SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA
della Conferenza Episcopale Italiana

L’Ultima Cena, inizio di eternità

“Per questo il Padre mi ama. Perché Io offro la mia vita” dice Gesù nel Vangelo di Giovanni (10, 17). La Messa in cui riceviamo  l’Eucaristia è l’incontro irrinunciabile con il Dio vivo, che ci comunica Se stesso, ci tiene uniti a Lui nel cammino terreno, ci introduce all’eternità. E’ suo memoriale (che nella Bibbia significa non ‘memoria’, ‘ricordo’, ma ‘vero accadimento’). Sull’altare – ‘tremendo mistero’ diceva San Pio da Pietrelcina – c’è il Calvario.
18 Aprile 2018

di DON PIERPAOLO CASPANI foto AGENZIA ROMANO SICILIANI / CREATIVE COMMONS

Alla vigilia delle solennità pasquali, don Pierpaolo Caspani (foto accanto), docente di Teologia dei sacramenti all’Istituto superiore di studi religiosi di Milano (Issr) ripercorre il mistero della salvezza nell’Ultima Cena, in cui Gesù istituì i sacramenti dell’Eucaristia e del sacerdozio.

Sull’altare Gesù, ostia viva

«Fate questo in memoria di me». O meglio «Fate questo come mio memoriale». Partecipare alla Messa – e parteciparvi in modo pieno con la Comunione – significa obbedire a questo invito del Signore che così vuole farci entrare nella sua Pasqua. Ce lo indica la grande preghiera eucaristica al centro della Messa. Dopo aver raccontato quel che Gesù fece e disse nell’Ultima cena, ci ricorda che, in quei gesti e quelle parole del Signore, noi «celebriamo il memoriale della sua morte e risurrezione», cioè della sua Pasqua. La sua passione, morte e risurrezione è stata un evento unico e irripetibile da cui ha preso inizio qualcosa che riguarda tutti i credenti e, più ancora, tutti gli uomini: la «nuova ed eterna alleanza» tra Dio e l’umanità. 

Nell’Ultima cena coi discepoli Gesù annuncia non solo che il suo Corpo sta per essere dato e il suo Sangue sta per essere versato. Ma «anticipa» la propria morte: mangiando quel pane spezzato, che è il suo Corpo immolato, e bevendo a quel calice, che è il suo Sangue versato, i discepoli sono già, in qualche modo, morti con Gesù per risorgere con Lui. «La Cena è il ponte e il legame dei discepoli con il Calvario; nella Cena i discepoli vivono il Calvario» spiega lo storico della liturgia don Enrico Mazza.

Dio ci ha dato tutto  quel che aveva da dare

L’Ultima cena è il momento in cui viene istituito il gesto che permetterà ai discepoli delle generazioni successive (quindi anche a noi) di essere «uniti» al Calvario. Dicendo «fate questo quale mio memoriale», infatti, Gesù chiede ai discepoli di allora e di oggi di ripetere i gesti di quella Cena (prendere il pane e il calice, benedirli/rendere grazie, mangiare quel pane e bere a quel calice) come memoriale di Lui e della sua Pasqua. 

Ripetendoli nella consacrazione, i cristiani di tutti i tempi vengono resi partecipi della morte e risurrezione di Gesù e introdotti nell’alleanza nuova ed eterna che essa inaugura. È così importante avere la possibilità di partecipare alla Pasqua di Gesù perché in essa Dio ha fatto tutto quel che doveva fare, ha dato tutto quel che aveva da dare, ha detto tutto quel che aveva da dire: «Tutto è compiuto» (Gv 19,30). Adesso resta solo una cosa da fare: che ciascuno di noi prenda parte a questo evento, si lasci cambiare da esso, diventi capace di vivere come Gesù per risorgere un giorno come Lui. 

In quanto memoriale della Pasqua, l’Eucaristia c’è proprio per questo: per farci realmente partecipare alla Pasqua di Gesù.

