SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA
della Conferenza Episcopale Italiana

Per una terra pulita e in difesa del popolo di Dio

Interviste di MANUELA BORRACCINO / DANIELA SCHERRER / STEFANO NASSISI /TERESA CHIARI foto di ALESSANDRO FELTRE (CASALE MONFERRATO) / AGENZIA ROMANO SICILIANI (OSPITALETTO-BS) / ANDREA MALTESE (GELA-CL) / GRAZIA CECCONI (AUGUSTA-SR) / CREATIVE COMMONS-CIVA61 In mano l’enciclica Laudato sì di Papa Francesco, sempre più sacerdoti in Italia si interrogano su inquinamento, salute e lavoro. Dal […]
7 Giugno 2017

Interviste di MANUELA BORRACCINO / DANIELA SCHERRER / STEFANO NASSISI /TERESA CHIARI foto di ALESSANDRO FELTRE (CASALE MONFERRATO) / AGENZIA ROMANO SICILIANI (OSPITALETTO-BS) /

ANDREA MALTESE (GELA-CL) / GRAZIA CECCONI (AUGUSTA-SR) / CREATIVE COMMONS-CIVA61

In mano l’enciclica Laudato sì di Papa Francesco, sempre più sacerdoti in Italia si interrogano su inquinamento, salute e lavoro. Dal Monferrato ferito dall’Eternit ai poli petrolchimici di Gela e Augusta in Sicilia, fino alle discariche del Bresciano i parroci danno voce al bene comune. Sostenuti dalle diocesi e dalle nostre Offerte.

DON MARCO PIVETTA E DON OSCAR COMBA
CASALE MONFERRATO

«Il picco dei tumori è atteso per il 2020»

 

“La strage non è mai finita” allarga le braccia don Marco Pivetta, 50 anni, parroco del Ronzone, il quartiere di Casale Monferrato fino al 1986 sede dell’Eternit. Oggi la fila degli ex stabilimenti è diventata un parco, inaugurato mesi fa in pompa magna da ministri italiani e commissari europei, dopo anni di bonifica. “Hanno voluto recuperare l’area e mandare un segnale positivo, certo. Ma qui si continua a morire di amianto: il picco di tumori è atteso per il 2020” rimarca il sacerdote.

I signori del cemento avevano aperto la fabbrica nel 1907 decretando la corsa allo sviluppo di quest’area del Piemonte ricca di marne calcaree, materia prima dell’edilizia: era l’epoca dei “vampiri delle cave” ricordata da Giampaolo Pansa nel volume Poco o niente, dedicato al passaggio di Casale dall’economia agricola al polo industriale. Solo negli anni ’70 i troppi casi di asbestosi insospettirono le famiglie. “Anche mio padre - racconta don Marco - lavorava all’Eternit: è morto di cancro nel 2000. Chi lavorava all’Eternit, dicevano a casa, era fortunato, con un impiego sicuro”.

A 30 anni dalla chiusura, il mesotelioma pleurico tuttora miete vittime ben oltre la media nazionale (82 casi ogni 100 mila abitanti): qui siamo a oltre 1.500 su 37 mila cittadini. “Oggi muoiono nei 50 paesi limitrofi persone che non c’entrano niente con l’Eternit - rimarca don Marco - per la polvere tossica che si è depositata nell’ambiente. Noi siamo il più possibile accanto alle famiglie”. “Almeno una volta a settimana vado all’hospice per i malati terminali voluto 20 anni fa dal vescovo Germano Zaccheo - spiega don Oscar Comba, parroco di san Giorgio Monferrato, 800 anime- Ci sono anche giovani. Mi raccontano della loro vita, dei loro affetti. Parliamo delle grandi domande della fede. Per molti è occasione per chiedere i sacramenti dopo anni di lontananza”. Oggi c’è una seconda emergenza sociale: “Casale sta morendo di disoccupazione - rimarca don Marco - Non c’è lavoro e nessuno sa come crearne. La crisi ha messo in ginocchio anche le piccole imprese dell’indotto. Non c’è una famiglia a Casale che non abbia perso una persona cara per l’Eternit. Ora si pensi almeno al futuro dei figli”. M.B.

