di PAOLA INGLESE foto BARBARA ROTELLA/IRENE GUIDETTI/IVAN AGATIELLO/ SILVIA DE LUCIA
Sono appena rientrati i vincitori dell'edizione 2016 del concorso Cei In un altro mondo. In palio un mese di volontariato internazionale in un'opera sostenuta dalle nostre firme, metà da operatori, metà da reporter, con foto e video inviati al sito www.inunaltromondo.it per documentare l'efficacia dei contributi. Trenta giorni hanno fatto la differenza. Continuo a domandarmi, ma chi ero prima di partire? ha scritto Barbara Rotella, 25 anni, barese, tornata dall'Ecuador. Come dalla Serbia la coetanea Irene Guidetti, reggiana, dalle Filippine Ivan Agatiello, 27 anni, di Matera e dal Brasile Silvia De Lucia, 22 anni, di Certaldo (Firenze).
Partire è un po morire, è vero. Perché un'esperienza così apre un orizzonte che mai avresti immaginato spiega Barbara, iscritta a Biologia ambientale. Ad Esmeraldas ha lavorato con Focsiv (Volontari nel mondo) e Ovci nel centro per disabili Don Gnocchi. Un'opera di inclusione sociale e contrasto ai pregiudizi. Sono entrata con gli operatori nelle case con bambini disabili. Ho scoperto la bellezza di donarsi, sentendo il cuore che accelerava i battiti quando la mamma di una bambina non vedente mi ha abbracciato dicendo parole che non riuscivo a capire. Ci si sente un po morire e rinascere ad un'altra vita, la condivisione.
Irene, studentessa di Bioingegneria edile-architettura, ha portato aiuto in Serbia, dove i profughi bloccati dalla chiusura della via balcanica all'Unione europea, sono assistiti anche da Caritas italiana (pasti, kit sanitari, abiti) in attesa di conoscere il loro destino. Ma non era chiusa la via dei Balcani? ha scritto Sì, ma migliaia sono rimasti nel limbo. Quello che succede in Serbia è inaudito: continua ad arrivare gente dal sud e ad esserne respinta altrettanta da nord. Tra confini chiusi e sovraffollamento dei campi, senza 8x1000 ed ong, la Serbia starebbe già alzando bandiera bianca. La sensazione, quando si è dentro il recinto, è non avere spazio per muoversi. Tende e gente dovunque. Per loro è quasi il traguardo. Aspettano un sì. Almeno 300 i pasti al giorno. 75 litri di zuppa finiscono in pochi minuti.
Ivan ha raggiunto invece nelle Filippine i volontari della ricostruzione dopo il tifone Haiyan (2013), il più forte mai registrato sulla Terra. Laurea breve in economia, nella sede Caritas di Roxas City ha collaborato alla formazione della popolazione in agricoltura e allevamento per far ripartire leconomia di base che luragano ha distrutto. Ora i progetti 8xmille sono nelle loro mani: il Centro emergenze, visto che le Filippine sono investite da almeno 20 uragani lanno. E la scuola professionale S. Giuseppe spiega. Chi aveva perso tutto in pochi minuti, gettandosi sui figli per proteggerli dalla furia del tifone, ha di nuovo casa e campo da coltivare.
Check-in per Juazeiro do Norte, nello Stato di Cearà, per Silvia, educatrice. Per un mese ha accolto bambine, ragazze-madri ed ex prostitute nel centro diocesano Maria Mae da vida (Maria Madre della vita). Solo a luglio 117 casi. Juazeiro è una delle capitali dei femminicidi in Brasile, tra mercato della droga e turismo sessuale. Arrivano vittime di violenza di 13 e 15 anni. Molte non sono mai state bambine, e qui cominciano a vivere. La scuola, l'educazione emotiva, poi i corsi di formazione professionale. Così oggi Vitoria vuole diventare pediatra.
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