“Da questa esperienza ho imparato che il mondo bisogna guardarlo dalla prospettiva delle vittime”. Don Massimo Mapelli, 52 anni, lecchese di Merate, parla così (nell’articolo a firma di Roberto Brambilla su unitineldono.it) di uno degli insegnamenti che ha appreso durante il suo impegno alla Libera Masseria di Cisliano, paese a sud-ovest di Milano, sorta su un bene confiscato alla ‘ndrangheta.
Una nuova vita, quella del complesso di 10mila metri quadrati sequestrato alla famiglia Valle a seguito dell’operazione “Crimine Infinito”, cominciata quasi dieci anni fa.
“Tutto è iniziato nel 2015 per volontà della società civile – ricorda don Massimo, insignito nel 2024 del titolo di Cavaliere della Repubblica – c’era questo bene abbandonato e noi ci siamo entrati senza aspettare le istituzioni, che poi ci hanno sostenuto, perché era un peccato che venisse rovinato e che non fosse utilizzato. Abbiamo ottenuto prima l’assegnazione provvisoria nel 2015 e poi quella definitiva nel 2021”.
Un luogo in cui si decidevano le strategie criminali del clan e dove si compivano violenze che si è trasformato grazie al lavoro della Caritas, dell’associazione Libera, della onlus Una Casa Anche Per Te e dei volontari, in un bene a disposizione dell’intera comunità. “All’interno della Libera Masseria – spiega don Mapelli, responsabile della Caritas ambrosiana nella zona pastorale VI – ospitiamo in collaborazione con i servizi sociali alcune persone, famiglie o singoli in condizioni di necessità, siamo sede di eventi sul tema delle mafie e della legalità, organizziamo campi di lavoro, oltre ad accogliere scuole, gruppi, oratori che vogliono conoscere la storia di questa struttura e che vogliono lavorare su alcune tematiche”. Una struttura, la Libera Masseria, dove si accoglie e si educa, soprattutto i giovani.
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