DON RENATO MUSATTI
OSPITALETTO (BRESCIA)
«Sono preoccupato per la mia gente»

 

In provincia di Brescia vengono smaltiti 57 milioni di metri cubi di rifiuti tossici l’anno, 5 volte più di quella di Caserta, spiegano le maggiori sigle ambientaliste lombarde. Una terra ‘vocata’ ai rifiuti, perché fino agli anni ’80 non c’era legge sullo smaltimento, le cave di terra e sabbia erano perfette, discrete.

Scorie radioattive, rifiuti e scarti della siderurgia, anche dall’estero. Interrati perfino sotto le autostrade, ha ac-certato la magistratura. Nel business anche la camorra. “I rifiuti stanno dappertutto lì, sono più rovinati che al Sud” spiegò un collaboratore di giustizia. Don Renato Musatti, dal 2009 parroco di Ospitaletto, ha difeso le famiglie e l’ambiente: “la salute è un bene di Dio e un diritto di tutti - dice - Non posso far finta di nulla di fronte ai dati ufficiali e al numero crescente di funerali, anche di giovani morti di tumore. D’accordo con il consiglio pastorale, non mi lascio chiudere da politica e comitati. Lo faccio solo per la mia gente, perché sono preoccupato”.
I dati ufficiali a cui si riferisce don Renato sono quelli dell’Asl di Brescia sul tasso di mortalità in Lombardia 2000-2013 per cause tumorali: supera dell’11% la media regionale.
Il report portò allo stop definitivo nel 2016 della discarica di Bosco Stella. Un ‘no’ che ha fatto il paio con quello per una centrale a biomasse sempre a Ospitaletto.
“Sa quanto dolore provo nel far visita ai miei parrocchiani ricoverati nell’unità operativa di cure palliative della casa Domus Salutis di Brescia? - commenta a fatica don Renato - Penso all’ultima mamma di 48 anni che sono andato a trovare e al personale dell’hospice che ogni volta mi fa notare quante siano le persone provenienti da Ospitaletto”.
Da agosto 2012, per fermare i tralicci di 35 metri a pochi metri dal piccolo santuario-gioiello di Lovernato, lungo il tracciato della Tav, “la comunità cristiana si è mossa in massa, sia per motivi di salute che paesaggistici - spiega don Renato - Ora servono dati sulle morti per tumore. E’ ora che anche in certe zone d’ombra arrivi luce”.


DON LUIGI PETRALIA
GELA (CALTANISSETTA)

«La città lasciata senza alternative»

Dagli anni ’60 il lavoro per i gelesi ha coinciso con l’assunzione nel petrolchimico tra i più grandi d’Europa.

Oltre 13 complessi produttivi di benzina, gasolio, acido nitrico, ammoniaca, butano, magnesio. A fine anni ’70 arrivò il primo allarme sanitario per le emissioni tossiche. Poi quello dei sacerdoti: troppi funerali, troppi i battesimi di bambini malformati.
A Gela nel 2014 Eni ha avviato la conversione a biocarburanti (‘green refinery’). Con tagli e personale in attesa di ricollocazione. “La gente è allo stremo - dice don Luigi Petralia, 49 anni, da 14 parroco di Santa Lucia - Ha bisogno di tutto e teme per il futuro. Molti, costretti all’inattività, si sentono privati anche della dignità. La fede è un conforto: tra i primi in Sicilia abbiamo proposto l’adorazione perpetua del Ss. Sacramento ai fedeli, che hanno risposto molto positivamente”.
La sua parrocchia, in contrada Scavone, il ‘bronx’ di Gela, è presidio di aiuto e formazione: “La fede non resta lettera morta. Diventa altruismo.
Il grave momento d’incertezza che attraversiamo espone tanti, specie i giovani, all’orbita della criminalità organizzata. Noi puntiamo a contrastarla con l’istruzione e la cultura della legalità. Dal doposcuola ai gruppi scout, dall’apertura di una sede di ‘Libera’ a diversi progetti musicali. Tutto, pur di riaprire il futuro di fa-miglie e nuove generazioni”. S.N.
DON PALMIRO PRISUTTO
AUGUSTA (SIRACUSA)

