SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA
della Conferenza Episcopale Italiana

Ieri, oggi e domani: il ruolo dei laici

Il clero vive in una sorta di terra di mezzo, per dirla alla Tolkien (autore de Il Signore degli Anelli) tra la tradizione e l’innovazione, tra il passato che non c’è più e il futuro incerto, in una Chiesa in continua evoluzione, per contorni e contenuti. La figura del prete, pur cambiando negli anni, continua […]
18 Settembre 2019

Il clero vive in una sorta di terra di mezzo, per dirla alla Tolkien (autore de Il Signore degli Anelli) tra la tradizione e l’innovazione, tra il passato che non c’è più e il futuro incerto, in una Chiesa in continua evoluzione, per contorni e contenuti. La figura del prete, pur cambiando negli anni, continua a mantenere un ruolo di assoluto rilievo. Il prete si rivela essere sempre più una figura essenziale per lo sviluppo di quella solidarietà quotidiana fondamentale per creare il tessuto connettivo delle nostre società e della nostra cultura.

Dal dopoguerra in poi tale figura si è definita e irrobustita anche grazie alla contrapposizione tipicamente italiana tra il sentimento cristiano e l’ideologia laica. Era la contrapposizione leale tra don Camillo, parroco e monsignore ma non troppo, e Peppone, sindaco e “compagno”. Gli uomini di Chiesa, molto più numerosi di oggi, godevano della stessa stima e rispetto di cui godevano i rappresentanti dello Stato. Oggi tutto è cambiato. La fiducia nei confronti delle istituzioni è al minimo storico, i rappresentanti dello Stato sono delegittimati e solo la Chiesa continua a mantenere una stima e una fiducia alta, ma non certo incondizionata. In questa terra di mezzo, in questo territorio indistinto, dai confini incerti, anche il ruolo dei laici deve essere ripensato e divenire sempre più importante e strategico per il futuro della Chiesa stessa. Significa che il clero oltre a chiedere il coinvolgimento dei laici per compiti specifici deve sempre più mettersi in comunione con loro, costruire per e con i laici, agire insieme ai laici per il bene della comunità. Significa, al tempo stesso, investire sul laicato, preoccupandosi di rafforzare  la qualità cristiana dei laici, ossia la loro solidità della fede e della vita cristiana.

Cinquant’anni dopo il Concilio Vaticano II si continua a discutere sul ruolo dei laici nella Chiesa. Molti passi in avanti sono stati compiuti dalle Costituzioni dogmatiche Lumen gentium (1964), Gaudium et spes (1965) e dal Decreto sull’apostolato dei laici (Apostolicam actuositatem) (1965). La magna charta del laicato cattolico è oggi l’Esortazione Apostolica di Papa Giovanni Paolo II Christifideles laici (1988) definita da Benedetto XVI una rivisitazione organica che riprende gli insegnamenti del Concilio Vaticano II e orienta il discernimento, l’approfondimento e l’orientamento dell’impegno laicale nella Chiesa di fronte ai mutamenti sociali di questi anni. 

La crisi delle vocazioni, la moltitudine di impegni che i sacerdoti sono chiamati a svolgere e il fatto che molto spesso all’interno delle parrocchie viene meno la figura del parroco, obbligano a rimettere al centro la comunità e a pensare a una piena collaborazione dei laici. I giovani sacerdoti sono già sulla buona strada per riconoscere pari dignità ai laici, pur se con carismi e ministeri diversi.

La crescita del laicato e un nuovo protagonismo laicale sono realtà in molte comunità parrocchiali. Ma di certo la strada della corresponsabilità è ben lungi dall’essere compiuta. Una strada che si compie valorizzando il ruolo dei laici al momento della consultazione e riservando ai sacerdoti la decisione ultima in termini di fede e di morale. Il consiglio pastorale è una cartina di tornasole per capire dove si sta andando. Oltre a rappresentare la comunità parrocchiale, infatti, è il luogo della partecipazione dei laici alla vita della comunità e della corresponsabilità effettiva. All’interno del consiglio pastorale, laici e sacerdoti analizzano insieme i problemi, individuano le possibili soluzioni e suggeriscono forme di aiuto e di sostegno. È dunque il luogo in cui convergono, si incontrano e si confrontano i bisogni, le necessità e le esigenze della parrocchia.

Il consiglio pastorale è anche il luogo principale per l’approvazione del bilancio parrocchiale e per le decisioni in merito all’utilizzo delle offerte ricevute dai fedeli.

In altre parole il consiglio pastorale, come tutte le altre forme di coinvolgimento dei laici all’interno della parrocchia, sono i luoghi vitali per far accrescere quel senso di corresponsabilità che investe necessariamente ogni dimensione della vita cristiana, compreso il reperimento dei beni materiali necessari per vivere. Partecipare alla vita della Chiesa vuol dire perciò condividere anche i beni materiali e il denaro, guardando anzitutto a chi è nel bisogno. Per questo, il nuovo sistema di sostegno economico alla Chiesa non esclude né svilisce il semplice e tradizionale gesto dell’offerta manuale, fatta nella propria parrocchia o nella Chiesa abitualmente frequentata. Esso, però, invita ad aprire lo sguardo anche alle esigenze della diocesi, di cui ogni comunità locale è cellula viva, attraverso la promozione delle erogazioni liberali dirette all’Istituto Centrale del Sostentamento del Clero volte ad aiutare, nel segno della perequazione, l’opera dei 34.000 sacerdoti che operano nelle oltre 25.000 parrocchie italiane.

Perché, come scriveva Giovanni Paolo II in Christifideles LaiciSe la parrocchia è la Chiesa impiantata tra le case degli uomini, essa vive e agisce inserita profondamente nella società umana e intimamente solidale con le aspirazioni e i suoi drammi”. Solo attraverso la comunione, collaborazione e corresponsabilità tra sacerdoti e laici, pertanto, la Chiesa potrà continuare a esercitare la sua missione fondamentale di guida pastorale e la parrocchia continuare a essere percepita come la casa “per tutti”.

Paolo Cortellessa