SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA
della Conferenza Episcopale Italiana

Fotoreportage >> Fivizzano (Massa-Carrara)

Né spopolamento, né collegamenti difficili li tengono lontani dai fedeli loro affidati. Si accendono le luci del Natale in questa parte di Lunigiana. Anche grazie a don Bernardo, don Gregorio e don Claudio, vicini agli anziani e ai più deboli La Lunigiana è punteggiata di castelli e campanili. Ogni borgo montano, fino a non molti anni […]
2 Agosto 2017
Né spopolamento, né collegamenti difficili li tengono lontani dai fedeli loro affidati. Si accendono le luci del Natale in questa parte di Lunigiana. Anche grazie a don Bernardo, don Gregorio e don Claudio, vicini agli anziani e ai più deboli
 
La Lunigiana è punteggiata di castelli e campanili. Ogni borgo montano, fino a non molti anni fa, aveva il suo parroco. Con l’abbandono delle campagne, il volto di questa terra è cambiato. I giovani hanno cercato occupazione in città, la popolazione è invecchiata, e qualche immigrato, proveniente dall’Africa o dall’Europa dell’Est è arrivato fin quassù. Nonostante le trasformazioni profonde, la figura del prete ha saputo rimanere un punto di riferimento.
 
A Fivizzano, la «perla sperduta tra i monti» come la definì Giosuè Carducci, don Bernardo Marovelli, 50 anni, insieme a don Gregorio Polit, 43, e don Claudio Fresoli, 59 anni, si divide tra 17 parrocchie, collegate in un’unica “unità pastorale”. È cordiale, disponibile, saluta stringendoti forte la mano. «Ci sentiamo un po’ come missionari» esordisce. «Annunciamo la Parola di Dio, percorrendo nei giorni festivi, salvo imprevisti, più di settanta chilometri, per raggiungere la nostra gente». E numeri alla mano, spiega: «A Fivizzano vivono oltre 1.300 abitanti, a Sassalbo 180, a Cerignano 150, a Pognana un po’ meno e poi giù giù, a scalare, Verrucola, Terenzano, appena 60, e in fondo alla classifica Quarazzana, con 16 anime».
 
Complessivamente 2.500 persone, su un territorio vasto circa 50 chilometri quadrati. «Nell’unità pastorale» prosegue «il mio ruolo è di coordinamento. Ciascun sacerdote ha responsabilità diretta di alcune parrocchie, le altre le ha in condivisione. Aiutati dai diaconi, ci spostiamo lungo la settimana per le celebrazioni collaborando in attività comuni, come il catechismo. Non ci sentiamo eroi. Sono tanti i parroci in Italia che vivono situazioni simili alla nostra».
 
Questi borghi, nonostante lo spopolamento, mostrano profonde radici di fede. Nelle feste di Natale si accendono i presepi viventi, illuminati nel freddo della sera. E tutto l’anno centinaia di maestà, edicole in marmo e pietra, oratori, cappelline, tabernacoli raccontano secoli di  evozione ai santi e alla Madonna. Purtroppo le chiese hanno bisogno di manutenzione continua e restauri per evitarne il crollo: «in casi eccezionali – aggiunge don Bernardo – siamo stati costretti a vendere le canoniche per poter riparare gli edifici fatiscenti».
 
Le comunità sono formate da poche persone, prevalentemente anziane, e i sacerdoti celebrano l’Eucarestia una volta alla settimana o ogni 15 giorni. La messa è l’occasione per ritrovarsi. La parrocchia è infatti anche un centro di aggregazione. Al prete si confidano anche problemi di salute,e difficoltà per farsi visitare da un medico, per arrivare in città con i trasporti pubblici ridotti, o di come trascorrere il tempo nelle vecchie case in pietra.
 
Franco Micheli, pensionato di Sassalbo, racconta: «Ho visto il mio paese spopolarsi e perdere molti servizi. Qui l’ufficio postale apre solo un giorno la settimana. Se non avessimo il prete o il diacono, che ci confortano con la Parola di Dio e i sacramenti, ci sentiremmo abbandonati». Emilio Pancini, diacono permanente, spiega: «Il sacerdote e il ministro della Parola sono accolti come una presenza amica». Con una popolazione prevalentemente anziana si celebrano più funerali che battesimi. «A Fivizzano» rivela don Bernardo «in sei anni ne ho amministrati meno di trenta, ed ho accompagnato al cimitero oltre cinquanta persone, alcune delle quali emigrate ma che portavano sempre nel cuore il paese d’origine».
 
