SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA
della Conferenza Episcopale Italiana

«Facciamo crescere
progetti di amore
durevole »

PADRE LINO DAN (MILANO) RICOMINCIO DA DUE. IL CENTRO SAN FEDELE 'CASA SULLA ROCCIA' PER GLI SPOSI Laura e Luca, sposi nell’autunno 1994, già nel gennaio 1995 ricevettero un invito da parte del Centro Giovani Coppie, appena aperto nel centro di Milano. Era stato l’allora parroco di San Fedele, il gesuita padre Giovanni Ballis, a […]
2 Agosto 2017
PADRE LINO DAN (MILANO)
RICOMINCIO DA DUE. IL CENTRO SAN FEDELE
'CASA SULLA ROCCIA' PER GLI SPOSI

Laura e Luca, sposi nell’autunno 1994, già nel gennaio 1995 ricevettero un invito da parte del Centro Giovani Coppie, appena aperto nel centro di Milano. Era stato l’allora parroco di San Fedele, il gesuita padre Giovanni Ballis, a dare vita con un gruppo di laici ad uno spazio in cui sostenere le nuove famiglie nei primi anni di vita insieme.

“Ci piacque subito la proposta -ricorda Laura- L’idea era offrire un doppio binario: incontri culturali ispirati da un film o da un libro sulle tematiche del matrimonio, e intanto formare piccoli laboratori, con 5-10 coppie, per lavorare sulle dinamiche relazionali”.

Il Centro era aperto anche a coppie di fatto, e proponeva tempi di confronto e di formazione sullo sfondo della dimensione spirituale. “E’ uno spazio di cui le coppie hanno bisogno - spiega Luca- Dai rapporti non sempre sani con la famiglia d’origine ai cambiamenti generati dall’arrivo dei figli, poter contare su momenti di scambio e riflessione con altri sposi è una risorsa importante”. Un’esperienza che lascia il segno. Sono centinaia le famiglie che in questi 20 anni sono passate dal Centro.

Alcune si sono costituite in associazione di volontariato-onlus, come collaboratori laici di padre Ballis, in seguito alla sua prematura scomparsa nel 1996. “Negli anni - rimarca il parroco di San Fedele, don Lino Dan - il valore aggiunto di questo Centro si è dimostrato la coppia stessa, nelle diverse fasi del suo cammino: all’inizio della vita insieme, alla prova della crisi, o quando i figli cominciano a lasciare “il nido” e marito e moglie hanno bisogno di ritrovarsi per continuare a stare bene insieme.

In tanti si sono riavvicinati alla fede anche grazie a questo progetto e all’amicizia con altre famiglie”. Oggi Laura e Luca, rispettivamente medico e ingegnere, genitori di due adolescenti, dopo aver fatto parte per 17 anni di uno dei gruppi del San Fedele, dal 2011 sono a loro volta “conduttori” di un altro team di coniugi da meno di 15 anni.
“L’abbiamo fatto per misurarci con un’esperienza nuova e per ricambiare quanto avevamo ricevuto -aggiunge Laura- in uno spazio creato per imparare ad amare, ancora”. M.B.


PADRE GIOVANNI PETRELLI (ORISTANO)
"SPEZZIAMO LA SOLITUDINE
DI CHI VIVE CON FAMILIARI DISABILI"

Sono circa 3 milioni gli italiani con disabilità, compresi compresi 149 mila bambini nelle scuole. Secondo dati Istat 2012, l'83% è accudito dai familiari, ma il 55% non può contare sull'assistenza domiciliare. Sono oltre 200 mila i family caregiver che assistono figli disabili e anziani, rinunciando parzialmente o del tutto al proprio lavoro perché privi di validi aiuti. Il nostro, infatti, è l'unico Paese Ue in cui il ruolo dei familiari che assistono in modo permanente e continuativo disabili gravi, non è riconosciuto come professione a tutti gli effetti. Le famiglie con disabilità non sempre riescono a contare su una società inclusiva, capace di creare una rete di relazioni a vantaggio del disabile e di chi si occupa di lui, abbattendo quella solitudine a cui spesso entrambi sono costretti. In questo scenario acquistano grande valore interventi che diano loro sollievo e strumenti d’azione.

Padre Giovanni Petrelli, marchigiano d'origine, ha dedicato la sua missione ai più fragili. A Oristano da un decennio è responsabile della comunità ‘Il Gabbiano’, centro diurno specializzato nella disabilità psicofisica nato nel 1984. Accoglie 30 persone tra i 19 e i 56 anni. Laboratori creativi, attività sportive e culturali, percorsi su misura costruiti dagli operatori a partire dal carattere e dalle inclinazioni della persona, mirano a rendere gli ospiti della struttura autosufficienti negli impegni quotidiani. “Avevo solo 16 anni quando ho capito che prendermi cura dei disabili sarebbe stata la mia strada - spiega il sacerdote - La comunità è cresciuta grazie a benefattori, volontari e all’8xmille. Anche grazie alle firme dei fedeli italiani da qualche anno al piano superiore funziona La Casa di Ivan, alloggio per quei disabili che, ormai senza genitori, non avrebbero più nessuno in grado di occuparsi di loro”. “Gabriele frequenta Il Gabbiano da più di 20 anni -spiega la sorella di uno dei ragazzi- Per noi famiglie, poter contare su un centro come questo è fondamentale, se non ci fosse non sapremmo come fare. Qui mio fratello ha trovato attenzione ai suoi bisogni e amicizie forti. Ora con La Casa di Ivan padre Giovanni ha risposto a una delle nostre principali preoccupazioni per il suo futuro”. V.C.

