che potrebbe divenire un modello in Italia, in aiuto a giovani madri in difficoltà. Molte le italiane, senza occupazione, che si rivolgono al nido, anche se in una provincia dove tutti si conoscono sono spesso restie a raccontare di sé. Le immigrate scontano anche la lontananza dalle famiglie d’origine. Per l’Istat, in Piemonte vive il 10% degli immigrati residenti in Italia (400mila su 4,5 milioni) e qui nel 2010 è nato anche il 10% dei bambini “stranieri”. «Alcune di noi potrebbero riferire storie di abusi e sfruttamento» rimarca Rose, 37 anni, della Costa d’Avorio.
 
La miglior ricetta contro la povertà dei bambini, secondo una recente ricerca Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) sono madri che lavorano. E quelle affluite al nido dicono di aver superato le asprezze del passato anche grazie all’impegno di persone come Antonella Borgatello, per loro semplicemente “l’anima del Centro”. «Nostro obiettivo – spiega lei, 54 anni, del Centro Aiuto alla Vita (in collaborazione con il Movimento presieduto in città da Mino Biasone) – è rimuovere gli ostacoli in modo che le donne non scelgano l’aborto. Il nido permette a madri prive di sostegno di lavorare e crescere i figli».
 
Con l’aiuto indispensabile dei tanti che con la loro firma hanno regalato una seconda famiglia ai bambini e alle mamme del Tata Mia.