SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA
della Conferenza Episcopale Italiana

Ebola, salvare i fratelli
è la sfida più grande

Il Paese è poverissimo e l’epidemia non è ancora sotto controllo. La minoranza cattolica, con sole 32 parrocchie, dà testimonianza anche attraverso i soccorsi. E l’8xmille l’ha sostenuta.   Nel sud del Paese è in corso la più grave epidemia di ebola dalla scoperta del virus nel 1976. La febbre emorragica, per cui non esiste […]
2 Agosto 2017

Il Paese è poverissimo e l’epidemia non è ancora sotto controllo. La minoranza cattolica, con sole 32 parrocchie, dà testimonianza anche attraverso i soccorsi. E l’8xmille l’ha sostenuta.

 

Nel sud del Paese è in corso la più grave epidemia di ebola dalla scoperta del virus nel 1976. La febbre emorragica, per cui non esiste cura né vaccino, ha mietuto dall’inizio del 2014 centinaia di vittime. A facilitare la diffusione del virus (ceppo Zaire, il più aggressivo, con un tasso di mortalità del 90%) le cattive condizioni igieniche e la difficile prevenzione. «Qui le famiglie sono molto numerose - spiega il nunzio apostolico in Guinea, mons. Santo Rocco Gangemi - e viaggiano con facilità, spesso in ambienti insalubri». La mobilità e le frontiere permeabili hanno esteso i focolai nelle confinanti Liberia e Sierra Leone. Anche per il contatto con i cadaveri dei defunti, negli affollati rituali funebri, e la diffidenza a denunciare il contagio alle autorità e agli ospedali. L’accesso alle cure è difficile in un Paese dove il morbillo è ancora letale tra i bambini. «Ci sono ovunque rifiuti abbandonati, tanti sopravvivono cercando nella spazzatura alluminio da rivendere - aggiunge il nunzio - Serviranno anni per vedere cambiamenti».

In questi mesi drammatici l’aiuto è venuto anche dalla Chiesa locale (minoritaria nel Paese musulmano, con 34 parrocchie) e dalla Caritas. «Le équipes di medici specializzati sono le sole a poter curare i pazienti affetti dal virus - spiega il direttore di Caritas Guinea, padre Mathieu Loua - ma assistiamo le famiglie delle vittime e siamo molto attivi nella sensibilizzazione». Gli operatori della Caritas nazionale, sostenuta da Caritas Italiana, hanno messo in atto una campagna d’informazione sulle pratiche di prevenzione, a partire dal lavarsi spesso le mani. Messaggi ribaditi nei luoghi pubblici più frequentati e trasmessi dalle tante radio rurali.
Inoltre gli operatori Caritas hanno informato porta a porta oltre 320mila persone a rischio di contagio e donato più di 4mila kit igienici contenenti cloro e sapone. «La Chiesa è fortemente impegnata nella lotta all’ebola - aggiunge padre Loua - Salvare i fratelli oggi è la nostra sfida più grande».


CON LE NOSTRE FIRME

Oltre 90 progetti finanziati dalla Chiesa
italiana
Affacciata sull’Atlantico, la Guinea Conakry è uno dei Paesi più poveri del mondo (178° su 186 Paesi dell’indice di sviluppo ONU). Oltre il 70% dei suoi 9 milioni e mezzo di abitanti è impiegato in agricoltura. L’85% dei guineani è musulmano, il 10% cristiano, il 5% professa religioni tradizionali. Dopo l’indipendenza dalla Francia nel 1958 il Paese, ricco di risorse minerarie (metà delle risorse mondiali di bauxite), ha conosciuto due lunghe dittature e solo nel 2010 si sono svolte le prime elezioni libere. Con l’8xmille la Chiesa italiana ha sostenuto dal 1993 oltre 90 progetti per 5 milioni di euro. Tra gli interventi: pozzi e cisterne, oggi presidio per arginare l’epidemia, alfabetizzazione (anche per vedove, orfani e ragazze madri), formazione professionale, facoltà universitarie e scuola infermieri, oltre a equipaggiamento per disabili e dispensari maternità. Inoltre fondi per allevamenti per combattere la malnutrizione. Durante le guerre regionali ha soccorso i rifugiati. Inoltre nel Giubileo del 2000, il Paese, con lo Zambia, è stato destinatario della campagna della Chiesa italiana per la remissione del debito. M.P.