 

 
DON MAURO BARGNESI (FANO)
UN TETTO E ACCOGLIENZA,
IN MISSIONE TRA I PADRI SEPARATI

Cresce tra i nuovi poveri il numero dei padri separati. Lo indicano i dati Caritas di tutta Italia. Sono circa 4 milioni 800mila, l’80% con poche risorse per sopravvivere. Le diocesi rispondono con l’accoglienza.

Come a Fano, dove da un anno funziona la casa Padre sempre, per offrire loro un posto dove dormire e dove vivere. Promotore del progetto don Mauro Bargnesi, sacerdote dal 1978, parroco di San Cristoforo e per anni responsabile della pastorale familiare in diocesi di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola.
“Attualmente ospitiamo tre padri - spiega don Mauro - La struttura è autogestita da loro. Le spese sono sostenute dalla Caritas, mentre agli ospiti chiediamo un contributo di 100 euro al mese. E’ un segno di attenzione a queste nuove povertà - prosegue il sacerdote - e vuole sollecitare le istituzioni pubbliche e private ad occuparsi di questo nuovo disagio sociale”.

“Per noi questa casa vuol dire tranquillità economica mentre affrontiamo le varie problematiche della separazione” dice uno degli ospiti della casa d’accoglienza. “Tra di noi ci sono dialogo e sostegno reciproco - aggiunge un altro - e poi c’è l’amicizia con i volontari della Caritas parrocchiale”. In Italia, esperienze simili si contano ancora sul palmo di due mani.

A Torino la Caritas diocesana ha aperto una realtà analoga, in cui un genitore separato può, per qualche ora - fino a 4 giorni - fare il padre incontrando i propri figli. Il progetto si chiama Ancora papà ed è promosso dalla Caritas diocesana. “Il nostro è un luogo in cui papà e bambino possono abitare insieme per qualche giorno - spiega Pierluigi Dovis, direttore della Caritas torinese - dove cucinare e giocare insieme. Obiettivo è la salvaguardia della genitorialità paterna e del diritto del minore di poter contare sulla figura del padre”. In due anni, dal centro sono passati 65 papà. “Uno di loro, che viaggia tutta la notte per incontrare il figlio, ci ha scritto: ‘con questo progetto ho ritrovato la speranza di essere un papà normale, nonostante sia stato un cattivo marito’”. S. S.

 


VERSO IL SINODO STRAORDINARIO (5-19 OTTOBRE)

Papa Francesco: "Non abbiate paura del per sempre"

L’amore al tempo della misericordia. Il prossimo biennio della Chiesa sarà scandito da una serie di appuntamenti di grande rilievo dedicati alla famiglia. Segno dell’attenzione di Papa Francesco nei confronti delle varie situazioni familiari. Sabato 20 settembre è prevista una giornata di preghiera, alla vigilia dell’atteso via al Sinodo straordinario di ottobre che si terrà dal 5 al 19, sul tema ‘Le sfide pastorali della famiglia nel contesto dell’evangelizzazione’. In diritto canonico, l’assemblea generale dei vescovi è definita straordinaria “se la materia da trattare, pur riguardando il bene della Chiesa universale, esige una rapida definizione”.

Perché lo Spirito Santo illumini i padri sinodali durante i lavori, il Papa ha chiesto nelle stesse ore l’adorazione eucaristica quotidiana nella basilica romana di Santa Maria Maggiore. L’assise si chiuderà con la beatificazione di Paolo VI, colui che istituì lo strumento del Sinodo nel 1965 con la lettera Apostolica sollicitudo e Papa della Humanae Vitae. Quindi il Sinodo ordinario del 2015, a partire dal tema “Gesù Cristo rivela il mistero e la vocazione della famiglia”. Dunque a partire da una riflessione sulla cosiddetta ‘vita nascosta’ del Dio fatto uomo, che per trent’anni crebbe e lavorò in un modesto nucleo familiare, dando dignità alla comunione quotidiana di vita.

I primi passi dei lavori 2014 muoveranno dal documento Instrumentum laboris, frutto delle risposte al questionario mondiale sulla famiglia oggi, provenienti da 114 conferenze episcopali (ha risposto l’85%, in Italia 2/3 delle diocesi). Nelle risposte emerge che i fedeli, per molti aspetti, manifestano sempre più difficoltà ad accettare integralmente il magistero, mentre il clero chiede più preparazione. Separati, divorziati risposati, convivenze, unioni omosessuali, relazioni prematrimoniali, fedeltà, controllo delle nascite, fecondazione in vitro: “non è in discussione la dottrina della Chiesa ma le sue applicazioni pastorali” ha anticipato il vescovo di Chieti-Vasto mons. Bruno Forte, segretario generale del Sinodo. Una consultazione ampia e senza precedenti, per tener conto di tutte le situazioni difficili, cercando risposte di accoglienza e conversione.G.R.