SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA
della Conferenza Episcopale Italiana

«Varcare la porta» cambia la nostra vita

Per l’uomo niente è più difficile che cambiare, ma l’ascolto della voce di Dio può aprirci la strada. Ci rende certi che nonostante i nostri limiti, anzi a partire da essi, la Parola divina in noi porterà frutto, senza perderci d’animo ogni volta che falliamo. Se gli consentiamo di agire infatti l’amore del Padre ci conduce infallibilmente nella vita, indirizzando il nostro cuore verso la fiducia, la libertà, il coraggio, il futuro, il dono di sé, perché la sua Parola non torna mai a Lui senza aver compiuto quanto desidera (Isaia 55, 10-11). Cristo è passaggio, apertura, breccia di luce. ‘Varcare la porta’, varcare Lui, è il nostro sì alla voce del Signore, cambiamento di rotta e accoglienza dell’altro, a cominciare dai rapporti familiari. “Gesù si accosta a noi in modo illuminante – spiega padre Gian Mario Redaelli, superiore generale dei Padri Dottrinari e rettore della chiesa di Santa Maria in Monticelli a Roma- perché facciamo altrettanto con i fratelli”.
2 Agosto 2017

Testi di GIAN MARIO REDAELLI
foto AGENZIA ROMANO SICILIANI/ CREATIVE COMMONS

Uscire, attraversare, entrare. Quanti pellegrini ogni giorno in questi mesi hanno varcato e varcano la ‘Porta Santa’ delle basiliche romane, ma anche delle cattedrali e dei santuari costruiti nei secoli e che sono per noi memoria della fede semplice, genuina e convinta dei nostri antenati. Papa Francesco è arrivato a dire che anche la porta della cella di un carcere può essere ‘porta santa’ e quindi permettere ad un fratello o ad una sorella, che là sono rinchiusi, di ritrovare speranza e voglia di ricominciare. 

 

LE PORTE DELLE NOSTRE CASE RACCONTANO
Mentre leggo l’esortazione del Papa sulla ‘gioia dell’amore’ familiare (l’esortazione Amoris Laetitia), che è il frutto delle sue riflessioni maturate dopo due Sinodi celebrati, appunto, sulla famiglia, mi viene spontaneo pensare che possono essere ‘porte sante’ anche quelle delle nostre case. Le varchiamo ogni giorno per uscire incontro alle persone e per le nostre occupazioni, per poi riattraversarle la sera quando rientriamo, stanchi per la fatica del lavoro. Forse non ci pensiamo ma è così. Varcare le porte delle nostre case significa entrare nell’intimità delle nostre famiglie per coglierne i gesti di tenerezza che accompagnano le relazioni tra gli sposi e quelle tra genitori e figli, ma anche le tensioni, i litigi e le preoccupazioni che spesso tolgono dal cuore la pace.

LA FAMIGLIA DI NAZARET, IN ASCOLTO DI DIO
Ma per meglio vivere le relazioni dentro le nostre famiglie, proviamo a varcare la ‘porta santa’ dell’umile casa di Nazaret dove viveva la famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe. Sostiamo sulla soglia e osserviamo.  La famiglia di Nazaret è una famiglia che prega, lavora, soffre e gioisce come tutte le famiglie: è una famiglia normale coi suoi problemi quotidiani persino con le sue paure come quando Giuseppe deve mettere al riparo Maria e Gesù dalla furia di Erode che cerca il bambino per ucciderlo. Un’esperienza - scrive Papa Francesco - che “si ripete tragicamente ancora oggi in tante famiglie di profughi rifiutati e inermi” (La gioia dell’amore, n. 30).  Eppure è una famiglia felice, non perché tutto fila liscio, senza problemi, ma perché crede e si sente benedetta da Dio, sperimentandone la vicinanza. Nella memorabile omelia tenuta a Nazaret durante il primo pellegrinaggio di un Papa in Terrasanta, il beato Paolo VI diceva: “a Nazaret comprendiamo il modo di vivere in famiglia”. Nazaret è la scuola di come accogliere o andare incontro alle persone. 