Cresce anche il rapporto con gli stranieri, popolazione in aumento. «Il primo scambio magari è per richieste di lavoro: ci chiedono se conosciamo aziende o imprese che assumano personale, o se in qualche famiglia serva un aiuto domestico». Don Claudio Fresoli è un prete espansivo, poco formale. Da anni collabora con la comunità di recupero per tossicodipendenti, a Caugliano. Il giovedì è alla casa di riposo per anziani a Mommio, dove celebra l’Eucarestia: un momento di famiglia, cui sono invitati tutti i (40) parrocchiani.
 
La Chiesa, la comunità cristiana è dove le persone si ritrovano per pregare, vicino ai più indifesi. Viene dalla Polonia, don Gregorio, il più giovane del gruppo. È cappellano all’ospedale di Fivizzano e alla clinica “Cardinale Maffi” per persone con disabilità mentali. «Il nostro ministero coniuga umanità e sacramenti. Ci prendiamo cura dei deboli e dei poveri, sono le persone che il Signore ci ha affidato in questa meravigliosa terra», dice don Claudio. A breve, nell’unità pastorale è atteso don Massimilien Loganghe Tanzula, 47 anni, originario della Repubblica Democratica del Congo, da anni in Italia. Così con lui, a preparare il Natale saranno quattro sacerdoti per 17 parrocchie. Attorno a loro, i fedeli. Sia quelli di questo tratto di Lunigiana, sia quanti, con un gesto fraterno, da tutta Italia li sostengono con le Offerte, e li accompagnano nella missione. 
 
 di Renato Bruschi
(fotografie di Romano Siciliani)
 

OFFERTE E PICCOLI PAESI

Nel 35% delle parrocchie il sacerdote è pendolare
 
Secondo dati Icsc-Istituto centrale sostentamento clero, oggi circa il 35%delle 26mila parrocchie italiane ha un sacerdote “condiviso”, a cui sono affidate non una sola, ma alcune comunità di fedeli. Così, pur potendo contare la maggior parte delle comunità italiane (65%) sulla figura del parroco fisso, in un caso su 3 non è così.
 
Un recente studio Cei ha calcolato che taluni parroci arrivano anche a 7 parrocchie assegnate. Per lo più realtà piccole,ma distanti chilometri per la conformazione del territorio. Lo sanno bene   parroci e fedeli di località montane, isole o distretti agricoli, dove lo spopolamento ha ridotto il numero dei comuni.
 
A ciò si aggiunge il calo delle vocazioni, con un rallentamento del ricambio tra preti anziani e nuovi sacerdoti, a cui suppliscono in parte presbiteri provenienti dall’estero: sono 1.500 quelli oggi   incardinati nelle diocesi italiane. Quasi mai i paesi con pochi abitanti hanno piccole necessità. Al contrario, Sovvenire ha spesso riferito di parroci punto di riferimento del territorio.
 
Come ministri dei sacramenti anzitutto. Poi sotto il profilo storico e culturale, sono custodi di tradizioni religiose che grazie a loro restano vive. Fanno inoltre da presidio sociale. Per gli anziani soli con i figli lontani, per le giovani famiglie. A tutela talora di diritti comuni, come la sicurezza lungo una strada statale a grande scorrimento, la salute e la qualità della vita di un paese. È ai parroci che la popolazione chiede aiuto per far sentire la sua voce. Ed è anche alle prese con questi compiti nuovi che le nostre offerte per il sostentamento li  raggiungono. P.I.
 

IL CONCORSO FISC/8XMILLE
Preti che fanno notizia, al via la 2° edizione
Questo reportage sui sacerdoti, uscito su Toscana Oggi, e qui presentato in una versione aggiornata, è stato finalista della prima edizione del concorso Federazione Italiana Settimanali Cattolici-8xmille. Il 31 dicembre 2011 scade il termine per partecipare alla seconda edizione di “8xmille senza frontiere”. Possono concorrere articoli, pubblicati sui settimanali diocesani, dedicati a figure di sacerdoti e al loro impegno per il territorio. Info: www.fisc.it