«Ci ha scritto Papa Francesco»

 

Dall’altare ogni 28 del mese nella ‘Santa Messa per la vita’ don Palmiro Prisutto legge oltre 800 nomi di cittadi-ni spenti dal cancro. Solo quelli autorizzati dalle famiglie e solo quelli della parrocchia, la chiesa Matrice. La lista intera del ‘martirio quotidiano’ di quest’area avrebbe cifre mai scritte. Prete dal ’79, “la Chiesa è l’unica voce libera - dice - Non possiamo tacere, qui si viola il comandamento non uccidere”. Viene da Augusta metà dei prodotti petroliferi consumati oggi in Italia. Un polo pubblico e privato, con circa 20 aziende e per l’erario almeno 18 miliardi di euro l’anno di accise. Sulle bonifiche dei fanghi tossici accumulati in 70 anni “lo Stato promette, ma senza data né strategie. Si parla di investire 770 milioni di euro, cioè neppure un diciottesimo dei proventi di un anno” spiega don Prisutto.

A febbraio scorso gli ha scritto Papa Francesco: “Auspico che la complessa situazione attuale di Augusta si apra a scelte concrete verso stili di vita sostenibili sul piano umano ed ecologico, e ad un sistema economico che favorisca la piena realizzazione della persona, promuovendone i diritti al lavoro, alla salute e alla pacifica convivenza”.

In questi anni il parroco ha consolato e testimoniato, vicino alle famiglie toccate anche nelle nuove genera-zioni, con tassi superiori alla media di aborti e bambini malformati. “Vita e salute qui sono i beni più calpestati”. Secondo il ministero dell’Ambiente ci sono 18 milioni di metri cubi di fanghi tossici: “3 tonnellate a testa, se fos-sero divisi tra tutti gli abitanti della Sicilia. Ci sconcerta l’insensibilità delle istituzioni. Non rispondono o minimiz-zano” aggiunge il sacerdote.

Dalle aziende arrivano sponsorizzazioni o donativi, ma per il triangolo petrolchimico Augusta-Priolo-Melilli o per l’inquinamento militare del porto non si parla di investimenti per aria, acqua, cibo e futuro senza veleni. Si amplia invece la discarica, dove viene trasferito da Taranto il polverino dell’Ilva, che si annida nei polmoni. L’industria avanzando, oltre a pesca, agricoltura e agrumeti “ha seppellito anche il nostro passato: la Soprintendenza di Siracusa contò oltre 22 siti archeologici (quelli di Megara Hyblea) sepolti o saccheggiati, con camion di reperti che prendevano la via del nord Italia” ha ricordato don Palmiro lo scorso luglio davanti alla XII Commissione Igiene e Sanità del Senato. Lì ha ribadito come fin dall’origine per il polo petrolchimico fu scelta un’area a rischio sismico medio-alto. “I cittadini sono avviliti dal ricatto lavoro o salute: ‘Meglio morti di cancro che di fame’ dicono.

Non abbiamo mai sostenuto la chiusura del polo industriale, ma non si possono più rimandare adeguamento tec-nologico, bonifica, prevenzione, risarcimenti secondo il principio ‘chi inquina, paga’ sancito dalle norme UE” dice don Palmiro. Papa Francesco lo ha chiesto nella Laudato Sì di “far crescere anche nella catechesi la spiritualità della tutela del creato”. E a sacerdoti e fedeli, prosegue il pontefice, di “puntare su un altro stile di vita, esercitando una sana pressione su coloro che detengono il potere politico ed economico”. Così esige la custodia evangelica. T.C.