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della Conferenza Episcopale Italiana

Una “cattedrale” tra greggi e campi dorati

La vita semplice di un giovane prete. La sua “cattedrale” è tra i campi e le greggi di una parrocchia di 230 anime. “Ma la fede – ci racconta don Marco – o è incarnata, o non è”
5 Novembre 2021
di Giovanni Panozzo

Sa Zeppara è una piccola parrocchia di 230 abitanti nelle campagne a sud di Terralba (OR) ma la prima casa dista dall’ultima 30 km. Qui è parroco don Marco Statzu, un giovane prete che ama scrivere poesie, ma che è anche direttore Caritas della diocesi di Ales – Terralba e che insegna alla Pontificia Facoltà Teologica di Cagliari.
Mai immagineresti che un teologo, se vai a trovarlo, come primo luogo ti facesse conoscere la comunità Rom stanziale, dove lui è di casa per passare del tempo a parlare con loro e con loro condividere le gioie e le difficoltà della vita. Ma se provi a manifestargli stupore per l’associazione teologo-campo rom, don Marco risponde secco: «La fede è incarnazione, sono le tue mani, i tuoi occhi, i tuoi incontri. Se non c’è incarnazione non c’è vita, non c’è fede, non c’è teologia».

Don Marco, semplicemente, c’è. Ha sempre tempo per chi ha di fronte, specialmente per i giovani. E loro se ne accorgono, anche quelli che non frequentano abitualmente la parrocchia, e con lui parlano volentieri.
Non ha mai paura di perdere l’ultimo treno, perché in fondo, dice, l’ultimo treno non esiste: si può sempre proseguire a piedi.
Non lo spaventano le cose piccole, tant’è che si sta cimentando nella forma poetica dell’Haiku, poesie composte da tre versi di 5, 7 e 5 sillabe.
La sua piccola chiesina di cemento armato, posta in mezzo ai campi dorati, nella stagione estiva, con una ventina di abitanti vicino, è la sua “cattedrale”. Una costruzione le cui pietre sono le persone e il cui cemento è la solidarietà. La prova del fuoco si è avuta con il primo lockdown del 2020, che ha messo in ginocchio alcune piccole imprese famigliari della zona. Come quella di Federico, artigiano a Terralba. Dalla comunità cristiana ha ricevuto un contributo a fondo perduto “che non si aspettava” – confessa. E la risposta è stata impegnarsi, appena ha potuto, a fare qualcosa per gli altri: “Se ci si aiuta tra di noi – spiega Federico – abbiamo già vinto”.

foto GIOVANNI PANOZZO