Una nazione a rischio genocidio, dove dallinizio della crisi (a dicembre 2012, culminata nel colpo di Stato a marzo 2013) la popolazione ha assistito a terribili atrocità: migliaia di case bruciate, omicidi di massa, cadaveri abbandonati dappertutto. «Avevo visto simili crudeltà solo nei documentari sullolocausto ruandese» ha detto larcivescovo di Bangui, Dieudonnè Nzapalainga. I miliziani Seleka (per lo più musulmani in un Paese all80% cristiano) contestavano al presidente Bozizé la mancata redistribuzione dei proventi della ricca industria mineraria nazionale (oro, diamanti e uranio). Il loro arrivo al potere ha avuto conseguenze drammatiche sui rapporti interreligiosi: hanno colpito duramente la Chiesa locale, e in risposta bande cristiane (anti-Balaka) hanno cercato vendetta contro i fedeli islamici. Così in pochi mesi lemergenza ha visto prima profughi cristiani e poi musulmani, che a migliaia cercano scampo in Ciad e in Camerun da uccisioni, mutilazioni, saccheggi e case incendiate.
«La partenza dei musulmani impedisce di ricostruire la convivenza pacifica di cui il Centrafrica ha assolutamente bisogno» spiega padre Aurelio Gazzera, missionario carmelitano e direttore della Caritas diocesana di Bouar.
Come tutte le chiese del Paese, anche la parrocchia guidata dal religioso a Bozoum (qui il suo blog http://bozoum.blogspot.it) ha accolto migliaia di rifugiati, cristiani e musulmani. Un aiuto reso possibile anche dall8xmille «che ci ha permesso di restare accanto alla gente. Per loro la Chiesa è lunica sicurezza». Mentre le violenze continuano, larrivo dei 12 mila caschi blu Onu e dellUnione europea è paradossalmente previsto solo a settembre, e gli 8mila soldati inviati da Francia e Unione africana non sono sufficienti. «Con così pochi uomini -afferma monsignor Nzapalainga- è impossibile restaurare la pace nellintero Stato». Medici senza frontiere, dopo 115 attacchi subiti, ha sospeso le attività nel Paese. Nella chiesa di Bouca sono rifugiati 7 mila cristiani, circondati dai Seleka; 4.600 in quella di Grimani, mentre il 90% delle famiglie musulmane è fuggita dalla capitale Bangui. Nella corsa contro il tempo per salvare le vite e la pace la Chiesa cattolica, nonostante grandi rischi, fa il possibile.