Presentazione
Generosi non si nasce. Solidali non si nasce. Non è "spontaneo" servire gli altri, soprattutto se sono degli estranei. Né risulta spontaneo condividere con gli sconosciuti ciò che si ha. Forse c'è qualche margine di miglioramento se l'altro è mio parente o amico. Forse.
Due le possibili risposte a questi atteggiamenti che consideriamo naturali. Lasciare tutto così com'è, alimentando il fuoco dell'individualismo e dell'indifferenza. Oppure adottare lo strumento più potente contro ogni menefreghismo ed egoismo: l'educazione.
Un piccolo passo per contribuire ad educare alla solidarietà, alla condivisione, può darlo anche il sovvenire. Come indica in questo Quaderno l'attenta riflessione dellArcivescovo Donato Negro, che prende spunto dall'Esortazione di Papa Francesco Evangelii Gaudium.
Il Santo Padre, sempre molto diretto nell'esprimere i propri desideri, scrive al n. 198 "
desidero una Chiesa povera per i poveri". Ciò significa che la Chiesa deve rispecchiare uno stile di vita sobrio, semplice, capace di condannare spreco, consumismo, individualismo. A questo può contribuire l'educazione e, in 6 particolare, l'educare al sovvenire. Bisogna chiedere, perché solo i ricchi non chiedono; e bisogna ottenere per poter donare. A scanso di equivoci, infatti, vivere in modo essenziale, sempre nel rispetto dell'uomo e del creato, non significa rinunciare ai mezzi necessari per l'apostolato.
La Chiesa deve abbracciare e testimoniare la solidarietà. Ma deve poter contare su quelle risorse in assenza delle quali si finirebbe per colpire soprattutto il gregge (poveri compresi) e i suoi pastori. Per questo educare alla solidarietà ci porta nel cuore pastorale del sovvenire.
Ma quando si educa al sovvenire non si tratta solo di far mettere mano al portafoglio. Non si tratta di chiedere l'elemosina e di ottenerla, magari anche generosa, spingendo sull'emotività del momento. Questa non sarebbe solidarietà, ma vuoto assistenzialismo. I valori che supportano il sostegno economico alla Chiesa, da promuovere innanzitutto con la testimonianza personale, presuppongono un "cattolico" capace di sentirsi in comunione con tutta la Chiesa e corresponsabile della sua missione. Partecipando attivamente sia alla vita della propria comunità parrocchiale sia a quella diocesana, ma anche innalzando la partecipazione a livello nazionale e "universale".
Come può avvenire tutto questo? Scrive nella sua riflessione Mons. Negro: "Alla solidarietà si educa introducendo a prassi solidali, realizzando vissuti di fraternità, mostrando la gioia della comunione". Di contro bisogna stare attenti alle conseguenze del neoliberalismo: esso ha "decostruito" ogni discorso valoriale, accedendo a quello che si può definire il "materialismo pratico".
Dalle pagine di questa riflessione sull'educare alla solidarietà anche attraverso l'azione pastorale legata al sovvenire, ricca di contenuti pedagogici, emerge che quando si sostiene economicamente la Chiesa, se si è formati ai valori della comunione, della corresponsabilità, della partecipazione, della solidarietà, non è importante il quanto si dà ma il come si dà. Qui sta il centro di tutto. Quel cuore pastorale del sovvenire di cui si accennava all'inizio. La motivazione profonda del "voler" aiutare l'altro come fa il Buon Samaritano, chiama al superamento di ogni pericolosa indifferenza e di ogni sterile individualismo. Per permettere questa azione educativa è importante però che Educare alla solidarietà ogni famiglia e ogni singola parrocchia sappia vivere il Vangelo con coerenza. La coerenza chiama alla testimonianza. La testimonianza alla solidarietà vera e non formale.
Ogni volontario, giovane o adulto, padre o madre di famiglia, il sacerdote, la religiosa o il religioso se animati dall'annuncio sono ben consapevoli che qualunque atto di solidarietà che si offre -l'ascolto, un pasto caldo, il sostegno spirituale- non rappresentano solo un servizio sociale, ma rendono visibile l'amore di Dio e la tenerezza della Chiesa verso quel "prossimo" che bisogna amare come se stessi.
Talvolta non ci si rende conto che anche destinare con consapevolezza l'8xmille alla Chiesa cattolica e offrire un'offerta per tutti i sacerdoti diocesani (sconosciuti e lontani) sono gesti che esprimono comportamenti di solidarietà vera, non superficiale.
Tutto si gioca sulla motivazione. Chi firma ogni anno in modo consapevole, perché formato alla partecipazione e corresponsabilità, non fa l'elemosina. Provvede piuttosto ad attuare una solidarietà permanente ed efficace. Destinare l'8xmille o donare un'offerta per il sostentamento dei nostri preti è un appuntamento con l'altruismo e contro l'individualismo. Non deve essere mancato perché renderà più dignitosa la vita di tante persone. Anche questo può essere un modo - non l'unico - per "prenderci cura dei più fragili della Terra" (Papa Francesco, Evangelii Gaudium, n.209).
Matteo Calabresi
Responsabile del Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa