SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA
della Conferenza Episcopale Italiana

«Più forti con la condivisione, l’azione della Chiesa per il Paese»

Preti diocesani e comunità non si sono fermati davanti al covid. Ora progettano la rete di interventi fraterni che darà man forte a famiglie e imprese nella lunga crisi sociale che si profila. Un impegno capillare ed esteso: aiuto alimentare e spirituale per i più soli, formazione a distanza dei giovani, servizio moltiplicato per i ‘nuovi poveri’. Una sfida corale che cambierà la Chiesa e approfondirà la fede. Gli strumenti umani per la missione sono offerte e firme: circa 219 milioni di euro provenienti dall’8xmille, destinati dalla Cei all’Italia, oltre a 9 milioni inviati ai Paesi in via di sviluppo. Somme cui si aggiungono gli interventi delle 226 diocesi e tutte le altre componenti del mondo cattolico, oltre ai fondi annuali per la carità (nel 2019 furono 285 milioni). Grazie a chi potrà aiutare anche nel 2020.
29 Maggio 2020

Testi di GILBERTO TITO, ERMANNO GIUCA, STEFANO NASSISI, MARY VILLALOBOS, DANIELA DE VECCHIS

foto AGENZIA ROMANO SICILIANI / NICOLA PATTI (Livorno)/ SIMONE CERIO (Pescara) / FRANCESCO NATALE (Castelvolturno) / PAOLO GUARNIERI (mensa Brescia) / MARCO ORTOGNI-NEW EDEN GROUP (Brescia) / PROGETTO PRESIDIO (Ragusa)/CARITAS ITALIANA

 

Sacerdoti per il lavoro

“Risorse per famiglie e pmi nell’anno più difficile”

Dopo la crisi sanitaria, quella occupazionale. Molti nella Chiesa già lavorano per portare aiuto. “Con il nostro Salvadanaio della solidarietà sosterremo tirocini formativi, start up e cooperative” ha spiegato il direttore della Caritas diocesana di Pescara-Penne don Marco Pagniello – Solo insieme affronteremo l’emergenza sociale. A ritrovarsi con poco o nulla saranno in tanti”. Sulla stessa linea i fondi diocesani ‘San Giuseppe’ a Milano  (oltre 6 milioni di euro), S. Omobono a Cremona, il ‘Salvagente famigliare’ a Bolzano-Bressanone. A Bergamo il fondo Ricominciamo insieme (per spese scolastiche e mediche, assistenza anziani, crediti per le pmi). A Bologna dal fondo San Petronio redditi d’emergenza tra 400 e 800 euro per un trimestre. Da dove vengono le risorse? A Bologna dall’azienda di sistemi di sicurezza Faac, donata alla diocesi, negli altri casi da 8xmille e fedeli. “Ci prepariamo a ricostruire il tessuto economico e sociale d’Italia” è la sintesi del responsabile Pastorale del lavoro a Firenze, don Giovanni Momigli. “Con il Progetto Policoro della Cei che qui e in ogni diocesi con l’8xmille insegna a creare cooperative, stiamo per ripartire” indica il suo omologo a Catania, don Piero Sapienza. Nella città etnea il progetto Centro Orizzonte lavoro (centroorizzontelavoro.it), ideato dal salesiano don Vincenzo Giammello e 10 professionisti, spesso in team con l’Ufficio lavoro diocesano, oggi forma a distanza. Una risorsa cruciale per chi dovrà riconvertirsi in un nuovo percorso professionale: “Insegniamo a trovare lavoro. Inviamo la newsletter a migliaia di iscritti con una miriade di annunci in Italia e all’estero, impieghi in agricoltura, concorsi, stages e tirocini – spiega don Enzo – Poi ci sono i nostri corsi per inoccupati, anche con bassa scolarizzazione, e imprese del terzo settore: sosteniamo l’auto-imprenditorialità, insegniamo digital fundraising e a partecipare a bandi europei”. I servizi della cooperativa sono gratuiti. “Non siamo uno sportello, ma compagni di viaggio – prosegue don Giammello – Perderemo almeno mezzo milione di posti di lavoro nel 2020, specie in settori portanti: turismo, commercio, industria, ristorazione e costruzioni. Ai giovani chiediamo fiducia, guai a gettare la spugna. Oltre 30 anni di esperienza ci suggeriscono che oltre ad informazioni e servizi, conta non lasciarli soli. La parola d’ordine è accompagnare. Con il web accresciamo le competenze per candidarsi a settori in crescita. Il mercato infatti, fermo in tanti comparti, mostra picchi di richieste in ambito socio-sanitario, chimico e farmaceutico, per addetti a pulizie, sanificazione, trasporti, consegne a domicilio, acquisti on line, piatti pronti, servizi alla persona, specie per gli anziani”. “Parrinu, se me ne vado a rubare, faccio peccato? Devo mantenere la famiglia. Lei mi deve aiutare” gli aveva detto un disoccupato 30 anni fa. “Parole indimenticabili – ricorda don Giammello – Tanti come lui non interessavano a nessuno, se non al sistema criminale. Don Bosco non sarebbe rimasto a guardare. Centro Orizzonte Lavoro cominciò così”. Oggi la missione cambia ancora, per don Enzo e tanti annunciatori di vita in un tempo di ferro. G.T. 

