SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA
della Conferenza Episcopale Italiana

Per molti è un sogno il primo giorno di scuola

Quello all’istruzione è uno dei diritti umani più disattesi del mondo. Forse proprio perché radice di pace e sviluppo. La Chiesa italiana grazie alle firme in questi anni lo ha restituito a migliaia di fratelli
1 Settembre 2016

di STEFANO ROCCA foto FRANCESCO ZIZOLA

La fame d’istruzione non conta meno della fame di cibo. Chi studia, segnalano gli indicatori Ocse, ha più chances di vivere sano e di costruire una società sostenibile, cioè meno violenta, in grado di superare meglio le differenze di cultura e religione, economicamente meno colonizzabile, più consapevole della tutela ambientale. Ma nel mondo si contano ancora 800 milioni di analfabeti, secondo l’Unesco, specie bambine, anche con picchi nazionali di analfabetismo femminile oltre l’80%. E una donna non scolarizzata significa più rischi di violenza domestica, sfruttamento e di un destino simile per i figli. Ma in molti Paesi si parla anche di analfabetismo funzionale (cui di l’Italia purtroppo ha il record mondiale, quasi con un cittadino su due). Il tema è recente, i numeri vertiginosi: significa saper leggere ma fare ragionamenti solo elementari sul lavoro, quando si vota o si scrive. Incatenati dunque ad una marginalità sociale, anche se giovani. Altra barriera all’ingresso in un’aula viene infine da conflitti e migrazioni: ha calcolato Unesco, solo metà dei bambini rifugiati va a scuola. E nel mondo sono circa 250 milioni i minori che vivono in aree di guerra.

 

Dunque quando le nostre firme 8xmille sostengono scuole e formazione degli insegnanti nei Paesi in via di sviluppo fanno profondamente la differenza. Grazie dunque, fra l’altro, per le attrezzature nelle aule in Angola (177 mila euro) e la formazione degli insegnanti in Burkina Faso (60 mila euro), uno dei Paesi meno scolarizzati del mondo. L’acquisto di testi per gli alunni poveri (22 mila euro) in Costa d’Avorio, i corsi per insegnanti in Etiopia (58 mila euro al piano ‘Alba di speranza’) e le scuole superiori femminili (ad esempio in Kenya, 48 mila euro all’istituto di Gategi) fino alle borse di studio in scienze e tecnologie all’università Nkruma di Kumasi, in Ghana (14.200 euro). Poi fondi per le scuole di villaggio (come i 31 mila euro a quelle dei Missionari Carmelitani in Repubblica Centrafricana) e le alte specializzazioni, tra borse di studio e fondi ai dipartimenti universitari. Fino all’alfabetizzazione degli adulti: ad esempio, in Sudan 23 mila euro alla parrocchia comboniana di Port Sudan. In America Latina spiccano progetti come quello 2016 in Honduras - dov’è alto il tasso di violenza urbana  - per l’istruzione delle ragazze di strada e dei loro figli. O la promozione degli indios (come le scuole per i Teko Guarani da 142 mila euro nel vicariato di Cuevo, in Bolivia). Non si contano le biblioteche e gli insegnanti (anche rurali, come nella diocesi di Temuco, in Cile, 20.600 euro). Molte le scuole a distanza, dove il maestro istruisce i bambini dalla radio locale quando il clima impedisce i collegamenti, come nel vastissimo Chaco argentino. Innumerevoli gli esempi in Asia: dalle classi nei villaggi isolati della prefettura di Kompong Cham in Cambogia (44 mila euro) all’alfabetizzazione delle ragazze dall’India al Vietnam. Interi Stati potranno cambiare solo restituendo ai bambini la scuola.