a cura di TERESA CHIARI
foto AGENZIA ROMANO SICILIANI / CREATIVE COMMONS
IL PRETE DIOCESANO? UN CONTEMPLATIVO
Come sarà il profilo del prete di questepoca così secolarizzata? Un contemplativo verso Dio e verso gli uomini. A volte non è facile rimanere davanti al Signore, perché siamo presi da tante cose. O perché lo sguardo di Gesù ci mette in crisi
Ma questo ci fa bene! Nel silenzio della preghiera Gesù ci fa vedere se stiamo lavorando come buoni operai o siamo un po impiegati; se siamo canali aperti del suo amore, o se mettiamo al centro noi stessi diventando schermi che non aiutano l'incontro con il Signore. Non le pianificazioni assicurano i frutti, anche se aiutano, ma essere fedeli a Gesù. «Rimanete in me e io in voi» significa contemplarLo e adorarLo nell'Eucaristia e nella preghiera; riconoscerlo presente e abbracciarlo nei più bisognosi. Il rimanere con Cristo non significa isolarsi, ma è rimanere per andare incontro agli altri.
SACERDOTI CHE NON FANNO NOTIZIA
Non fanno notizia sui giornali ma danno forza e speranza agli uomini: sono tutti quei vescovi e preti anonimi che continuano a offrire la loro vita in nome di Cristo nel servizio alle diocesi e alle parrocchie. Quanta gente ha ricevuto la forza della fede, la speranza da questi parroci che non conosciamo. E sono tanti! E che grande carità fanno! Grazie a loro oggi noi siamo qui, sono stati loro che ci hanno battezzato.
IL POPOLO DI DIO,
CUSTODE DELLA GIOIA SACERDOTALE
Siamo unti con olio di gioia per ungere con olio di gioia. La letizia sacerdotale viene dallAmore del Padre. E l'incommensurabile grandezza del dono che ci è dato per il ministero ci relega tra i più piccoli degli uomini. Il sacerdote è il più povero degli uomini se Gesù non lo arricchisce con la sua povertà, è il più inutile servo se Gesù non lo chiama amico, se non lo istruisce pazientemente come Pietro, il più indifeso dei cristiani se il Buon Pastore non lo fortifica in mezzo al gregge. Nessuno è più piccolo di un sacerdote lasciato alle sue sole forze; perciò la nostra preghiera di difesa contro ogni insidia del Maligno è la preghiera di nostra Madre: sono sacerdote perché Lui ha guardato con bontà la mia piccolezza (Lc 1,48). La gioia incorruttibile e missionaria fluisce solo quando il pastore sta in mezzo al suo gregge, anche nel silenzio della preghiera, e per questo è una gioia custodita da questo stesso gregge. Anche nei momenti di tristezza e isolamento, persino allora il popolo di Dio è capace di proteggerti e aiutarti a riaprire il cuore.
VOCAZIONI
Il Signore chiama. Forse ci sono qui alcuni giovani che hanno sentito nel cuore la voglia di diventare sacerdoti, al servizio degli altri per catechizzare, battezzare, perdonare, celebrare l'Eucaristia, curare gli ammalati... e tutta la vita così. Se qualcuno di voi ha sentito questa cosa nel cuore è Gesù che lha messa lì. Curate questo invito, preghiamo tutti perché dia frutto. Se il volto della Chiesa è in primo luogo il volto dell'amore, sempre più giovani saranno attratti verso il Cuore di Gesù, sempre infiammato damore divino nella comunione del suo mistico Corpo.
LA MISSIONE DEI CONFESSORI
Dio ti ascolta sempre, ma nel sacramento della Riconciliazione manda un fratello a portarti la sicurezza del perdono, a nome della Chiesa.
Il servizio esige che il cuore del sacerdote sia in pace, che non maltratti i fedeli, ma sia mite, benevolo e misericordioso; consapevole che chi si accosta al sacramento della Riconciliazione cerca il perdono come tanti si accostavano a Gesù perché li guarisse. Perché questa è la nostra vita: rialzarci continuamente e riprendere il cammino. Guardiamoci dai due estremi: il rigorismo e il lassismo. Nessuno dei due fa bene, perché in realtà non si fanno carico della persona del penitente. Invece la misericordia ascolta veramente con il cuore di Dio.
LA GRAZIA DI SEGUIRLO FINO ALLA FINE
In fondo, a Gesù gli apostoli, il giorno dell'Ascensione, hanno domandato: ma adesso viene il trionfo? Quasi per dire: «Come finirà questo primo amore che ha camminato tanto? Come finirà questo essere pastori? Finirà con la gloria?». La risposta però è molto diversa: «No, fratello, finirà in modo più comune, anche più umiliante a volte. Magari finirà a letto che ti danno da mangiare, che ti devono vestire, inutile, lì, ammalato. Si deve finire come è finito lui! Quell'amore muore come il seme del grano e così, poi, verrà il frutto. E io non lo vedrò!». Ma la parola più forte di Gesù, nostra certezza, è «seguimi!», sulle orme di Gesù, su quella strada.
FEDELI, SIATE VICINI AI SACERDOTI!
Cari fedeli, siate vicini ai vostri sacerdoti con laffetto e con la preghiera perché siano sempre Pastori secondo il cuore di Dio. Tutta la comunità cristiana è custode del tesoro di queste vocazioni, destinate al suo servizio, e deve avvertire sempre più il compito di promuoverle, accoglierle ed accompagnarle con affetto.