 

 

IN CORSIA
La Chiesa diventa “ospedale da campo”

Porte aperte in 70 strutture di 48 diocesi che hanno accolto 1.500 medici, infermieri, 1.200 persone in quarantena o dimesse dagli ospedali. È il contributo umano e spirituale della Chiesa Italiana a favore di malati e operatori sanitari, i più provati dalla pandemia. In più fondi 8xmille per 8.4 milioni di euro sono stati devoluti per potenziare decine di ospedali e terapie intensive, con attrezzature e ventilatori, donati anche da parrocchie e diocesi. Tanti poi i sacerdoti che hanno abitato le corsie ospedaliere. Tra loro don Carmine Arice, padre generale del Cottolengo di Torino: “In questa notte oscura, vissuta anche dalla nostra casa di cura – spiega – porto con me le storie incredibili di umanità, di solidarietà e di vicinanza che ho toccato con mano. Piccole stelle che hanno acceso questa notte”. Nei 112 mila metri quadrati della Piccola Casa, con 300 posti letto per anziani lungodegenti e un reparto Covid-19, don Carmine ha incontrato ogni giorno anche l’angoscia delle famiglie separate dai propri cari, la speranza dei camici bianchi. “Penso che la missione di noi sacerdoti in corsia sia essere lì, compagni per chi è solo. È una pastorale incarnata nelle sofferenze umane, che si rifà al mandato di Gesù ‘annunciate il Vangelo e curate i malati’. Passata l’emergenza, non dimentichiamo questi gesti. Continueremo a far brillare stelle nella notte di tante persone”. E.G.

 

 

CENTRI DI ASCOLTO
“Non ti lascio cadere”, voci amiche al telefono

Vicinanza e sostegno spirituale a portata di voce. I centri ascolto diocesani e parrocchiali hanno continuato a funzionare  a distanza. Hanno risposto alle richieste di aiuto alimentari ma – via telefono e on line – sono diventati anche un importante rete anti-solitudine. Da Noi restiamo in ascolto a Cassano allo Jonio (Cosenza), seguito dal vicario diocesano don Gianni Di Luca a Nessuno è solo a Cremona, a Ciao come stai della Chiesa di Firenze, di cui ha voluto essere testimonial l’ex ct della nazionale di calcio Cesare Prandelli, fino al piano di auto-aiuto di don Enrico Pajarin a Vicenza. Don Massimo Segù, psicologo prima della vocazione sacerdotale, è responsabile di Aiutami a dire arrivederci, il servizio della diocesi di Vigevano voluto dal vescovo Maurizio Gervasoni e rivolto a chi durante la pandemia ha affrontato un lutto. “Il dolore più grande delle persone che ci chiedono aiuto è non aver potuto accompagnare il parente o l’amico negli ultimi momenti della vita – spiega don Massimo – In più sono obbligate a stare in casa, spesso da sole. Hanno paure di contrarre il virus, quando non si trovano addirittura  in quarantena, e temono per il futuro. Li accoglie la nostra équipe  – 9 professionisti tra consulenti familiari, psicologi e psicoterapeuti – al telefono o su Skype. Nell’esperienza del limite, la fede può essere una grande risorsa. Il punto più drammatico della pandemia è coinciso col tempo di Quaresima. È come se noi tutti avessimo ripercorso il cammino di Gesù. Egli, come noi, non è stato risparmiato dal dolore. E noi, come Gesù, non saremo abbandonati da Dio”. S.N.

