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della Conferenza Episcopale Italiana

Papa Francesco e il filo rosso della gioia

Evangelii Gaudium, Amoris Laetitia, Gaudete et exsultate… basta scorrere anche solo i titoli delle prime tre esortazioni apostoliche firmate da Bergoglio per ritrovare un elemento ricorrente che le accomuna: la gioia, il gaudio, la letizia, cifra della vita cristiana e sua componente indispensabile. Abbiamo chiesto al giornalista e saggista Alberto Campoleoni di aiutarci a comprendere meglio questa dimensione essenziale del Pontificato di Francesco.
5 Novembre 2021

di Alberto Campoleoni foto Agenzia Romano Siciliani

“Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”.
Dovendo scrivere sul tema della gioia – e in particolare guardando al pontificato di Francesco – mi piace partire dalle parole del vangelo di Giovanni che indicano con chiarezza come l’annuncio cristiano sia portatore di gioia. Perché è una Buona Notizia, riempie il cuore e, appunto, fa nascere, in quel cuore, la gioia.
Papa Francesco in qualche modo è testimone, prima ancora che con le parole che dice e con gli scritti, di questa gioia evangelica che potremmo definire come una dimensione spirituale di pienezza, di soddisfazione “allegra”, coinvolgente, capace di trasmettersi tutto intorno.
Sempre andando ai testi dei vangeli, non può non venire in mente, tra gli altri, la parabola della pecora perduta e ritrovata. Il pastore la riporta a casa sulle spalle, “pieno di gioia”.
Sono tantissimi gli esempi che potremmo fare per parlare della gioia. Per prima cosa però definiamo di che tipo di sentimento stiamo parlando. Non si tratta di una semplice contentezza, come quando si raggiunge un obiettivo o un piacere lungamente desiderato. Piuttosto abbiamo a che fare con una condizione dello spirito, un modo di essere e di sentire se stessi, le persone e il mondo che ci circonda con la sensibilità che – azzardo – fu dello stesso Gesù.
Papa Francesco apre la Evangeli Gaudium con una frase molto forte: “La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia”.
La Buona Notizia – l’amore incondizionato del Padre per ciascun uomo e ciascuna donna di questo mondo – riempie il cuore e dà gioia. Affidarsi a Gesù, cioè alla manifestazione concreta, storica, di questo amore incondizionato, è fonte di liberazione da ogni tristezza. “Rallegratevi ed esultate”, dice ancora Papa Francesco, riportando l’invito di Gesù stesso ai suoi discepoli e offrendo loro non una consolazione temporanea, una pacca amichevole sulla spalla, un momento di sollievo. Piuttosto propone loro un modo di vivere autentico, vero e pieno. E per questo gioioso. Così le donne al sepolcro, ricevuto dall’angelo l’annuncio della risurrezione di Gesù, corrono dai discepoli “con timore e gioia grande”. Anche loro pervase da quella pienezza di vita che offre l’incontro autentico con Gesù.

Verrebbe da dire: bene la teoria. Certo che l’annuncio cristiano è un annuncio di gioia. Ma la vita quotidiana, lo scorrere dei giorni con le loro fatiche ordinarie dove lo trova lo spazio per la gioia? Cos’è la gioia oggi nella vita di un cristiano? C’è davvero?
Anche questa è una domanda che attraversa il pontificato di Papa Francesco, che in tante occasioni ha indicato i “musi lunghi” da trasformare se si vuole essere cristiani. Tuttavia la questione non riguarda semplicemente una trasformazione esteriore, un modo di presentarsi: meglio un sorriso di una faccia cupa. No, il tema della gioia ha a che fare con la profondità della coscienza.
Torniamo alla Evangelii Gaudium: “Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia”. Questo è un altro forte segnale indicatore: la questione della gioia è strettamente legata a quella della santità, della “chiamata alla santità” – ne parla con efficacia la Gaudete et Exsultate – che è per tutti. Nella stessa esortazione apostolica il Papa scrive: “Essere cristiani è «gioia nello Spirito Santo» (Rm 14,17), perché «all’amore di carità segue necessariamente la gioia. Poiché chi ama gode sempre dell’unione con l’amato […] Per cui alla carità segue la gioia». Abbiamo ricevuto la bellezza della sua Parola e la accogliamo «in mezzo a grandi prove, con la gioia dello Spirito Santo» (1 Ts 1,6). Se lasciamo che il Signore ci faccia uscire dal nostro guscio e ci cambi la vita, allora potremo realizzare ciò che chiedeva san Paolo: «Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti»”.
Ecco, questa è la prospettiva della gioia cristiana: si radica su un dono che viene prima, cioè l’amore incondizionato di Dio verso ciascuno di noi. Si sostiene nell’accettazione di questo dono, nella comprensione della sua straordinaria novità – ecco il Vangelo, la Buona Notizia – e infine si alimenta nei gesti e nella vita quotidiana vissuta con atteggiamento di fiducia nella compagnia dell’altro e, più ancora, dell’Altro.
L’uomo cristiano non è solo. Percepisce e vive la relazione e la condivisione con Dio e con i fratelli. Non è al di sopra dei dolori e delle fatiche quotidiane, come non lo fu Gesù stesso, né Maria, figura esemplare della persona cristiana. Non le sono state risparmiate le spade che trafiggono l’anima. Eppure Maria è stata capace di gridare: “Il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore”. Esulta, è pieno di gioia. Allo stesso modo ogni uomo e ogni donna cristiani possono avvertire la pienezza della gioia.
Ancora Papa Francesco mette in guardia dal fraintendimento con la “gioia consumista e individualista così presente in alcune esperienze culturali di oggi. Il consumismo infatti non fa che appesantire il cuore; può offrire piaceri occasionali e passeggeri, ma non gioia”. Siamo su un altro piano.
Ai giovani Papa Bergoglio indica spesso come modello il Santo da cui ha preso il nome per il proprio pontificato: Francesco d’Assisi. È proprio il Santo della gioia: un uomo a tutto tondo, cercatore di esperienze forti, all’inseguimento della felicità, dell’onore, della gloria. Inquieto. E alla fine capace di abbandonare tutto proprio come quell’uomo del vangelo che trova un tesoro in un campo e “pieno di gioia” va, vende tutto e compra quel campo. Francesco allo stesso modo “vende tutto” perché ha trovato già tutto in sé, fa esperienza della pienezza dell’amore di Dio e ogni cosa diventa a colori, diventa fratello e sorella, dono e serenità. È gioia, allegrezza, consapevole e condivisa.
Detta con le parole di un’altra grande figura cristiana, Teresa d’Avila: “Nada te turbe, nada te espante… sólo Dios basta”. Questa è la gioia che Papa Francesco prova a testimoniare e rilanciare nel mondo: davvero Evangelii Gaudium.