SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA
della Conferenza Episcopale Italiana

Nelle diocesi la buona terra
dà speranza, cibo e lavoro

Olio, pane, vino, frutteti. dagli orti urbani alla gestioto dei beni confiscati la tutela del territorio è sempre più spesso al centro di progetti della chiesa italiana. Così grazie alle firme crescono occupazione e aiuti alimentari
2 Giugno 2015

servizi di MANUELA BORRACCINO e MARIA ROSSI / VIVIANA CASU / SABINA LEONETTI
foto AGENZIA ROMANO SICILIANI (FOLIGNO) / FRANCESCO ZIZOLA - BIANCA CASIERI - VIVIANA CASU (OZIERI) ANDREA MALTESE-  SABINA LEONETTI (SALEMI)

 

DALL’'UMBRIA AL PIEMONTE
“Con gli Orti sociali
rispondiamo alla crisi”

Il cuore verde della diocesi di Foligno batte negli ‘Orti solidali’: 4 ettari coltivati e una fattoria didattica, aperta ogni settimana agli scolari per formarli alla tutela del creato. “Sono un modello agro-alimentare, nato anche con i fondi 8xmille, 20 mila euro l’'anno per un triennio, destinati a borse-lavoro per i disoccupati, finora circa 40 persone - spiega il direttore della Caritas diocesana, Mauro Masciotti - A poca distanza altri due terreni, coltivati a ulivi e cereali. La vera ricchezza del territorio è valorizzare le nostre colture soccorrendo i fratelli. Anche come destinatari dei prodotti dell’'orto, distribuiti nell’'Emporio di Foligno e nelle 4 case-famiglia diocesane”.

Il terreno è a ridosso dell’'Opera Pia ‘Bartocci’, un ricovero per la terza età che gli studenti vanno a visitare. “Quel giorno della settimana è il più atteso dai nostri anziani, quelle con i ragazzi sono ore di festa” spiega un’operatrice. La realtà degli orti sociali (anche urbani) è in crescita in tutta Italia. Isole di socialità ritrovata e coltivazioni biologiche. Dal 2011 sono più che triplicati, in risposta alla crisi, alla disoccupazione, ma anche al bisogno di verde e salute: oltre 3.3 milioni di metri quadrati nelle sole città capoluogo, con netta prevalenza al Nord (81%). È stata così superata la superficie raggiunta 70 anni fa, in epoca bellica, dagli orti di guerra (victory gardens). Secondo Istat, oggi coinvolgono 21 milioni di italiani. Molti quelli promossi da parrocchie e diocesi, in risposta all’'appello di Papa Francesco ‘per una puntuale azione di custodia del creato’. Serve, ad esempio, i più poveri quello (foto qui sopra) nella parrocchia di San Bartolomeo a Rivoli (Torino). “È un modo per incontrarsi con la natura e con le persone” sorride il parroco don Angiolino Cobelli, 67 anni, che oggi così soccorre 45 famiglie.

Tre anni fa il sacerdote provò a coinvolgere la comunità negli spazi non utilizzati della parrocchia. Con le prime patate vendute comprò 40 litri di latte. “Il negozio di piante qui di fronte mi regala le sementi - spiega don Angiolino - il resto lo fa la Provvidenza: lavorare la terra insegna a non avere fretta, a rispettare i ritmi della natura, i cicli della terra, a non piantare due volte la stessa coltura sullo stesso terreno: l’'ho imparato dai miei campesinos in Uruguay, dove sono stato 10 anni missionario”. Nel 2014 trenta chili di patate, 250 cespi d'’insalata, decine di chili di pomodori sono stati distribuiti con le buste alimentari dalla Caritas parrocchiale alle famiglie che la crisi ha spinto ai margini. Un angolo di silenzio, sole e cielo dal quale sollevare lo sguardo verso l'’alto: “lavorare la terra - rimarca don Cobelli - insegna a non guardare la natura come una fabbrica, che deve rendere e produrre. Ma a guardare al creato come collaboratori grati e responsabili, ancora capaci di fermarsi e contemplare un tramonto”. M.B. e M.R.

 

   
OZIERI (SASSARI)
Il futuro ha il sapore di pane tipico e vigneti

Pane e uva da vino secondo le tradizioni del Logudoro al centro di due progetti destinati a creare occupazione. Anche con l’'aiuto dell’'8xmille, per circa 69 mila euro, la Caritas di Ozieri, in collaborazione con la Cooperativa diocesana Spes, ha rilevato nel 2009 due ettari di terreno, la Vigna di don Salis, dal nome di un sacerdote locale che si occupava di ragazzi svantaggiati, con una parte adibita a frutteto. Nel 2013 con ulteriori 7 ettari è stato possibile creare un orto e aumentare il numero di assunzioni. “Alcune fisse e altre con voucher per creare un avvicendamento tra chi ha bisogno” spiega Giovanna Pani, vicedirettore della Caritas diocesana.