 

   
LA SCUOLA
«I computer ai ragazzi per le lezioni donati da tutti»

Per Amira, 6 anni, andare a scuola era una festa. Interrotta dalla pandemia, che l’ha resa una dei 5 milioni di studenti italiani che – secondo il ministero dell’Istruzione – non hanno i mezzi indispensabili per le lezioni a distanza. 

Minori senza tecnologia, per cui la scuola diventa evanescente e la diseguaglianza più concreta. Centinaia di parrocchie italiane si sono mobilitate per loro. Come a Samarate (Varese), dove i volontari dell’oratorio San Carlo e San Macario hanno dato vita al progetto Aiutaci a raggiungere un bambino in più. Il parroco don Nicola Ippolito con don Alberto Angaroni sono stati snodo di una task force tra volontari del doposcuola, Protezione civile, Caritas, servizi sociali comunali e la fondazione ‘Peppino Vismara’ di Milano. Hanno acquistato tablet, pc, pennette USB destinati ai piccoli. 

In tutto 24 alunni di elementari e medie dell’istituto ‘Alessandro Manzoni’ di Samarate. “Provengono da famiglie che, quando sono fortunate, vivono in una stanza con più figli e un solo pc. È la risposta concreta del popolo di Dio” spiega don Nicola, parroco della comunità pastorale Maria Madre della Speranza. Chissà quando potrà riprendere il doposcuola in oratorio: “Ma noi volontari li seguiamo a distanza – spiega Rama Ottini, una delle coordinatrici – Con i genitori, grazie alle password, ci assicuriamo che facciano i compiti e studino senza perdere giorni di scuola”. “Sono ancora tante le famiglie con figli under 14 che hanno bisogno di pc – è l’appello di don Alberto Angaroni – Qualcuno li ha prestati, altri li hanno donati, ma la lista d’attesa aumenta ogni giorno”. Progetti analoghi funzionano, tra le altre, anche in diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano, dove volontari e don Pasquale Cotugno hanno creato lo sportello scuola L’Aeroplano. A La Spezia invece la tv diocesana TeleLiguria Sud, “la voce delle periferie”, ha aperto all’e-learning: “I nostri 3 tecnici hanno raddoppiato i turni di lavoro per mandare in onda le lezioni per gli studenti di una decina di scuole, dalla materna alle superiori, oltre che i corsi per i detenuti  – spiega mons. Piercarlo  Mendinelli, presidente dell’ emittente che trasmette in Liguria e Toscana, oltre che parroco della cattedrale spezzina – È una scelta impegnativa. Per la Chiesa è l’ora della catechesi della carità e della resilienza”. M.V.

