SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA
della Conferenza Episcopale Italiana

In chiesa, lontano dai rumori del mondo

1 Marzo 2016

Intervista a ENZO DECARO attore, sceneggiatore e regista
a cura di MARTINA LUISE  foto ASSUNTA SERVELLO/AGENZIA CONTROLUCE (al festival di Giffoni)

 

Sono cresciuto in una famiglia cattolica, ma di solito non era mia madre ad accompagnarmi in chiesa. Quello era un posto dove andavo da solo a riflettere e a ripararmi dal rumore del mondo. Ero un bambino ‘con due anime’, felice di stare in mezzo agli altri ma che non rinunciava a spazi di solitudine. Sia la scuola –quella salesiana nel quartiere di Portici, a Napoli- sia la mia famiglia aperta ai valori civili, lasciarono che scoprissi da me la mia fede. Ma sono cresciuto anche dentro il mare della religiosità popolare napoletana, che tende a contaminare il sacro e il profano, a dare del tu ai santi e ad imporre loro la nostra volontà. L’ho attraversata e rielaborata in modo costruttivo, critico, anche con i miei primi amici, Massimo Troisi e Lello Arena. 

Con Lello e con Massimo, a cui resto legato da un affetto profondo che nemmeno la sua scomparsa può cambiare, avevamo trovato un modo leggero e un po’ dissacrante di affrontare in teatro temi importanti, che ci stavano a cuore. Non a caso nella nostra compagnia, la “Smorfia”, i temi religiosi -così come quelli politici- erano ricorrenti. E con garbo trasmettevamo la volontà di risvegliare anche la nostra città da questo cloroformio secolare nel quale era immersa, e che spesso poco aveva a che fare con la fede. 

Eravamo giovani, insofferenti della mentalità italiana per cui ‘niente può cambiare’, di strade che non portavano mai a nulla se non ad un distacco o ad una ribellione privati. Lasciavamo al pubblico la libertà di scelta e di comprensione. E’ importante oggi come allora fare un po’ di chiarezza tra fede e religione. L’una può portare all’altra, ma non necessariamente le religioni portano alla fede, anzi qualche volta i sistemi religiosi possono allontanare le persone. La fede non va imposta, ma proposta, perché è mettersi in cammino, è nostra compagna di vita. 

E anche se oggi ognuno tende a fare da sé, il punto d’arrivo non è farsi una religione individuale: per questo il ruolo dei sacerdoti è fondamentale, come uomini di Dio e come lievito nella società. Anche in scena ho vestito i panni di un prete in una serie tv, “Padri”. Ed era interessante vedere come il mio personaggio non si tirasse indietro pur di difendere i suoi figli spirituali, affrontando rischi materiali e sfidando la mentalità corrente. 

Questa umanità dei sacerdoti e la loro capacità di servire il Vangelo negli ultimi li rende testimoni credibili ogni giorno.

TRA FICTION E TEATRO

Quella maschera da eroe della porta accanto

Comincia presto la vita in scena di Enzo Decaro (Portici, 1958). Neolaureato in lettere, fin dai primi passi divide il palco con Massimo Troisi e Lello Arena. Il trio debutta nel cabaret come ‘I Saraceni’ che cambierà nome in ‘La Smorfia’. Con gli sketch tv (Maschera d’argento 1977) il successo è travolgente. Le carriere si separano ma l’amicizia resta. De Caro, maschera ironica e limpida, matura come regista e attore, al cinema (tra gli altri, L’amore molesto di Martone) e in tv. Dagli anni ’90 gira oltre 30 fiction di successo, tra cui ‘Una donna per amico’, ‘Lo zio d’America’, ‘Provaci ancora prof’, ‘La mia casa è piena di specchi’ con Sofia Loren. Per la Rai ha firmato soggetto e sceneggiatura de ‘Il quarto Re’. Nel 2011 con Massimo Ranieri riporta in tv le commedie di Eduardo. Insegna Scrittura creativa all’università di Salerno. Calciatore per solidarietà con la ItalianAttori, ha tre figli.