SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA
della Conferenza Episcopale Italiana

In Oromia, nella parrocchia che non c’era

Le nostre Offerte raggiungono don Giuseppe Ghirelli in questa regione dell’Etiopia dov’è l’unico sacerdote per oltre 20 mila chilometri quadrati. Un territorio vasto come la Puglia o l’Emilia-Romagna
11 Novembre 2019

di ELISA PONTANI foto IRENE GUERCIO/CREATIVE COMMONS

 

A 60 anni ha chiesto di partire come missionario. Così dal 2014, dopo una vita da parroco nella diocesi di Anagni-Alatri, don Giuseppe Ghirelli è stato inviato su un fronte di prima evangelizzazione. Nel sud dell’Etiopia, vicino al confine con la Somalia, in Oromia, regione a prevalenza islamica, dov’è l’unico sacerdote cattolico per oltre 20 mila chilometri quadrati. Un’area vasta quanto la Puglia o l’Emilia-Romagna. Come si annuncia il Vangelo in una terra dove i cristiani quasi non ci sono? “Con semplicità, condividendo la vita di ogni giorno con chi ha bisogno di cure o istruzione, precluse a tanti poveri. E testimoniando con il servizio la vita del Vangelo” spiega don Giuseppe. Che ha imparato l’inglese e la lingua afaan oromo per raggiungere il popolo che gli è affidato, ad Adaba, nella prefettura apostolica di Robe, eretta nel 2012. L’unica strada non sterrata la collega per oltre 300 chilometri alla capitale Addis Abeba. Mancano luce e acqua. In Oromia, accanto a musulmani e copti ortodossi, i cristiani sono 900 su 4 milioni di persone. A cui si aggiungono dall’anno scorso circa 50 battezzati da don Giuseppe.

“La Chiesa cattolica è presenza numericamente esigua, ma è un punto di riferimento sicuro per tutti, nel rispetto delle culture locali – spiega don Ghirelli – La parrocchia è nata dove non c’era niente. Oggi conta, oltre alla scuola materna e primaria con 900 allievi, una casa-famiglia, con orfani inviati dal governo. Ormai studiano alla scuola superiore”, che in Etiopia è una rarità. A fare loro da madre c’è Didabe, una donna che a sua volta ha ricostruito se stessa. Attorno alla casa-famiglia, un’aula informatica, la biblioteca, un orto che tutti si alternano a coltivare. “Il Vangelo e il servizio mantengono giovani” sorride don Giuseppe, che ha compiuto 66 anni. Davanti a lui il campetto dove arrivano a giocare a calcio da tutta l’area. Una risorsa educativa nel Paese che ha metà della popolazione sotto i 20 anni. “È molto raro che vedano connazionali di etnie diverse convivere come fratelli, come succede ai giovani della nostra casa-famiglia” spiega. La nazione stessa è costituita da regioni etnicamente divise. E in Oromia è forte lo spirito indipendentista, dopo decenni di repressione su base etnica e spartizione delle ricchissime risorse del sottosuolo. Dal 2018 l’Etiopia esprime per la prima volta un premier di etnia oromo, Abyi Ahmed, inatteso simbolo di unità in una nazione a rischio implosione con i suoi oltre 80 gruppi etnici, premio Nobel per la pace 2019 per il trattato con cui ha chiuso la lunga crisi con l’Eritrea. “Siamo fieri in quanto nazione’ ha detto Ahmed. Le disastrose contrapposizioni regionali infatti hanno relegato in secondo piano le vere priorità di sviluppo dell’Etiopia, a partire dall’istruzione. Anche grazie a don Giuseppe, almeno quella primaria non è più elitaria ad Adaba. “Per tanti l’equivalente di 2,50 euro per l’iscrizione e 5 per penne e quaderni, sono una spesa proibitiva e non mandano i figli a scuola – aggiunge – Allora interveniamo, con un aiuto reso possibile solo dalla generosità dei fedeli della diocesi di Anagni-Alatri, sempre vicini a questa missione, e dall’Offerta per il sostentamento che accompagna noi sacerdoti. Non ci sono parole per dirvi grazie”.