 

 

“DOV’È TUO FRATELLO?”
Vicini ai più dimenticati, una sfida a tutto campo​

Dai senza dimora alle carceri, sulla povertà estrema la pandemia ha pesato di più. Per chi vive in strada le diocesi hanno tenuto aperti rifugi e mense, adeguandoli alle nuove misure sanitarie. Citiamo – tra i tanti – il piano La Chiesa che accoglie, che a Napoli ha alloggiato oltre 40 persone e il ‘Villaggio’ realizzato a Pescara dalla diocesi con i Vincenziani e il Comune. Fondi per i detenuti (come in diocesi di Venezia), visite di sacerdoti e vescovi (come in diocesi di Locri-Gerace mons. Francesco Oliva) sono arrivati oltre le sbarre. “Cristo risorto, che abbiamo celebrato mentre eravamo smarriti nella tempesta coronavirus, non cerchiamolo lontano da noi – ha detto don Raffaele Grimaldi, ispettore generale dei cappellani delle carceri italiane – Lui è più che mai presente. Continua la sua passione nei malati, negli emarginati. E li incontra attraverso le donne e gli uomini di buona volontà. Remiamo insieme, senza egoismi. Il Signore porta il sereno nelle nostre tempeste, perché con Dio la vita non muore mai”. 

I nostri sacerdoti sono stati presenti dove lavarsi le mani non sempre è possibile. Come a Castel Volturno (Caserta), 25 mila abitanti, tra cui 19 mila immigrati, dei quali solo 4 mila regolari. L’arma più importante per difendersi dal virus, l’acqua, non c’è nei tuguri abusivi, e neppure il distanziamento sociale. Per tanti, specie africani, che non vanno più al lavoro nei campi per via della pandemia, assediati tra camorra e mafia nigeriana, la stella polare sono i volontari del Centro Fernandes della diocesi di Capua, con la comunità ‘Bakhita’ di padre Daniele Moschetti e dei comboniani. La loro rete Castel Volturno Solidale riceve oltre 200 telefonate al giorno: ha distribuito cibo, medicine, bombole a gas, contributi per gli affitti, aiuto ai ‘nuovi poveri’ della pandemia, tra cui numerose prostitute. 

“Da Papa Francesco ci è arrivato il dono inaspettato di 20 mila euro – spiega padre Daniele – Non è facile. In questo territorio serve una visione”. Settecento chilometri più a Sud, a Ragusa, 3.500 braccianti agricoli pagati in nero, per lo più maghrebini e rumeni, tra cui 250 bambini, vivono confinati nelle campagne: isolati, senza cibo, né acqua potabile, né luce, né mezzi di trasporto. A raggiungerli fin dal 2014 e durante la pandemia gli operatori Caritas del Progetto Presidio, con acqua, cibo, medicine e un po’ di umanità. M.V.

 

 

 

LE FAMIGLIE NON SONO SOLE
Spesa, empori e 32 sportelli antiusura

 “Oggi per tanti fare la spesa è un serio problema”. Don Davide Schiavon, responsabile della Caritas di Treviso, registra richieste alimentari raddoppiate, ora che un cittadino su 3 in Italia dipende da sussidi pubblici. Oltre alle mense diocesane rimaste aperte come la sua (Cagliari, Livorno, Amalfi, Trento tra le altre), le famiglie possono contare sugli Empori solidali, dove fare acquisti gratis per alcuni mesi. Oggi sono realtà ‘Spesa sospesa’ nelle diocesi di Acerra e Chieti, ‘Spesa solidale’ a Pesaro e Novara, fino al centro distribuzione viveri Caritas a Cagliari. Parroci come don Filippo Sarullo della cattedrale di Palermo contribuiscono anche alle utenze domestiche. Ma la carità si alimenta con la condivisione. “Per rimettere al centro le persone serviranno mente aperta e progetti – evidenzia don Schiavon-  Cittadini e aziende ci offrono aiuto. Ci chiedono di distribuire, di arrivare a chi ha bisogno. Questo mi rende fiducioso, vedo un popolo che non vuole lasciare indietro gli ultimi”. Padri separati, precari, piccoli commercianti sono a rischio sovraindebitamento. Per prevenire il ricorso all’usura di famiglie e imprese, moltiplicando la consapevolezza e l’allerta nel Paese, ora che le mafie sono pronte ad aggredire redditi e realtà produttive, lavorano decine di sacerdoti come mons. Alberto D’Urso, fondatore della Consulta ecclesiale nazionale antiusura (consultantiusura.it), con 32 fondazioni e sportelli in Italia. “Preghiamo per queste famiglie – ha scandito anche Papa Francesco – per la custodia della loro dignità. Che il Signore tocchi il cuore degli usurai e si convertano”. G.T.

