SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA
della Conferenza Episcopale Italiana

Quel ‘Pane del cielo’ che nutre e riposa

Perché è importante non trascurare la S. Messa, neppure in vacanza? Per ritrovare il senso del nostro destino di eternità, alzando gli occhi al Padre. Ma per farlo bisogna smettere il lavoro ed entrare nella sosta domenicale. Così torniamo noi stessi. Non più creature affannate, ma figli che si affidano al Signore con semplicità, celebrando il dono del riposo con l’Eucaristia. Così la nostra vita si apre all’azione di Dio e alla condivisione con i fratelli.
7 Giugno 2017

di MONS. ANDREA LONARDO foto AGENZIA ROMANO SICILIANI/CREATIVE COMMONS

 

QUELLA SOSTA
CHE DA’ SENSO AL VIAGGIO

Gesù, riconoscendo che la creazione, come raccontato nella Genesi, è ‘cosa buona’, ci ha insegnato che Dio non si è limitato a questo per parlare ai suoi figli. Così la nostra terra d’Italia, dove la Parola evangelica è diffusa fin dal I secolo, è stata nutrita anche dal dono del riposo, della domenica e dell’Eucarestia. Oggi le creature sono sempre più stanche: si pensi solo al fatto che nell’arco di dieci anni ogni italiano ha perso almeno un’ora di sonno a motivo dell’uso notturno di internet. Le nostre città conoscono file di auto che aggiungono alla stanchezza del lavoro quella del ritorno a casa. Non solo siamo spossati, ma questa stanchezza toglie tempo alla famiglia. È il grande lamento dei coniugi che vorrebbero l’altro più vicino. È la grande nostalgia dei figli che vorrebbero i genitori più vicini.

Ebbene Gesù ha inventato l’Eucarestia perché possiamo trovare riposo e stare di più in famiglia. Si esce a volte stanchi al mattino per andare alla S.Messa, ma se ne esce rasserenati nel profondo. La mensa della Parola e del Corpo del Signore dà pace al cuore. E se si restasse a casa, non si starebbe insieme, perché ognuno sarebbe preso da ulteriori incombenze, oltre che dagli invasivi, onnipresenti social network: quell’andare insieme a Messa ci rende “corpo di Cristo” e ci avvicina tra noi.

IL RIPOSO SETTIMANALE,
SEGNO DIVINO CHE LIBERA L’UOMO

È un altro pane, è un altro vino che riceviamo in quel giorno. La celebrazione ci ricorda che “non di solo pane vive l’uomo”, ma del Pane di vita, il pane del cammino. Senza di esso non ritroviamo il senso delle cose, non troviamo vita, riposo e coraggio.

Senza l’ebraismo e il cristianesimo il mondo non avrebbe scoperto il riposo settimanale. Noi sappiamo di aver donato a tutti il riposo. Basta partire per la Cina, ad esempio, per scoprire che lì esiste una cul-tura antichissima, che però non conosce il riposo settimanale. Nelle culture pagane si lavorava tutti i giorni. Solo la fede ha impresso il ritmo settimanale del riposo, per celebrare che Dio è creatore e salvatore. Anche i nostri amici non credenti beneficiano di quel giorno che ricorda la resurrezione di Gesù, che a tutto conferisce senso. Quel giorno dice che l’uomo è libero.

L’ANNO LITURGICO,
LA CREAZIONE PIÙ BELLA DELLA CHIESA

Nella festa riscopriamo la dignità al lavoro, che non è schiavitù, perché ci dà modo di contribuire al bene co-mune. La domenica dà alla nostra esistenza la forma di Cristo. In un anno riviviamo tutta la sua vita: l’anno li-turgico è forse la creazione più bella della Chiesa, più delle opere di Michelangelo e di Bach. Tutte le Chiese del mondo nei secoli lo hanno arricchito e l’anno liturgico è divenuto quell’opera d’arte che ci tiene legati a Cristo. Fidarsi dei suoi tempi è la prima grande “obbedienza” con cui diamo fiducia al Signore nella Chiesa. Una volta parlando con due catechiste, una mi disse: “La catechesi non serve, in fondo. Io stessa non ricordo molto di ciò che mi hanno insegnato quando avevo l’età dei bambini di cui sono catechista oggi”. “Ti sbagli - rispose l’altra - Nella catechesi hai scoperto l’anno liturgico. E chi lo conosce e vi partecipa, conosce tutto di Cristo. Chi partecipa la domenica alla liturgia conosce Cristo e lo ha vicino a sé”. Aveva ragione.


L’OMELIA NELLA FESTA DEL CORPUS DOMINI
“Lasciamoci convertire dall’Eucaristia”

Nell’Ultima Cena Gesù dona il suo Corpo e il suo Sangue mediante il pane e il vino, per lasciarci il memoriale del suo sacrificio di amore infinito. Così i discepoli hanno tutto il necessario per il cammino lungo la storia, per estendere a tutti il regno di Dio. E questo Pane di vita è giunto fino a noi! Non finisce mai lo stupore della Chiesa davanti alla realtà del vero Corpo e Sangue del Signore. Alimenta sempre l’adorazione. La Liturgia di oggi dice: «Riconoscete in questo pane, colui che fu crocifisso; nel calice, il sangue sgorgato dal suo fianco. Prendete e mangiate il corpo di Cristo, bevete il suo sangue per non disgregarvi; per non svilirvi, bevete il prezzo del vostro riscatto». C’è un pericolo dunque: disgregarci, svilirci. Ci disgreghiamo quando non siamo docili alla Parola del Signore, non viviamo la fraternità, gareggiamo per i primi posti - gli arrampicatori -, e non siamo capaci di offrire speranza. L’Eucaristia ci permette di non disgregarci, perché è segno vivente dell’amore di Cristo annientato perché rimanessimo uniti. Nell’Eucaristia siamo in un cammino che non ammette divisioni: Cristo esige che la forza dell’amore superi ogni lacerazione, e diventi comunione con il più povero, il più provato e chi è in pericolo di perdere la fede. Annacquiamo la nostra dignità cristiana quando ci lasciamo intaccare dalle idolatrie del nostro tempo: l’apparire, il consumare, l’io al centro di tutto. Questo ci rende cristiani mediocri, tiepidi, insipidi, pagani. Gesù ha versato il suo Sangue come lavacro: per non svilirci, guardiamo a Lui”. Papa Francesco