di RAFFAELE LA CAPRIA scrittore e saggista
testi a cura di MARTINA LUISE foto AGF
Da piccolo frequentavo la chiesa, seppure non assiduamente, e la mia vita è stata continuare a cercare Dio. Ogni giorno vivo alla ricerca di Lui, anche quando non lo so. Chi legge i miei libri può scoprire riflessioni da questo punto di vista, pur non avendo mai scritto direttamente di fede o di religione. Non saprei dire se ho molta confidenza con Dio, ma spesso sento che Lui mi abita. Io credo nel mistero, nell’insufficienza dell’uomo.
E la mia religiosità è amore per il Creato: è un dono che Dio ci ha fatto e dobbiamo trattarlo con tutti i riguardi. Rispettandolo, salviamo non solo l’ambiente, ma una parte di noi stessi. Il mistero sta proprio lì, nell’origine di tutte le cose. Fin da piccolo con il creato avevo un legame profondissimo e un rapporto spirituale con il mare. Il mare significa tutto, guardandolo pensi all’infinito, intuisci l’immensità, e pensi anche a Dio. I momenti più belli di bambino li ho passati nella mia camera del palazzo del ‘600 in cui abitavo: Palazzo Donn’Anna a Napoli nasce dal mare come uno scoglio. Quante notti mi sono addormentato con lo sciacquio delle onde. Dalla finestra di quella stanza, quando l’acqua era trasparente, vedevo il fondale pieno di pesci. Rimanevo lì per ore, rapito. Questo è ciò che Napoli più di tutto mi ha dato: il rapporto con la natura. E mi manca, perché ogni chiocciola ha il suo guscio e quello era il mio guscio. Però oramai sono anni che non vivo più a Napoli e quindi mi devo arrangiare con Roma. Quell’affinità profonda con quanto vive nel creato la sento anche con gli animali domestici, così simili a noi quando soffrono. Io porto sempre il gatto a dormire con me, perché con lui vicino mi addormento meglio.
Le scoperte più importanti della vita si fanno nell’infanzia: la natura, gli esseri umani. Impari a conoscerli, a capire quel che ognuno può rappresentare per te. L’ambiente in cui cominci a muovere i primi passi dell’intelletto è la famiglia, di cui riceviamo l’impronta. Poi per la crescita contano molto le amicizie, perché quelle che ti fai in gioventù determinano quello che sarai. L’amico è colui con cui puoi scambiare idee, sicuro che l’altro non sarà un muro, ma qualcuno che sa ricevere e orientarti. Da giovani conta più di tutto sapere che il bene e il male si fronteggiano continuamente, e che bisogna in qualche modo partecipare a questa lotta. Anche se scegliere non è facile, non possiamo sottrarci al combattimento tra luce ed ombra, che coinvolge tutta la nostra personalità. Per saper scegliere una religiosità di fondo è necessaria, ci può guidare. Chi ha fede ha un rapporto con l’esistenza più sacro.
In vecchiaia diventiamo più essenziali. Si è conclusa la mia parabola di scrittore, ma la letteratura resta un luogo dell’anima e un luogo della conoscenza. Chiunque ha interesse per il mondo, si interessa anche della letteratura.
TRA ETICA E DISINCANTO
Raffaele La Capria (Napoli, 1922) è uno dei grandi scrittori italiani contemporanei. Fin dalle prime prove di scrittura ottenne l’attenzione di Benedetto Croce e Italo Calvino. Laureato in giurisprudenza, dopo lunghi soggiorni in Inghilterra, Francia e Usa, nel 1950 lavora per la Rai. Dopo l’esordio con Un giorno d’impazienza del ’51, Ferito a morte (1961) romanzo di formazione dalla scrittura folgorante, tra promessa di felicità e la cronaca di un’indolente estate caprese, gli valse il premio Strega, a cui negli anni seguiranno tra gli altri il Campiello alla carriera (2002) e il Premio Viareggio. È stato co-sceneggiatore dei film Le mani sulla città (1963) a Uomini contro (1970) di Francesco Rosi. Saggista e narratore (L’Amorosa inchiesta, 2006), sposato con l’attrice Ilaria Occhini, ha una figlia. Se l’opera omnia è nei Meridiani Mondadori (2001 e 2015), nel 2016 ha pubblicato Ai dolci amici addio (ed. Nottetempo). “Carissimi, dovreste affrettarvi a leggere” ha scritto agli italiani, che aprono i libri molto meno di tutti gli altri Paesi occidentali. Il protagonista del film La grande bellezza di Paolo Sorrentino è un libero omaggio al profilo unico dell’intellettuale La Capria e al giovane Massimo De Luca di Ferito a morte.
Laura Novelli