 

COSI’ GESU’ VARCA LE SOGLIE DELLE NOSTRE VITE
Da Gesù impariamo poi a varcare le porte delle case degli uomini, perché il suo modo di accostare le persone è illuminante: “entra nella casa di Pietro dove la suocera di lui giace malata; si lascia coinvolgere nella dramma della morte nella casa di Giairo e in quella di Lazzaro; ascolta il grido disperato della vedova di Nain davanti al suo figlio morto; accoglie l’invocazione del padre dell’epilettico in un piccolo villaggio di campagna; incontra pubblicani come Matteo e Zaccheo nelle loro case e anche peccatori come la donna che irrompe nella casa del fariseo. Conosce le ansie e le tensioni delle famiglie: dai figli che se ne vanno di casa in cerca di avventure, fino ai figli difficili con comportamenti inspiegabili o vittime della violenza” (La gioia dell’amore, n. 21).

 

RICONOSCERE NELLA NOSTRA STORIA IL MESSAGGIO DIVINO
Guardando all’esperienza della famiglia di Nazaret, impariamo a vivere con coraggio e nella serenità le sfide tristi ed entusiasmanti che le nostre famiglie incontrano. Dalla Madonna infine impariamo a custodire in cuore e a meditare gli avvenimenti di ogni giorno. Scrive ancora Papa Francesco: “nel tesoro del cuore di Maria ci sono anche tutti gli avvenimenti di ciascuna delle nostre famiglie, che ella conserva premurosamente. Perciò può aiutarci ad interpretarli per riconoscere nella storia familiare il messaggio di Dio (La gioia dell’amore, n. 30).
Sapere che la Madonna conserva nel suo cuore di Madre le ansie, le tribolazioni e le gioie delle nostre famiglie è consolante! Chiedere scusa, dire grazie e chiedere permesso: sono i tre atteggiamenti che Papa Francesco ci suggerisce per custodire nelle nostre case l’amore, l’armonia e la pace. Con questo impegno possiamo varcare le porte delle nostre case ed esse diverranno davvero ‘porte sante’.

 

NOVITÀ EDITORIALI

L'’annuncio di misericordia
che arriva dai sacerdoti

Come rinnovare la nostra vita? Aprendosi all’annuncio della misericordia da parte dei sacerdoti. Per diventare ciò che ascoltiamo. Dagli interventi papali fino a diversi saggi pubblicati nel 2016, gli spunti sono numerosi. Spiccano quello a firma di Joseph Ratzinger, con prefazione di Papa Bergoglio, Insegnare e imparare l’amore di Dio (Siena, 2016, Cantagalli, p.304, euro 19), antologia di riflessioni del pontefice emerito sul sacerdozio, nel 65° della sua ordinazione. “Il sacerdote testimonia la presenza salvifica di Cristo. Il suo primo dovere è pregare” indica Benedetto XVI. Quindi l’omelia di Francesco per il Giubileo dei sacerdoti, a giugno scorso, nella festa del Sacro Cuore  di Gesù: “cercate, includete e gioite” chiede loro il pontefice. Perché il prete possa ogni giorno essere “buon Samaritano, sempre in cerca di chi ha bisogno”.  Infatti il Cuore di Colui che manda gli operai per la sua messe “è proteso verso l’uomo, polarizzato verso chi è più distante. Tutti desidera raggiungere e nessuno perdere”. Da qui l’esortazione a riaprire l’enciclica sul culto del Sacro Cuore di un predecessore, Pio XII (Haurietis acquas, del 1956): “verificate sempre dov’è il vostro cuore: perché il Cuore di Gesù è il centro concreto di un amore che, lungi dal raffreddarsi o venire meno alla vista di mostruose infedeltà e di ignobili tradimenti”, non abbandona mai l’uomo, e anzi lo conduce nel mistero della redenzione. Tra i volumi di recente uscita segnaliamo Pensieri sulla misericordia (ed. Città Nuova, pp.96, euro 7) raccolti tra quelli di Padri della Chiesa e santi.

Infine una riscoperta: la riedizione di La misericordia di Dio di Erasmo da Rotterdam (Edizioni della Normale, Pisa, pp. 124, euro 10), testo del 1524, qui nella prima traduzione italiana moderna: “Senza la misericordia di Dio non sarei ciò che sono. Dio per bontà ha fatto il mondo, per bontà lo ha redento con l’incarnazione e il sacrificio di Cristo - annota il grande umanista - E restaurare la condizione dell’uomo è stata opera più mirabile che crearlo”. R.G.