 

 

 

 

IDEE CHE CI CAMBIANO
«Vicini ai più fragili in isolamento domiciliare»

Questo tempo di pandemia inedita per tutti, per molti, più che per altri, è stato carico di tensione e solitudine. Anziani, persone disabili ‘distanziate’ da chi si prende cura di loro e famiglie hanno avuto bisogno di ossigeno. Quella che san Giovanni Paolo II chiamava “la fantasia della carità” non è mancata. 

DON LIMEIRA «100 GIOVANI PER I ‘NONNI’, 

LA SPESA A DOMICILIO FA LA FORZA»

“Il nostro vescovo Marco Prastaro mi ha chiesto di coinvolgere i giovani nel servizio di spesa a domicilio per gli anziani soli in casa, spesso distanti chilometri dai figli – racconta don Rodrigo Limeira, parroco del Sacro Cuore ad Asti, responsabile diocesano della pastorale giovanile – In squadra con i servizi sociali del Comune, l’associazione “Il Dono del volo”, Caritas, Croce Rossa e la San Vincenzo, ci siamo così organizzati: chi ha bisogno detta la lista della spesa alla Banca del Dono, questa la comunica all’Ufficio pastorale giovanile, la diocesi anticipa i fondi e 57 giovani (103 in tutto i partecipanti), divisi per zone, la consegnano gratis nelle case degli anziani. Che, in questo modo, sanno di essere al centro della comunità”. “Lasciamo le buste sullo zerbino e parliamo da dietro la porta – spiega Federica, 24 anni – ma percepiamo benissimo la gratitudine e la gioia delle persone. Diamo un senso al nostro tempo facendo del bene”.

DON MARCUCCI «IL CONSULORIO FAMILIARE RESTA APERTO A DISTANZA»

Ha fatto ripartire la sua missione sul web don Cristiano Marcucci, parroco della Visitazione, alla periferia di Pescara, responsabile del Consultorio Ucipem, da anni riferimento per le famiglie in difficoltà. “Con l’associazione ‘Vita Nuova’ distribuiamo viveri, paghiamo le utenze ai nuovi poveri e aiutiamo le coppie non solo in difficoltà materiali, ma anche in angoscia per le fatiche relazionali, per attacchi d’ansia, o per crisi preesistenti alla pandemia”. Così il consultorio familiare ha continuato a funzionare. E non è un caso che il telefono del servizio Ucipem “Lontani ma vicini” (328.8719111) sia attivo dal lunedì al sabato dalle 16 alle 18, ossia all’imbrunire, perché, spiega don Cristiano, “è il tempo del tramonto che favorisce il passaggio dal buio fuori di noi a quello interiore. In questi casi, l’aiuto parte dall’ascolto, perché, come ha detto Gesù, non di solo pane vive l’uomo”.

DON LO SCHIAVO PASSEGGIATE SICURE 

PER I DISABILI NELL’OASI DEL SANTUARIO

È stata viva nelle parrocchie durante il lockdown la cura per i diversamente abili. Citiamo qui un progetto, facile da replicare quanto speciale. C’è chi ha regalato “passeggiate” a quelle persone per le quali uscire può fare davvero la differenza. “Abbiamo aperto il parco del Santuario e l’oasi della Piccola Fatima, 4 ettari di verde – spiega don Gennaro Lo Schiavo, parroco di Sant’Alferio e rettore del Santuario dell’Avvocatella a Cava de’ Tirreni (Salerno) – a chi ha disabilità fisiche o  mentali, accompagnati dai familiari o dagli operatori del vicino centro di riabilitazione. Vengono a giorni ed orari scaglionati, secondo un piano a norma di distanziamento, predisposto da un medico. Li vediamo andar via più rilassati e sorridenti”. D.D.V.