di Miela Fagiolo D’Attilia - Le pagine Sacerdoti nel mondo sono realizzate in collaborazione con la Fondazione Missio
«Qui la popolazione aspettava l’arrivo di un pastore. Nel 1974 la situazione non era come oggi, sotto la dittatura di Mobutu nei villaggi c’era una specie di pax romana, una certa tranquillità. Malgrado le restrizioni eravamo riusciti a realizzare un piccolo ospedale col dispensario, una officina meccanica, una turbina idroelettrica. Strutture per migliorare il livello di vita della gente». Ma intanto la situazione cambia rapidamente in seguito al genocidio in Rwanda, l’afflusso di rifugiati e le azioni di guerriglia al confine. Alcune famiglie si trasferiscono nella foresta per fondare un nuovo villaggio, come ricorda don Piumatti: «Abbiamo deciso di fare come Abramo, abbiamo messo in pratica la Bibbia e siamo partiti. È nato il villaggio di Muhanga, nella zona in cui vivevano i cercatori d’oro. Il Nord Kivu è l’emblema della ricchezza dell’Africa: coltan, cobalto e oro sono dovunque, oggetto di speculazioni internazionali».
Dopo il 2000 la zona comincia ad essere infestata dalla violenza di gruppi di ribelli in lotta uno contro l’altro». Una situazione che continua nell’indifferenza dell’Occidente che si ricorda del dramma della Rdc in rare occasioni come per l’uccisione dell’ambasciatore Luca Attanasio lo scorso febbraio; una persona speciale che don Piumatti ricorda come «un giovane entusiasta che amava l’Africa, si mescolava con la gente, si sporcava le mani. Per qualche settimana dopo la sua morte si è parlato del dramma della Rdc, poi silenzio anche se di agguati in quella zona ce ne sono almeno due a settimana con morti e feriti».
Ora che vive nel Seminario in cui aveva studiato da giovane, l’Africa è sempre più grande dentro di lui: «L’Africa è essa stessa profezia in questo mondo, il Nord Kivu non è solo uno scrigno di materie prime, è una miniera di umanità».
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24 OTTOBRE