Analogo è stato il progetto che ha portato nel 2011 ad acquistare un panificio nel quartiere San Nicola, a Ozieri, sempre da parte della cooperativa ‘Spes’, di cui è responsabile Tonino Becciu.
Dotato di una struttura più moderna, anche grazie a 55 mila euro provenienti dalle firme per l'’acquisto dei macchinari di panificazione, oggi il forno produce le tipiche, fragranti ‘spianate’ di Ozieri.
Dà lavoro a 5 persone, numero che aumenta nel periodo estivo, così come la produzione di pane che, in media, si aggira sui 5 quintali al giorno, distribuiti nei vari punti vendita della zona, e per una parte destinati alla mensa diocesana e alle altre opere Caritas. “Lavorare qui significa tanto –spiega Antonio, 53 anni- senza questa possibilità probabilmente sarei stato costretto ad abbandonare di nuovo la mia terra e miei affetti per andare a lavorare all’'estero”.
Pane e vino solidali aiutano così a guardare al futuro.
“Questi interventi sono cruciali per il nostro territorio dove il tasso di disoccupazione è molto elevato - spiega don Mario Curzu, direttore della Caritas di Ozieri - Facciamo del nostro meglio per aiutare più persone possibile, impiegandole in modo da garantirne la dignità.
In questo modo sensibilizziamo anche la comunità alla firma dell’'8xmille, perché è davanti ai nostri occhi quanto è possibile realizzare, quanto ogni territorio può dare il meglio di sé, grazie all’aiuto di tutti i fedeli italiani”. V.C.


‘AL CILIEGIO’ DI SALEMI (TRAPANI)
Dai beni confiscati al turismo rurale

Una distesa di campi coltivati e un ciliegio maestoso. È nato nel 2009 su un bene confiscato a Cosa nostra, tra le dolci colline del Belice, il centro per il turismo rurale ‘Al Ciliegio’ di Salemi (in provincia di Trapani e in diocesi di Mazara del Vallo). Anche grazie a 50 mila euro dell’'8xmille, in compartecipazione con fondi pubblici e privati.

Lo gestisce la fondazione della Caritas diocesana ‘SanVito onlus’, come risposta concreta all’'emergenza occupazionale nel territorio. Ospita per tre giorni a settimana fino a 70 coperti, con piatti tipici siciliani premiati con il podio nel Campionato italiano di cucina contadina. Allo stesso modo la terra ben coltivata ha restituito a Salemi la produzione del vitigno autoctono biologico ‘grillo’, accanto a carrubbi e ortaggi nel segno della legalità. L’'azienda agricola è anche meta di tour per le scuole e di grest parrocchiali, con la sensibilizzazione al bio e alla qualità del cibo rivolta soprattutto ai giovani. Alle pareti un ritratto del giudice Paolo Borsellino.
I campi liberati danno lavoro alle fasce deboli. “Abbiamo presentato all’'Expo il progetto ‘Nuovi italiani’, con fondi regionali e Ue, per l’'occupazione di 10 stagionali residenti - spiega Vilma Angileri, presidente della Fondazione San Vito - Oggi 9 tunisini e uno slavo, oltre a 15 donne specializzate in gastronomia e pasticceria. Il nostro territorio è vocato al turismo e all’'agricoltura. E uno stile di vita sano significa recupero delle tradizioni alimentari. Crea una nuova mentalità e rilancia l’'economia, nel segno dell’'etica”.
O per dirla con don Francesco Fiorino, il sacerdote che avviò l’'opera, “seminiamo l'antimafia nelle coscienze”. S.L.

 

NELL’'ANNO DI EXPO

Papa Francesco: “Il cibo c'’è
ma dobbiamo condividerlo”

«La fame si combatte aiutando i piccoli, non le produzioni su vasta scala». In occasione dell’'Expo di Milano, dedicato a ‘Nutrire il pianeta, energia per la vita’ un’'indagine Caritas Internazionale in 99 Paesi ha evidenziato che 805 milioni di persone nel mondo non hanno ancora cibo sufficiente per vivere. “Non è produrre più cibo su vasta scala la soluzione - è l’'analisi di Caritas - di quello c’è n’è già fin troppo e spesso viene addirittura buttato. Bisogna invece aiutare le piccole economie locali, far sì che producano quel che serve a loro, senza doverlo andare a comprare, senza essere messe in ginocchio dal mercato. La fame è il risultato di un modello di sviluppo. E anche della corruzione diffusa”.

Molte opere della Chiesa italiana oggi, promosse da sacerdoti o sostenute con l'’8xmille, mostrano quanto contadini e laboratori artigianali siano in grado di apparecchiare la tavola per tutti, specie se difendono con sacrificio e dedizione qualità dei prodotti e del terreno, dando lavoro alle fasce deboli. Nel messaggio inviato per l'’Expo, Papa Francesco ha chiesto «di garantire cibo sano, sicuro e sufficiente per tutti i popoli, nel rispetto dell'ambiente. Il pianeta ha cibo per tutti, ma sembra manchi la volontà di condividerlo. Dio chiamerà i potenti della terra a giudizio se non provvedono al cibo per tutti». In un Paese come l'’Italia che, nonostante il business di adulterazioni e agromafie, dalla tutela della qualità e tipicità dei suoi alimenti può trarre più di altri sviluppo e cultura, dignità e lavoro, è ancora più importante far crescere le opportunità per quanti (spesso giovani) sono impegnati a garantire il pane quotidiano di oggi e di domani. Paola Inglese