SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA
della Conferenza Episcopale Italiana

Il Mattarello: quando la comunità accoglie, il bene diventa… buono

A Vercelli un biscottificio promosso dall’arcidiocesi attraverso la Caritas offre opportunità di lavoro e di formazione a persone che hanno avuto problemi di salute mentale. La testimonianza di Gippì, 51 anni e finalmente una vita da persona accolta e integrata
5 Novembre 2021
di MANUELA BORRACCINO

 

Le mani insaponano veloci ciotole e zuppiere, la voce squillante sovrasta il rumore di teglie che entrano ed escono dai forni. «La mia malattia è comparsa quando avevo 15 o 16 anni – racconta Gian Paolo, 51 anni - e da allora si sono susseguiti tanti ricoveri nelle cliniche psichiatriche di Torino. Ho lavorato anche in passato sì, in luoghi protetti, ma oggi è diverso. Questo lavoro mi ha cambiato la vita perché per la prima volta mi fa dire: sono sano di mente, non sono malato, qui ho trovato la serenità e la salute mentale dentro e fuori di me». “Gippì” come viene affettuosamente chiamato dai colleghi, è uno dei lavoratori fragili assunti nel biscottificio Il Mattarello, una delle opere segno dell’arcidiocesi di Vercelli attraverso il braccio operativo della Caritas diocesana.
In questa cittadina del Piemonte orientale, dove aumentano come nel resto d’Italia i giovani che non studiano e non lavorano (nel Nord la media è del 16,7 per cento rispetto al 20,7 per cento in Italia), l’arcivescovo mons. Marco Arnolfo che è anche delegato regionale per la Pastorale sociale e del lavoro è da sempre attivo nel contrastare con tutte le iniziative possibili le situazioni di marginalità e di disagio. Così è nata l’idea di rilevare una pasticceria in difficoltà economiche facendone una realtà di sviluppo sociale e di inserimento lavorativo.

«Il Mattarello è un asset fondamentale della cooperativa 181 – spiega il diacono Gianni Brunoro, direttore della Caritas diocesana - perché rappresenta il tentativo forse più innovativo, nel quale crediamo fortemente, di uscire da quell’assistenzialismo che ha penalizzato la Caritas per molto tempo e di fare in modo che anche le persone disabili possano recuperare con i loro limiti e ritmi la loro autonomia e dignità all’interno della società.
Grazie all’impegno consistente dell’arcidiocesi siamo riusciti a salvare questa attività e a potenziare i posti di lavoro, che oggi sono una decina. È un’opera che ci permette di rendere queste persone fragili protagoniste della loro vita anche nella sfera lavorativa: l’inserimento di malati psichiatrici è certamente un valore aggiunto».
Il Mattarello, sotto i portici di fronte all’ospedale cittadino, è diventato così un luogo popolarissimo “dove il bene diventa buono” come si legge sulla vetrofania all’ingresso. Una qualità che emerge sia dalla fattura dei dolci e dei prodotti salati in vendita sia da come al centro della produzione ci sia la persona, che attraverso il lavoro esprime la propria creatività e ritrova un legame con la comunità. «Quello che faccio mi piace perché mi fa sentire utile, anzi indispensabile – dice con un sorriso “Gippì” - perché posso dimostrare agli altri la cura che ho nel mio lavoro. Il mio grande obiettivo è stato quello di dire: io ci credo, ce la posso fare, c’è qui qualcosa di buono e di bello che mi fa dire ogni mattina: Gippì ce la puoi fare, sei un uomo come tutti gli altri. Ho acquistato autonomia, per la prima volta riesco a dire: sto bene. Sono orgoglioso di me stesso e orgoglioso del Mattarello per cui lavoro».

 

foto MATTEO PALLANZA