Liberati dal male per vivere come fratelli

Questo non ci riguarda solo come individui. Infatti, nel momento in cui mette in relazione con la Pasqua di Gesù, l’Eucaristia mette in relazione fra loro quanti ad essa partecipano. 

L’Eucaristia «fa» la Chiesa, la costruisce, la edifica. Perché la Chiesa è la comunione degli uomini con Gesù Cristo e con la sua Pasqua e – in Lui – fra noi. In questo però non c’è niente di automatico. Per diventare effettivamente Chiesa chi partecipa alla Messa e riceve la Comunione deve lasciarsi coinvolgere dalla sua forza unificante e costituire come parte viva del corpo di Cristo che è la Chiesa. Come? Partecipando alla vita della propria comunità, a partire dalla Messa domenicale; condividendo con gli altri i doni che ciascuno porta in sé; lasciando alle spalle divisioni e discordie, decidendo di perdonare e chiedere perdono.

PAPA FRANCESCO

“Senza la Domenica non possiamo vivere”

Papa Francesco dallo scorso novembre ha voluto dedicare uno speciale ciclo di catechesi all’Eucaristia, vero Corpo e vero Sangue di Gesù, “per crescere nella conoscenza del grande dono di Dio, dove Lui stesso si fa presente“. “È fondamentale per noi capire bene il valore e il significato della Santa Messa, per vivere sempre più pienamente il nostro rapporto con il Padre. Non possiamo dimenticare il gran numero di cristiani che, nel mondo intero, in duemila anni di storia fino ad oggi, hanno rischiato la vita e resistito fino alla morte per difendere l’Eucaristia. Nell’anno 304, durante le persecuzioni di Diocleziano, un gruppo di cristiani del nord Africa fu sorpreso a celebrare la Messa in una casa e arrestato. Nell’interrogatorio alla richiesta del perché avessero fatto quel che era assolutamente vietato, risposero: “Senza la domenica non possiamo vivere”, cioè se non possiamo celebrare l’Eucaristia, la nostra vita cristiana morirebbe”. Come gli altri sacramenti, è segno dell’amore di Dio, via privilegiata per incontrarLo. “Nella potenza dello Spirito Santo – ha aggiunto il Papa – la partecipazione alla mensa eucaristica ci conforma in modo unico e profondo a Cristo, anticipa già ora la piena comunione col Padre nel  banchetto celeste, dove lo contempleremo faccia a faccia”. 

L’Eucaristia è cuore della Chiesa e della fraternità umana: “Se l’amore di Cristo è in me, posso donarmi pienamente all’altro, nella certezza interiore che se anche dovesse ferirmi io non morirei; altrimenti dovrei difendermi. Solo se sperimentiamo questo potere di Cristo, il potere del suo amore, siamo liberi di donarci senza paura. Gesù-Eucaristia è forza dei deboli, pane di speranza per il mondo”. 

“Di fronte al Dio nascosto, al Pane di vita giunto fino a noi, non finisce mai lo stupore della Chiesa, che alimenta sempre la contemplazione, l’adorazione e la memoria“. Nelle rivelazioni private ai santi, il Signore dell’Eucaristia dice: “la mia delizia è unirmi con le anime”. Lo ribadì a Santa Faustina Kowalska, confidandole il dolore per quelle che accoglievano l’Ostia Viva con indifferenza. La mistica a sua volta annotava: “Al di fuori dell’amore tutto è inconcepibile. Solo con l’amore si comprende l’inconcepibile familiarità con cui Tu ci tratti. Benché Tu sia così nascosto, la tua onnipotenza si manifesta nella misericordia, miracolo incessante che trasforma le anime e le resuscita a vita eterna. Tra il Creatore e la creatura c’è un abisso, per amore Egli si abbassa fino a me. O Gesù, com’è grande la tua povertà nel Santissimo Sacramento. C’è mai stata un’anima così abbandonata come Te, Gesù, sulla croce?”. R.D.