SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA
della Conferenza Episcopale Italiana

Se il parrocco di montagna
dice Messa nelle case

Tremila abitanti, in gran parte anziani, sparsi in 10 frazioni. Con l’arrivo del freddo don Alfredo Levis porta a tutti il conforto dell’Eucaristia
1 Settembre 2015

di CLAUDIA BELLEFFI foto AGENZIA ROMANO SICILIANI 

 

Il tavolo della cucina diventa luogo della mensa eucaristica. Accade, in particolare nei mesi invernali, nelle due parrocchie bellunesi di Sospirolo e Gron.
Perché il parroco, don Alfredo Levis, va a celebrare la S.Messa nelle case dei tanti ammalati e anziani che con il freddo o il ghiaccio non riescono a recarsi in chiesa. E sono sempre di più.
Se negli anni '60 nascevano, infatti, 100 bambini all'anno, oggi al massimo sono una ventina. I pochi giovani cercano lavoro nelle fabbriche al di là del fiume Mis, una sorta di confine naturale, costruendosi una vita altrove. «Qui restano i più vecchi - sottolinea don Alfredo - sparsi nelle dieci frazioni. Ognuna ha la sua chiesetta. Ogni giorno vado a celebrare la S. Messa in una di queste e nelle case dove c'è un malato o un anziano.
Quand’è possibile anche nelle ricorrenze particolari, come compleanni o anniversari di matrimonio, a cui partecipano anche vicini e familiari. Ci sediamo attorno al tavolo della cucina e leggiamo la Parola di Dio. Tutti mi dicono: “Che bello, venga ancora!”».
Sono poco più di 3 mila gli abitanti di Sospirolo. «Gente semplice, molti contadini, che adesso vedono cambiare la realtà velocemente e non la comprendono. Voglio star loro vicino e farli sentire importanti.

Questo mondo li emargina ogni giorno di più, li affida a badanti che magari non capiscono il dialetto, e faticano a comunicare: per questo ho scelto di entrare nelle loro case. Le persone sono persone sempre, indipendentemente dall'età. Sono grandi per la fede. Sono il mio Vangelo, fatto di umili, poveri, malati, che mi chiedono e mi danno atti di amore».
Don Alfredo ha 75 anni. Nell'89 è rientrato in Italia dopo anni di missione come fidei donum in Costa d'Avorio. «Essere prete significa vivere il Vangelo con lo spirito di Gesù e trovarmi in mezzo alla mia gente come ha fatto Lui. Il mio servizio di evangelizzazione consiste proprio nel far vedere e incontrare Dio che ci ama e che ci parla perché siamo importanti tutti ai suoi occhi. È uno stare tra la mia gente condividendone le gioie e i dolori, ogni giorno».
I parrocchiani si sentono sostenuti e amati. «Questa sua iniziativa di venire nelle case a celebrare - spiega Anna - è meravigliosa, non solo bella. Io ho 88 anni e faccio fatica a muovermi perché mi sono rotta i due femori, mio marito Elio ne ha 91 ed è allettato. Ma è importante poter continuare a vivere l'Eucaristia. A casa poi la celebrazione è ancora più raccolta: la cucina o il salotto diventano un piccolo cenacolo dove si riuniscono familiari, amici, vicini. Ci dà una forza veramente grande, ci aiuta ad affrontare le sofferenze.
Don Alfredo si dedica alle persone anziane e ciò che dice gli esce dal cuore. Gli vogliamo bene».
Chi sostiene con l’Offerta lui e gli altri sacerdoti diocesani lo raggiunge anche quassù, nelle sere invernali in montagna, quando l’ombra scende dalle Dolomiti e si accendono le luci nelle case.