SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA
della Conferenza Episcopale Italiana

«Restituiamo al nostro quartiere verde e memoria»

14 Giugno 2021
di Sabina Leonetti foto gentilmente concesse dalla  Parrocchia della Sacra Famiglia di Corato (BA)
Nonostante i duri colpi della pandemia, c’è chi ha fatto di necessità virtù, mettendo le ali alla fantasia.Così nell’estate 2020 è nato nella parrocchia della Sacra Famiglia a Corato (provincia di Bari ma arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie), il progetto “Come in cielo così in terra”, per vincere l’isolamento e riprendere l’attività pastorale. Don Fabrizio Colamartino, 35 anni, parroco da otto in un territorio di 11mila abitanti, ha cercato di ricostruire il tessuto sociale di una zona popolare e abitata soprattutto da famiglie giovani, promuovendo la conoscenza del territorio e contrastando il degrado con un impegno concreto. Giochi, cinema all’aperto, un tour archeologico e storico-artistico nell’Alta Murgia pugliese sono state alcune delle attività proposte. “In collaborazione con il Comune – racconta don Fabrizio –  e con una ventina di animatori, abbiamo scelto di ripristinare zone verdi piantumando alberi laddove mancassero: lecci, pioppi, cipressi, aceri, tigli, prugni selvatici. E poi abbiamo colorato la piazza dedicata a Don Ciccio Tattoli, primo parroco della zona. Con un contributo d’iscrizione di 7 euro e la donazione di una maglietta siamo riusciti a raccogliere 1500 euro in breve tempo. Poi abbiamo avviato un laboratorio di pittura, olio su tela, realizzando stelle autoalimentate, simbolo di luce nel quartiere.

Abbiamo creato un piccolo orto urbano di erbe aromatiche con cassette di legno e cominciato a decorare con murales l’esterno dell’Istituto Onnicomprensivo Tattoli - De Gasperi”. “Sono stati ripresi gli elementi fondanti del toponimo – spiega Gianluca, studente ventitreenne di filologia moderna –: l’acqua, che creava allagamenti stagnando, e le viti. Per questo abbiamo rappresentato rami di pampini verso il cielo, un vigneto, grappoli d’uva e pioggia”. “Ci siamo divisi in quattro gruppi di giovani, tra i 19 e i 30 anni – aggiunge Savino, studente di agraria anche lui ventitreenne – per ripulire le aree prescelte dalle erbe infestanti, scavando le buche a mano. Talvolta i passanti si sono fermati ad aiutarci. Abbiamo innaffiato gli alberi di notte, a causa del caldo estivo, con secchi e annaffiatoi, per sopperire l’assenza di fontane. Il progetto ha coinvolto emotivamente anche i duecentocinquanta ragazzi iscritti all’oratorio estivo e un centinaio di animatori. Un laboratorio educativo declinato nella ricerca del bello, nel rispetto del bene comune, nella responsabilità verso il creato. Sporcarsi le mani in prima persona vale più di mille parole”. “Dopo aver individuato una mappa dei bisogni e dei desideri – conclude Flavia, educatrice di 35 anni – abbiamo approntato una mappa sensoriale perché per sentire, vedere, gustare devi fermarti. E ascoltare anche con il cuore”. E il progetto, a un anno di distanza, continua anche questa estate.