SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA
della Conferenza Episcopale Italiana

FOTO REPORTAGE >> Noi e i sacerdoti

Come in una guerra. Sono centinaia i cittadini innocenti uccisi  dai clan che si contendono il controllo dell’economia locale. In Campania i familiari hanno dato senso al loro dolore grazie a don Palmese. E ad un percorso di giustizia che, sia con il riutilizzo sociale dei patrimoni confiscati, sia con attività nelle scuole  e nelle […]
2 Agosto 2017
Come in una guerra. Sono centinaia i cittadini innocenti uccisi  dai clan che si contendono il controllo dell’economia locale. In Campania i familiari hanno dato senso al loro dolore grazie a don Palmese. E ad un percorso di giustizia che, sia con il riutilizzo sociale dei patrimoni confiscati, sia con attività nelle scuole  e nelle carceri, dal male genera il bene
 
Non è sempre facile stare dalla parte di Abele. Soprattutto in terra di faide tra i tanti Caino e in tempi in cui al centro della scena stanno spesso loro, i carnefici, ai margini le vittime. Per questo nel 2007, don Antonio Palmese, vicario episcopale dell’arcidiocesi di Napoli per la carità e la pastorale sociale, docente di ecclesiologia e già coordinatore regionale di Libera, promuove il Coordinamento campano dei familiari delle vittime innocenti della criminalità.
 
«Non solo di quella organizzata, che qui si chiama camorra, ma della criminalità tutta - precisa il sacerdote salesiano, inserito nel sistema di sostentamento clero per i suoi incarichi diocesani, e dunque affidato alle nostre Offerte - perché purtroppo la legge italiana risarcisce solo i familiari delle vittime di mafia, non di delitti comuni».
 
E poi, in ogni caso, per riappropriarsi della dignità, sentenze e risarcimenti non bastano. «Sono due le dimensioni su cui ci muoviamo - spiega don Tonino - La prima è la vicinanza affettiva, che consente un percorso di memoria ed elaborazione del dolore. La seconda è invece di tipo amministrativo-giuridico, per ottenere un risarcimento.
 
La memoria è quel che meglio ci fa ristabilire i contatti con la verità e la giustizia, mentre l’oblio genera il sospetto, insinua il dubbio che forse quelle persone non erano così innocenti o, come spesso si sente dire, si trovavano al posto sbagliato nel momento sbagliato. E invece no, erano esattamente là dove dovevano essere, al lavoro così come a prendere i figli a scuola. Chi spara sta nel posto sbagliato, continua don Tonino.
 
La memoria, dunque - che celebriamo il 21 marzo con la Giornata nazionale in ricordo delle vittime delle mafie, e a livello locale in tutte le altre date che ricordano le singole vittime - serve a spezzare il silenzio, diventa impegno che trasforma il dolore in antidoto alla rassegnazione e all’odio. Ed educa i giovani alla legalità, facendo loro capire che queste vittime sono innocenti in quanto liberi cittadini».
 
Così il sacerdote è diventato una colonna nella vita di tanti. «Don Tonino ci ha insegnato che cos’è l’impegno, ci ha ricordato che abbiamo il diritto di urlare il nostro dolore» spiega Alessandra Clemente, figlia di Silvia Ruotolo, uccisa a Napoli l’11 giugno 1997 a 39 anni in un agguato di camorristi del clan di Giovanni Alfano, mentre riportava a casa dalla scuola materna il figlio di 5 anni. Quella scena, in salita Arenella al Vomero - che due mesi fa è stata ribattezzata salita Silvia Ruotolo - Alessandra, allora di 10 anni, la vide dal balcone.
 
Per il delitto Ruotolo, che scosse la città (come in altri casi analoghi, ogni volta), furono comminati 5 ergastoli. «Don Tonino ha messo in ognuno di noi quel seme della memoria che riscatta la morte», dice la giovane (al centro della foto in alto) che oggi ha 25 anni, è avvocato praticante presso il Fondo Antiracket Italiano e ha dato vita alla Fondazione Silvia Ruotolo (www.fondazionesilviaruotolo.it) per i minori a rischio.
 
Proprio ai giovani il Coordinamento punta con iniziative nelle scuole e nelle carceri minorili, dove promuove incontri tra familiari delle vittime e ragazzi che si sono macchiati di reati di sangue. Per far capire ai primi che dall’altra parte non ci sono mostri ma spesso altre vittime, ai secondi che sotto il lenzuolo ci sono giovani come loro. E i frutti non mancano. «Alcuni giovanissimi - spiega don Tonino - sono riusciti a riscattarsi perché hanno provato compassione per l’altro.
 
C’è chi riscopre la presenza di Dio nella propria vita. Così le famiglie riunite nel Coordinamento (un centinaio circa, anche se i numeri parlano di 900 vittime innocenti, ndr) diventano comunità. In una realtà come questa, dunque, «il sacerdote è un pro-memoria: ricorda ad ognuno che Dio, attraverso la sua Chiesa, non dimentica nessuno» aggiunge don Tonino. Perché «dal male possa nascere un bene e dal bene altro bene», il Coordinamento si batte per il riutilizzo sociale dei patrimoni confiscati, dando a questi luoghi il nome di un familiare perduto.
 
Così è avvenuto per Alberto Vallefuoco, Rosario Flaminio e Salvatore De Falco, operai del pastificio Russo, tutti con meno di 25 anni, uccisi per errore a colpi di kalashnikov il 20 luglio 1998 a Pomigliano d’Arco perché scambiati dai sicari per affiliati a un clan rivale.
 
Mandanti ed esecutori sono stati condannati al carcere perpetuo. «Alle tre vittime è stata intitolata la cooperativa ARS (dalle iniziali dei nomi) che costruirà su un terreno confiscato una fattoria a coltivazione biologica - indica Bruno Vallefuoco, papà di Alberto- Grazie a don Tonino abbiamo dato senso ad una morte assurda e abbiamo fatto del nostro dolore un motore di cambiamento per gridare che nessuno in Italia può chiamarsi fuori dalla lotta alla camorra.
 
Perché se uccidono per sbaglio, ci tolgono il lavoro e avvelenano le nostre terre, allora siamo tutti in prima linea». La fiducia che sacerdoti come don Tonino sanno trasmettere arriva anche più lontano dei luoghi dove opera. E raggiunge i fedeli che in tutta Italia lo accompagnano nella missione con le loro Offerte per il sostentamento. Lui e gli altri 37 mila preti diocesani, luce per l’intero Paese.
 
CIAK SUI SACERDOTI NELL’ITALIA DI OGGI
 
L’opera di don Tonino Palmese e di altri 3 preti diocesani è in un documentario Cei di 33’ dedicato alle Offerte per il sostentamento. Da vedere su internet www.questononeunfilm.it.