SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA
della Conferenza Episcopale Italiana

ATLANTE 8XMILLE >> Primavere arabe, atto II

A metà settembre il Papa parlerà da Beirut ai cristiani della regione e ai loro (spesso nuovi) governi. Sarà un appello in prima persona alla coesistenza pacifica e alla tutela dei diritti delle minoranze religiose.Tra rivoluzioni ‘congelate’ e uno scenario di guerra civile nella vicina Siria.  All’indomani dell’anno forse politicamente più significativo della storia moderna […]
2 Agosto 2017
A metà settembre il Papa parlerà da Beirut ai cristiani della regione e ai loro (spesso nuovi) governi. Sarà un appello in prima persona alla coesistenza pacifica e alla tutela dei diritti delle minoranze religiose.
Tra rivoluzioni ‘congelate’ e uno scenario di guerra civile nella vicina Siria.
 
All’indomani dell’anno forse politicamente più significativo della storia moderna del mondo arabo, Papa Benedetto XVI arriverà in Libano (dal 14 al 16 settembre). Consegnerà, tra l’altro, l’Esortazione apostolica che raccoglie gli esiti dello speciale Sinodo sul Medio Oriente con cui lo scorso ottobre 2010 – mancavano appena due mesi all’innesco delle primavere arabe – aveva riunito per la prima volta tutti i rappresentanti delle Chiese dell’area.
 
A proporlo era stato l’arcivescovo di Kirkuk, monsignor Luis Sako, alla prova, con le sue comunità, della violenza settaria che dal 2005 si è abbattuta sui cristiani iracheni (54 chiese assaltate e oltre 900 vittime). «Ritengo vitale» aveva dichiarato il presule caldeo al Sinodo «che cristiani e musulmani sviluppino strategie comuni di convivenza. Senza dialogo con i musulmani non ci saranno pace e stabilità. Insieme possiamo eliminare le guerre e tutte le forme di violenza».
 
I 12-15 milioni di cristiani della regione, che dal Maghreb al Golfo Persico fino al Mediterraneo orientale sono minoranza, aspettano dunque le parole del Papa. Probabilmente conterranno, ha anticipato monsignor Paul Dahdah, vicario apostolico dei latini di Beirut, «appelli a tutta la società mediorientale, ai cristiani perché non emigrino, alla coesistenza pacifica e al dialogo».
 
Le comunità cristiane d’Oriente «hanno origine dalla predicazione dei primi apostoli. Ma da decenni patiscono una diaspora che oggi rischia di venir accelerata proprio dagli esiti incerti delle primavere arabe» ha spiegato Manuela Borraccino, già vaticanista delle agenzie Ansa, Adn- Kronos e collaboratrice delle nostre pagine, nel libro “2011. L’anno che sconvolse il Medio Oriente” (ed. Terrasanta, 246 pp., € 18.50).
 
Un’analisi degli eventi anche attraverso gli occhi di vescovi e patriarchi, che delle loro comunità vivono dilemmi e aspirazioni. Da una parte il sostegno ai movimenti di liberazione, con richieste di più democrazia; dall’altra la paura dei cambiamenti, dopo la caduta di regimi avari di riforme ma che (se non altro per controllare le componenti interne) hanno concesso spazi alle minoranze religiose.
 
Il nuovo ordine mediorientale apre ora scenari del tutto diversi. Molto è cambiato anche dalla scintilla tunisina, propagatasi dallo Yemen alla Siria, in nome dell’ambulante 24enne Mohammed Bouazizi che il 17 dicembre 2010 vessato dalla polizia si diede fuoco. E si sono moltiplicati anche gli interessi in gioco, internazionali e interni: in Tunisia ed Egitto a scendere in strada per le riforme erano state le forze liberali (“né poliziesco, né religioso: civile”, recitava uno slogan di piazza Tahrir, al Cairo), ma un anno dopo la vittoria alle urne è dei partiti religiosi.
 
E se ad alcuni presuli intervistati sembra inevitabile attraversare una fase islamista, con cui pure interagire per aprire spazi di pluralismo, «tuttavia il rischio, cavalcato ormai da mesi sulle tv religiose, è di dover emigrare per chi non vuole scegliere tra conversione all’islam o condizione di dhimmi nella propria patria» spiega la giornalista «cioè di minoranza protetta, obbligata al pagamento di una tassa e alla marginalità sociale.
 
Ma le minoranze sono il sale della democrazia. Per questo, per dirla con monsignor Michel Sabbah, patriarca emerito di Gerusalemme, la sorte di tutti sarà la sorte dei cristiani».
 
 
CON LE NOSTRE FIRME
Tre decenni di aiuti ai cristiani d’Oriente
 
MEDIO ORIENTE : 48 MILIONI – 200 PROGETTI
in Siria, Libano, Israele, Giordania, Autorità palestinese
 
GOLFO PERSICO: 12 MILIONI – 52 PROGETTI
in Iran, Iraq, Yemen
 
MAGHREB: 10 MILIONI – 84 PROGETTI
in Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Egitto
 
I fondi 8xmille hanno sostenuto, tra gli altri: in Algeria, la ricostruzione post terremoto 2003; in Egitto scuole professionali contro la disoccupazione giovanile, un asilo per gli orfani; in Libia aiuti ai rifugiati; in Giordania un centro per handicappati e attrezzature per l’ospedale italiano di Amman; in Iraq borse di studio, emergenza alimentare, attrezzature per due ospedali di Baghdad; in Libano aiuti ai rifugiati dell’Iraq, ricostruzione di scuole, scavo di pozzi d’acqua.
 
 

ALLEGATI